DA ROSSANO (COSENZA)  ANTONIO CAPANO 
 H  a dell’incredibile quanto accaduto all’ospedale di Rossano  (Cosenza)  dove un feto, ufficialmente alla ventiduesima  settimana di gestazione,  espulso durante un aborto «terapeutico», è sopravvissuto per circa 24  ore nonostante  il neonato non abbia ricevuto alcun tipo di assistenza  dopo aver visto la luce. È stato  il cappellano ad accorgersi, il  giorno dopo, che il bimbo era vivo («sgambettava ancora»), ma la corsa  in un ospedale più attrezzato non è bastata a salvarlo. Una vicenda che  lascia increduli  e apre una serie di interrogativi. Il  sottosegretario  alla Salute Eugenia Roccella ha già fatto sapere che  saranno inviati ispettori «per accertare che cosa sia effettivamente  accaduto, e verificare se sia stata rispettata la legge 194».
   Sabato mattina la gestante era stata ricoverata per l’intervento di  interruzione della gravidanza,  decisa per una malformazione del feto.  Ma, secondo quanto si è appreso da fonti sanitarie, sembra che, dopo  essere stato «espulso», il neonato sia stato lasciato in un locale nei  pressi della sala parto e che, a distanza di ore dall’intervento,  nessuno abbia verificato l’effettivo decesso.  E domenica mattina – a  quasi 24 ore dall’aborto e senza  che nessuna cura fosse stata  praticata al neonato – il cappellano  dell’ospedale civile, don Antonio  Martello ha scoperto  che bimbo era vivo. «Ho raggiunto il reparto di  maternità  – racconta – per pregare, come di consueto dopo gli aborti,   vicino al feto. Subito mi sono accorto che quel piccolo era vivo,  respirava e sgambettava. Di qui la mia segnalazione al medico di guardia  che ha provveduto ad attivare l’assistenza necessaria, in seguito alla  quale si è però reso indispensabile il trasferimento presso il centro di  neonatologia dell’ospedale  dell’Annunziata di Cosenza, dove in  nottata (tra domenica e lunedì), purtroppo, è avvenuto il decesso».
   La gravità del fatto – aggiunge don Martello – risulta dall’apparente   inottemperanza della legge 194, che prevede che il medico  assista il  feto nato vivo. Non è pertanto, sostiene il sacerdote,  un problema  etico o religioso, ma quanto accaduto tocca la sfera della professione  medica e quella del rispetto della legge. La malformazione del feto,  emersa dall’ecografia – conclude don Martello – che aveva indotto a  interrompere la gravidanza riguarderebbe il viso, anche se il corpicino  sembrava  non presentasse altre anomalie». Nonostante le  sollecitazioni,  nessuna dichiarazione finora da parte dell’Azienda  sanitaria.
  «Se le notizie dovessero corrispondere al vero –  commenta il sottosegretario Roccella – si tratterebbe di un gravissimo  caso  di abbandono terapeutico di un neonato fortemente prematuro,   probabilmente anche con una qualche forma di disabilità:  un atto  contrario al senso di umana pietà ma anche a qualsiasi pratica medica  deontologica». Gli ispettori del mi-  nistero dovranno verificare eventuali violazioni della legge 194 «che  vieta l’aborto quando ci sia possibilità di vita autonoma  del feto e  lo consente solo se la prosecuzione della gravidanza  comporti un  pericolo di vita per la donna. Ricordiamo  che un bambino, una volta  nato, è un cittadino italiano come tutti gli altri, che gode dei diritti  fondamentali – tra cui  il diritto alla salute e quindi ad essere  pienamente  assistito».
   Un’inchiesta è stata aperta subito dopo  il ritrovamento  del feto ancora in vita. Le indagini  sono coordinate  dal procuratore capo della  Repubblica di Rossano, Leonardo Leone de   Castris e dal sostituto procuratore Paolo Remer,  e condotte con la  collaborazione del personale  del locale Commissariato diretto da   Gerardo Di Nunno: pare che alcune persone  siano state già iscritte nel  registro degli indagati.  Nei loro confronti, già nella giornata di   oggi, potrebbero partire gli avvisi di garanzia,  anche perché appare  ormai certo che si procederà  con l’autopsia sul corpicino del  neonato,  che dovrebbe tenersi domani, una volta conferita la perizia   tecnica. Dopo il sequestro della cartella clinica, sono proseguite   anche nella giornata di ieri le audizioni di persone informate sui  fatti, al fine di individuare le eventuali responsabilità   dell’accaduto, anche perché con la morte del neonato,  potrebbe  profilarsi l’ipotesi di un’accusa di omicidio. 
 Il sottosegretario Roccella: manderemo gli ispettori per accertare  cosa sia davvero accaduto e verificare se la legge 194 sia stata  rispettata
Avvenire 27 aprile 2010