DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

L'amicizia ai tempi di Facebook raccontata dai banchi di scuola

Le relazioni sul web con le parole dei ragazzi. Le complicità inattese e il rischio di "dipendenza". Vincono GIULIA TESINI e FABIANA VALENTINI
s. i. a.
Descrivono i fili intessuti quotidianamente, parola dopo parola, alla ricerca di una complicità inattesa. Dicono del bisogno di aprirsi un varco verso quei coetanei che ancora non conoscono e che vorrebbero conoscere. Confessano la pigrizia che, alle volte, li fa preferire il web agli incontri e agli scontri frontali della vita reale. Raccontano dell'ebbrezza per la libertà che si prova quando si può esprimere se stessi senza troppi controlli. E poi, sorprendono svelando un disincanto e un pragmatismo molto poco adolescenziale.
Tanti i ragazzi che sul sito di Repubblica@Scuola hanno raccontato, in presa diretta, cosa vuole dire davvero fare un'amicizia e coltivare una relazione "digitale". I due articoli che sono stati scelti dalla redazione sono quelli di Giulia Tesini e di Fabiana Valentini che così hanno vinto la settima tappa del Campionato di Repubblica Scuola. La prima studia alle medie a Bologna, alla Leonardo Da Vinci, mentre la seconda è una studentessa del liceo classico Amedeo di Savoia di Tivoli.
Fabiana ha trovato parole dirette, senza cedere ad una apologia semplificata, per difendere le relazioni digitali: "Dite che l'amicizia si crea anche così. Quella che molte volte rimane vera. Che molte volte diventa qualcosa di più. [...] Che lo vogliamo o no, siamo i figli di questo progresso. E cambiamo come questi tempi cambiano, vorticosamente, vertiginosamente. Finiamo così, con le teste avvelenate, a tirare sassi ai cuori pigri, a non credere che le cose accadono, a perdere la speranza. A perderci. In questo marasma di ben pensanti, di freddezza, ho trovato lo spazio che fa per me. Lo spazio di una conversazione su Internet, ma pazienza. E' il mio angolo di felicità".
Giulia, con un incipit interrogativo, ha preferito mettere in evidenza l'aspetto bidimensionale delle relazioni sul web: "Chi è oggi l'amico vero? È quello conosciuto su Facebook, è l'amico della sorella del compagno di classe, che non hai mai visto se non in qualche foto che non sai nemmeno se è sua, che può dire di esserti accanto perché è sempre connesso a Internet: c'è per le piccole difficoltà, ma si nasconde dietro a un monitor quando le preoccupazioni sono grandi e non basta più una frase trovata su google per consolarti. È un account. C'è ma non c'è, e quello che hai letto sul suo profilo forse è solo ciò che desidererebbe essere."
Ciascuno ha voluto dire la sua. Spacevertigo ha toccato un elemento centrale: "Forse la facilità con cui si entra in contatto può rischiare di trasformarsi in una specie di pigrizia, o diventare una scusa per non vedersi." Ma a chi li accusa di preferire i contatti digitali a quelli reali, superlollo scrive: "Non è assolutamente corretto affermare che nella nuova generazione sia scomparso il 'contatto fisico', le discussioni faccia a faccia, poiché Facebook è solo un modo per divertirsi, per staccarsi anche se per poco da quella che è la realtà".
Per bryant24, nel nuovo modo di stabilire relazioni, ci sono soprattutto vantaggi. In particolare quello di riuscire a colmare le distanze geografiche: "Io sono andato in colonia l'anno scorso e ho fatto molte amicizie e adesso mi sono messo in contatto con degli amici che avevo conosciuto lì". Lo stesso sembra pensare frauwarum, quando dice: "E' lo spazio ideale per riprendere i contatti con qualche vecchia conoscenza, mantenere rapporti con persone lontane. Posso comunicare facilmente e rapidamente con alcuni amici in Spagna, Francia, Belgio e altre zone d'Italia, condividere foto e video con amici vicini."
Per phigreco27 però c'è sempre, ogni volta che si accende il computer, il rischio della dipendenza: "Molti come me sanno cosa significa rimanere al computer a tessere l'intricata rete di amicizie e a curare la propria bacheca senza preoccuparsi del tempo che scorre inesorabile, perché è facile dimenticarsi della realtà che ci circonda quando si è immersi fra chat e commenti." Illycam racconta la sua esperienza: "Dopo quasi un anno è cambiata la mia visione e ho incominciato a rendermi conto di quante ore effettive passavo davanti a quel sito; tutto nell'insieme è un sistema capace di ipnotizzarti e trattenerti sulla sedia oltre le tre ore al giorno, a fare cosa?".
Infine c'è coscienza92 che sembra concludere a nome di tutti: "Molto semplicemente rappresenta senza dubbio un esempio perfetto d'interfaccia tra la realtà virtuale e la realtà concreta, di ogni giorno. Facebook modifica l'uomo, l'uomo modifica Facebook. Un bene? Un male? Inutile specularci sopra. Un coltello è forse un male? Se viene commesso un omicidio con un coltello chi incolpiamo, il coltello o chi l'ha usato?".
«La Repubblica» del 20 aprile 2010



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