DA BANGKOK  STEFANO VECCHIA
 Molotov  e scontri tra Camicie rosse e filo-governativi
 
 L  a giornata era iniziata in un clima  di relativa calma. Ma in una   città ormai pronta allo scontro e sotto assedio. Camicie rosse da una  parte, gruppi filo-governativi dall’altra.  E la polizia ad evitare che  la protesta  degeneri.  In serata anche l’apparente tranquillità  in cui vive Bangkok si è  frantumata.  Con scontri fra le parti, favoriti anche  dalla notizia  che non ci sarà alcuna  trattativa tra le Camicie rosse e il governo  thailandese: la doccia fredda è arrivata da uno dei leader dei  manifestanti  sostenitori del magnate Thaksin Shinawatra,  che da tre settimane  occupano il quartiere dei negozi di lusso e quello finanziario  della  capitale.  Nonostante l’iniziale  apertura di uno spiraglio di tregua,  dopo l’offerta del premier,  Abhisit Vejjajiva, di «sedersi a  discutere  delle condizioni per convocare le elezioni  », uno dei leader delle  camicie rosse, Jatuporn Prompan, ha detto che «è impossibile aprire un  negoziato tra i killer e coloro che sono stati uccisi». Negli scontri  del 10 aprile ci furono 25 morti e più di 800 feriti. L’esercito,  infatti,  è pronto a un intervento armato entro domenica per far  sgombrare i manifestanti e da lunedì scorso sta ammassando i suoi uomini  intorno al quartiere di Silom Road. Nel frattempo,  i manifestanti  hanno blindato il loro  quartier generale nei pressi di un ponte della  città con staccionate e gomme di auto. Washington è tornata  ieri ad  appellarsi alle parti affinché risolvano «pacificamente» la crisi.
  I  precedenti colloqui tra Abhisit e i capi  delle Camicie rosse,  svoltisi in marzo,  erano falliti per il rifiuto dell’offerta  del  premier di sciogliere il Parlamento  entro nove mesi. Ora i  manifestanti  puntano a ottenere un impegno ad andare alle urne entro  tre mesi. «Il governo si sta preparando per una brutale repressione, per  favore la smetta di trovare un motivo per uccidere  gente innocente»,  ha detto uno dei leader lasciando quasi presagire  foschi e drammatici scenari «da guerra  civile».  D’altronde dopo il no al dialogo anche  la calma surreale si è  frantumata. Da una parte gli uomini e donne del Fronte unito per la  democrazia contro la dittatura (Udd), le Camicie rosse, che ormai dal 7  aprile tengono manifestazioni  che il governo ha messo fuorilegge.   Dall’altra gruppi di cittadini che si sono uniti in manifestazioni  spontanee per difendere il governo e la stabilità del Paese.
  Ieri  il Centro governativo per la soluzione  delle situazioni d’emergenza ha   dato istruzione alla  polizia dei distaccamenti  presso il raduno   dell’Udd di impedire  alle persone di  entrare nell’area e unirsi   alla protesta.  Chiunque si unisca alle  Camicie rosse rischia  due  anni di carcere.
   Ieri, comunque, la  piccola manifestazione  (dei filo-governativi)   in Silom Road è andata  ingrossandosi con l’adesione di commercianti e  dipendenti che lavorano  nella strada, fino a contare 700800 persone.  Con il calare del buio si è via via spostata verso le barriere delle   Camicie rosse fino a rischiare lo scontro. Un nutrito schieramento di  sostenitori di Thaksin Shinawatra, e centinaia di “no-colour”  filo-governativi  hanno infatti cominciato a bersagliarsi  con lancio  di bottiglie e altri oggetti,  anche con l’impiego di fionde. I due  fronti erano divisi soltanto da una  cinquantina di metri, separati da  una strada su cui continua a scorrere il traffico. Gli incidenti si sono  verificati  davanti all’hotel Dusit Thani. I rossi  hanno anche  lanciato una molotov che però non ha raggiunto l’altro schieramento ed è  esplosa nella strada  che separa i due gruppi. Il lancio di oggetti,  riferiscono testimoni oculari, ha provocato il ferimento in modo lieve   di due, tre persone. È poi arrivato un reparto di un centinaio di  poliziotti che si sono frapposti tra i due gruppi impedendo ai  manifestanti filo-governativi  di raggiungere la barricata dall’altra  parte della strada dietro la  quale sono raggruppati i rossi. 
 Salta la possibilità di aprire un negoziato fra i sostenitori  dell’ex premier e l’esecutivo. Il leader della rivolta: «Non può esserci  dialogo con i killer»
© Copyright  Avvenire 22 aprile 2010
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