DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

IL MATRIMONIO MAL METICCIATO. La crescita esponenziale (ma non casuale) delle coppie miste in Italia. Il melting pot non regge

Roberto Volpi

Ufficialmente il numero dei residenti
stranieri in Italia si attesta a 3,9 milioni
alla fine del 2008. Ma, siccome il saldo
del movimento migratorio con l’estero è
stato di 360 mila unità nel 2009, e si stima
che sarà di altre 320-330 mila unità nel
2010, ecco che alla fine di quest’anno la popolazione
immigrata oltrepasserà i quattro
milioni e mezzo di residenti. Ai quali
sono da aggiungersi un numero imprecisato
e imprecisabile di immigrati clandestini
(un milione?). Tanti, pochi? Per rispondere
alla domanda non basta dire che alla
fine di quest’anno la sola popolazione immigrata
residente rappresenterà tra il sette
e l’otto per cento della popolazione italiana.
Bisogna anche aggiungere che ancora
nel gennaio 2003 arrivava a poco più di
un milione e mezzo di unità e che da allora
è cresciuta al ritmo di quasi 350 mila
unità all’anno. Il peso della popolazione
straniera nella popolazione italiana è aumentato
di tre volte nel giro di otto anni. Il
fenomeno migratorio è insomma letteralmente
esploso in Italia in uno strettissimo
giro di tempo.
L’altra questione che occorre sottolineare
è che l’immigrazione non si riverbera
soltanto, e positivamente, sul lavoro e la
produzione o, in modo invece negativo,
sulla criminalità, specie quando si tratti di
immigrazione irregolare – come pure sembra
a leggere giornali e ascoltare dibattiti.
C’è un altro versante sul quale l’immigrazione
gioca un ruolo decisivo, e meraviglia
che non se ne parli mai, che – anzi – sia
stato fino a oggi praticamente dimenticato:
quello del “mischiarsi delle popolazioni”
e, per conseguenza, del processo che porterà
a un meticciato sempre più “avvertibile”
della popolazione italiana e più in
generale della popolazione degli stati occidentali,
segnatamente dell’Europa. Per
la verità non meraviglia affatto che non si
tocchi neppure di sfuggita un tale argomento.
Mai si è data, infatti, questione più
spinosa e politicamente scorretta di questa,
al limite, quasi, della sgradevolezza.
Senza contare, poi, che per essere il problema
dell’immigrazione esploso in Italia
da non più di un decennio i suoi effetti sotto
questo aspetto sembrano ancora particolarmente
immaturi. Ma non è molto realistico
pensare che lo resteranno ancora a
lungo. Ancor meno realistico è pensare
che lo resteranno per sempre.
I movimenti migratori sono molte cose e
tra queste, com’è ovvio, anche la materia
prima dei processi di meticciato. A sua
volta il meticciato avanza attraverso la formazione
di coppie miste formate da un cittadino
straniero e da un cittadino non straniero.
Ma esso è tanto più profondo, come
ben si capisce, quanto più i componenti
delle coppie miste appartengono ad aree
geografiche del mondo distanti per quanto
riguarda i tipi umani; e sono le donne
“locali” a mettersi in coppia con uomini di
altri paesi, per il semplice fatto che la fecondità
è della donna, è lei che mette al
mondo i figli. Più in generale, un processo
di progressiva “contrazione” della popolazione
per così dire autoctona si avrà, comunque,
anche con la formazione, nel nostro
caso in Italia, di coppie formate da cittadini
entrambi stranieri.
La storia dell’umanità è una storia di incroci
tra gruppi umani, ovvero di processi
che hanno portato a popolazioni che sono
di fatto meticcie: si pensi anche soltanto
alle popolazioni del centro e del sud America,
“rimodellate” completamente a partire
dalla violenza della conquista spagnola
e portoghese. Altre volte non c’è stato
posto perché questi processi di meticciato
agissero in profondità, giacché la distruzione
di popolazioni autoctone è stata troppo
vasta in relazione alla loro esiguità e alla
loro stessa irriducibile “alterità”. Ma il
meticciato procede anche senza conquiste
armi in pugno, invasioni e distruzioni,
com’è stato ed è in virtù dei movimenti migratori
che incessantemente hanno costretto
masse umane a spostarsi da un punto
all’altro del nostro pianeta. Dunque del
meticciato tutto si può dire meno che si
tratti di un fenomeno d’oggi. E, meno ancora,
di un fenomeno negativo. Biologicamente
parlando, anzi, gli incroci tra tipi
umani dissimili tendono a rafforzare, complessivamente
traguardati, l’umanità e non
a indebolirla. La storia umana è in fondo
una storia di meticciamento continuo.
Ma per parlare del meticciato ch’è in atto
oggi, e che nasce dal ventre dei flussi migratori,
occorre approfondire meglio la conoscenza
della tipologia delle coppie. In
proposito torniamo allora all’Italia dove,
alla fine del 2008, potevamo registrare questa
situazione: che di 1.000 matrimoni celebrati
850 sono stati tra sposi entrambi italiani,
74 tra uno sposo italiano e una sposa
straniera, 26 tra uno sposo straniero e una
sposa italiana e 50 tra sposi entrambi stranieri.
In percentuale, 15 matrimoni su 100
sono stati con almeno uno sposo straniero
e 10 su 100 sono stati i matrimoni propriamente
misti. Proporzioni a oggi già superate,
data la velocità con cui avanzano.
Nel corso del 2008 la popolazione residente
straniera era il 6-6,5 per cento della
popolazione italiana, ma ha dato luogo al
15 per cento dei matrimoni con almeno
uno sposo straniero. Sotto il profilo della
formazione delle coppie matrimoniate non
esclusivamente italiane, insomma, il processo
è molto più deciso di quello, pur in
sé deciso, dell’immigrazione. E ciò per due
motivi. Il primo attiene alla possibilità per
la popolazione straniera di formare coppie
miste in misura molto più ampia di quanto
non possa essere per la popolazione italiana,
in quanto gli italiani essendo la schiacciante
maggioranza della popolazione non
potrebbero, anche volendo, evitare di sposarsi
tra di loro, diversamente dagli stranieri,
ciascuno dei quali ha tutta la possibilità
di sposarsi con un italiano. Inoltre,
la struttura per età della popolazione immigrata
è decisamente più giovanile di
quella italiana e particolarmente “addensata”
proprio nella fascia di età di 20-40 anni,
dalla quale proviene la stragrande maggioranza
dei matrimoni celebrati in Italia.
Dunque la formazione di coppie con almeno
uno sposo straniero viaggia a ben altra
velocità, più del doppio, di quanto non
progredisca il peso della popolazione immigrata
nella popolazione italiana. In parole
povere ciò sta a significare che il processo
di meticciato è più esteso, e dunque
veloce, di quanto non sia quello migratorio
in senso stretto. In questo processo contano
soprattutto i matrimoni misti e contano
ancor più quelli tra donne italiane e uomini
immigrati. Nel triennio 2006-2008, su un
totale di 742.965 matrimoni 54.032 (il 7,4 per
cento) sono stati tra uno sposo italiano e
una sposa straniera e soltanto 17.196 (il 2,3
per cento) tra uno sposo straniero e una
sposa italiana. Ma, attenzione, è proprio
quest’ultima componente ad aumentare.
Era il 2 per cento nel 2006, il 2,3 per cento
nel 2007 e il 2,6 per cento nel 2008, passando
nel frattempo da meno di cinquemila a
6.308 matrimoni. Una crescita costante,
mentre invece segnano il passo, ultimamente,
i matrimoni tra uno sposo italiano
e una sposa straniera.
Ma le cose più interessanti si scoprono
quando si passa a verificare di quali nazionalità
sono le spose e gli sposi stranieri
nelle due tipologie di coppie miste. Tra le
prime dieci nazionalità delle donne straniere
sposate dagli italiani figurano ben
sei paesi dell’est Europa (nell’ordine: Romania,
che occupa la prima posizione della
graduatoria, Ucraina, Polonia, Russia,
Moldova, Albania), tre paesi sudamericani
(Brasile, Perù ed Ecuador) e un paese africano
(Marocco). Nelle prime dieci nazionalità
degli uomini stranieri sposati dalle
donne italiane figurano quattro paesi africani
(Marocco, primo posto assoluto, Tunisia,
Egitto, Senegal), tre paesi dell’Europa
occidentale (Regno Unito, Germania,
Francia), e ancora Brasile, Albania e, decimi,
gli Stati Uniti. Due classifiche alquanto
diverse. Nella formazione delle coppie
miste gli uomini italiani guardano a est, le
donne italiane all’Africa, grosso modo. E
questa differenza per così dire di grana
grossa indirizza la nostra attenzione sulle
coppie miste nelle quali uno dei due sposi
viene da un paese di religione islamica,
perché sono tutti islamici i paesi africani
a più forte immigrazione in Italia. I numeri
dei matrimoni con almeno uno sposo
straniero nel 2008 sono davvero rivelatori:
i quattro paesi africani di religione islamica
(Marocco, Tunisia, Egitto e Senegal) rappresentano
il 16,6 per cento degli immigrati,
ma mentre sono estremamente sottorappresentati
tanto nei matrimoni con sposi
entrambi stranieri che in quelli con lo sposo
italiano e la sposa straniera, con percentuali
che si aggirano attorno al 5 per
cento, risultano estremamente sovrarappresentati
nei matrimoni con lo sposo straniero
e la sposa italiana, dei quali costituiscono
addirittura il 40,4 per cento.
Dai paesi islamici africani arriva in Italia
un’immigrazione che è per il 62 per cento
maschile, mentre nel complesso dell’immigrazione
questa percentuale tocca a malapena
il 50 per cento. Ma è evidentissimo,
in questa immigrazione, lo squilibrio nella
componente dei matrimoni misti dove lo
sposo straniero che sposa un’italiana è giustappunto
un immigrato da questi paesi.
Gli immigrati di questi paesi hanno un
quoziente di nuzialità più basso di quello
del complesso della popolazione immigrata,
insomma si sposano meno, ma hanno in
compenso una, chiamiamola così, “propensione”
a sposare un’italiana che è ben tredici
volte più grande di quanto non sia nel
complesso della popolazione immigrata. I
musulmani, ed è questa la conclusione di
tutto il discorso, sembrerebbero individuare
proprio nella formazione delle coppie
miste con una sposa italiana uno strumento
di penetrazione oltre che, o piuttosto
che, di integrazione. Il processo di meticciato
non è da essi subito, quanto piuttosto
orientato. I numeri, certo, sono ancora piccoli.
Ma la tendenza è chiarissima, ed è all’aumento.
Mi rendo conto di prestare il fianco, con
la conclusione di cui sopra, a un bel po’ di
critiche. Una per tutte: perché mai se sono
i maschi di religione islamica a sposarsi
con donne italiane il fenomeno deve avere
implicazioni potenzialmente negative
alle quali non si accenna neppure se sono
invece i maschi italiani a sposare donne
straniere? Non è un tale discorso offensivo
tanto per i maschi musulmani immigrati
che per le donne italiane? Con tutto il
dovuto rispetto per una obiezione di questo
tipo, rimango della mia opinione e ciò
non perché siano troppi i matrimoni tra
un’italiana e uno straniero proveniente
dagli stati islamici africani (crescono, è vero,
ma sono ancora un numero piuttosto limitato),
ma perché sono straordinariamente
tanti in relazione alle altre tipologie
di matrimoni. E un divario di questo tipo
non può prodursi in modo accidentale.
Non che sia il risultato di un preciso disegno
a tavolino, di una sorta di complotto,
per carità. Niente di tutto questo. E’ piuttosto
nella loro mentalità, nel dna culturale
dei musulmani di tendere a occupare
terreno e conquistare spazi e possibilità
nell’occidente in quanto musulmani. Cosicché,
data anche la posizione di estrema
inferiorità delle donne nel mondo islamico,
la penetrazione attraverso il matrimonio
misto poggia sulle spalle dei maschi.
Tutto qui. C’è pure una controprova, di
quel che dico. Un po’ sottile, forse, ma per
niente inconsistente. E riguarda il rito dei
matrimoni misti.
Sempre nel 2008, settantadue matrimoni
su cento tra sposi italiani si sono celebrati
con rito religioso. Percentuale che scende
drasticamente dal 72 per cento al 15 per
cento in entrambe le tipologie di matrimoni
misti. Un tonfo difficilmente comprensibile,
considerato che nei matrimoni misti
uno sposo, sia esso maschio o femmina, è
pur sempre italiano. Una parte, non maggioritaria,
di questa enorme differenza è
spiegata dal fatto che nei matrimoni misti
sono più alte le proporzioni di secondi matrimoni,
che non possono essere celebrati
in chiesa quando si tratti di divorziati
(com’è in grande maggioranza). Infatti la
proporzione dei secondi matrimoni è del
12 per cento nei matrimoni tra sposi entrambi
italiani, del 37 per cento in quelli
con sposo italiano e sposa straniera e del
19 per cento in quelli con sposo straniero e
sposa italiana – e com’è facile vedere queste
differenze sono sì consistenti ma alquanto
inferiori a quella che si verifica nel
rito religioso dei matrimoni. Ora, com’è altrettanto
facile vedere, c’è una forte differenza
nei secondi matrimoni anche tra le
coppie miste delle due specie. Nelle coppie
formate da uno sposo straniero e una
sposa italiana la proporzione di secondi
matrimoni è contenuta quasi quanto quella
dei secondi matrimoni tra sposi italiani,
mentre nelle coppie in cui lo sposo è italiano
e la sposa straniera la proporzione dei
secondi matrimoni è molto più alta. Come
conseguenza, dovrebbe verificarsi un ricorso
al matrimonio religioso proporzionalmente
superiore quando lo sposo è
straniero e la sposa italiana. E invece non
si riscontra al riguardo alcuna differenza
tra le due tipologie di matrimoni misti. Cosicché
da questi dati si possono ricavare
due conclusioni difficilmente oppugnabili.
La prima: nei matrimoni misti il rito religioso
si riduce ai minimi termini (poco
più di un matrimonio su sette) anche per la
maggiore proporzione di seconde nozze rispetto
ai matrimoni tra italiani, ma ancor
prima per la diversità di fedi religiose tra
i coniugi e più generalmente per un minor
senso di tradizione e di religiosità insito in
queste unioni, oltre che per una ancora
non pienamente metabolizzata considerazione
di “parità” di queste unioni rispetto
a quelle tra sposi italiani. La seconda: nei
matrimoni misti con lo sposo straniero e la
sposa italiana la proporzione delle celebrazioni
con rito religioso eguaglia, nonostante
la decisamente più bassa proporzione
di secondi matrimoni (e dunque la più
ampia possibilità di ricorrere al rito religioso),
quella con lo sposo italiano e la sposa
straniera. Ciò succede perché ai fattori
appena elencati se ne aggiunge evidentemente
un altro, che non può che consistere
nella maggior forza contraente, chiamiamola
così, dello sposo straniero rispetto
alla sposa italiana. Una maggior forza
che a sua volta richiama i dati che abbiamo
visto sulla elevatissima proporzione di
sposi provenienti da paesi musulmani africani
in questa tipologia di matrimoni.
Nel mondo moderno, la crescente formazione
di coppie miste, propedeutica al meticciato,
è un processo che attiene e atterrà
chissà per quanto altro tempo ancora praticamente
alle sole società occidentali. Il
punto è che l’occidente è a sua volta da
tempo in corso di meticciamento da parte
dei gruppi umani più disparati. Non è così
chiaro fin dove potrà arrivare a spingersi
un tale processo, se sarà comunque positivo
o non avrà anche implicazioni negative
o quantomeno critiche. Anche se la retorica
del melting pot ha fatto aggio su tutto il
resto, è improbabile che non finiscano per
imporsi riflessioni un po’ più accurate sul
fenomeno, e linee di azione politica più accorte.
Del resto, sembra che già ci si stia avviando
in molti paesi proprio in questa direzione.
Ciò che esce anche dai dati analitici
italiani lascia infatti intravvedere prospettive
(di lungo periodo, ripeto) non prive
di asperità e problemi. L’occidente sembra
oggi, complessivamente, meno convinto
di ieri di poter tutto inglobare e in qualche
modo sistematizzare all’interno dei
suoi canoni, delle sue regole.

© Copyright Il Foglio 19 ottobre 2010