DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

DOPO FACEBOOK TORNIAMO A GUARDARCI NEGLI OCCHI. Mail e sms spesso sono insufficienti per esprimere ciò che davvero siamo

Bandiamo le mail e i messaggini per dire le cose che contano. O i post su Facebook per articolare le nostre prese di posizione.
Non ho nulla contro questi strumenti di comunicazione. Anzi. Ne apprezzo, talvolta, la sinteticità e la capacità di raggiungere, soprattutto grazie a Facebook, persone lontane che si erano cancellate dalla tua memoria e dalla tua vita.
Ma quando nelle mail, nei caratteri stilizzati degli sms, nelle pagine fitte fitte di affari privati di Facebook, compaiono le cose che contano, le cose che dovresti dire a voce, allora il gioco non funziona più.
Allora nascono le incomprensioni, le prese di posizione tagliate con l’accetta, le estremizzazioni dei sentimenti. Quante incomprensioni nascono da una mail mal interpretata? Quante liti e parole inutili sulle bacheche dei nostri profili? Parole che hai scritto, ma che non avresti mai detto. Parole che hai buttato lì, in quella strana piazza multimediale, ma che sono insufficienti a dire ciò che pensi. Perché per dire ciò che pensi ci vorrebbe la tua voce, il tuo sguardo, anche il tuo silenzio. Ci vorrebbe il tuo sussurrare piano le parole importanti o il sottolineare con un accento deciso i contenuti in cui credi.
Ma, nello sforzo di sinteticità di un sms, o di un post, c’è la freddezza di quello schermo che prende il posto del sangue e della carne.
Se quello schermo ci ripara dalla paura di metterci in gioco veramente, ci espone in realtà al rischio di essere sempre superficiali, sempre parziali, mai veramente noi stessi.
Mettere uno schermo tra noi e il mondo, tra noi e le persone che ci vivono accanto, è come accarezzare una persona con un paio di guanti spessi, come accettare di vivere in una campana di vetro. Accettare di non sentire. Di non capire per davvero.

Allora, lo dico seriamente, bandiamo le mail, o i post, per spiegare con parole fredde il nostro pensiero. Tutt’al più prendiamo carta e penna. Ci sarà così nuovamente il tempo di riflettere su ciò che stiamo scrivendo. Di scegliere le parole con cura. Oppure scendiamo in strada e andiamo a spiegare le nostre ragioni guardando negli occhi chi attende da noi una risposta. Le sceglieremo con più attenzione, perché le parole dette perdendosi negli occhi di chi ci sta innanzi hanno un peso diverso. Il peso di chi è riuscito ad incontrarsi veramente. Il peso di chi ha scelto di avere, una volta ancora, tempo per l’altro.

(www.cristiancarrara.it)

Cristian Carrara