DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il nuovo superuomo col destino nel sangue

di Tommaso Scandroglio

Ce la portiamo dentro di noi la data della nostra morte. Sì è proprio così: è scritto nella nostra carne quanto dobbiamo durare su questa “aiuola che ci fa tanto feroci”, per rubare una celebre espressione a Dante. Un pool di scienziati spagnoli ha messo a punto una particolare analisi del sangue grazie alla quale potremo capire quanto il nostro corpo velocemente invecchia. Ce lo dicono i telomeri, cioè le estremità del nostro cromosoma. Curioso: telos in greco vuole dire termine. Ecco perché telo-meri: cioè posti al termine del cromosoma. Ma l’accezione di “termine” oltre a quello spaziale rimanda anche a quello temporale: la fine, il traguardo ultimo. Telos altresì indica anche il fine. E allora misteriosamente i due significati si intrecciano: la fine della nostra vita deve avere un fine, uno scopo ultimo, un destino pieno di senso. La fine ci fa accedere al fine ultimo, a Dio che è infinto, cioè senza fine.

Per la fortuna di noi tutti, e soprattutto dei soggetti più ansiosi, il test ematico non potrà fornire l’indicazione precisa del giorno-mese-anno della nostra elezione tra la schiera dei più, però sarà in grado di mostrare quanto il nostro organismo si deperirà nel tempo. Quest’ultima scoperta scientifica apre ad alcuni scenari non proprio tranquillizzanti. Uno dei rischi maggiori sono le derive eugenetiche. Tale test potrà essere utilizzato dalle compagnie assicuratrici per aumentare i premi ai soggetti che hanno una data di scadenza sanguigna troppo precoce; dai datori di lavoro al fine di inserire nei motivi di giusta causa di licenziamento la prevedibile scarsa durata del rapporto di lavoro; per i colloqui di assunzione per privilegiare i più longevi; dagli ospedali in merito ai trattamenti sanitari: in stato di necessità si prediligerà chi il destino ha beneficiato con una manciata di anni in più; dalle fidanzate e fidanzati come elemento aggiuntivo da mettere nel paniere di giudizio sulle qualità del futuro coniuge.

Dietro questa scoperta si cela in realtà il solito mito del superuomo che tutto vuole conoscere per poter tutto dominare. L’apprendista stregone di Goethe oggi si è tecnologizzato ed ha trovato una nuova forma di manipolazione dell’uomo: tentare di prevedere quanti respiri ancora il destino gli concede, per ricattarlo, per spaventarlo, per indurlo a curarsi sempre più nel vano tentativo di fargli dimenticare che un giorno sarà cibo per i vermi.

Ma questa scoperta, d’altra parte, conferma una sensazione che il nostro buon senso aveva ben chiara da sempre: non siamo eterni. In noi, vergato a sangue, è inscritto un calendario che impietosamente sgrana i suoi giorni, minuti e secondi incessantemente, senza sosta. Un conto alla rovescia che nessun tecnica prodigiosa sarà mai in grado di arrestare. Come non ricordare a tale proposito le parole di Gesù: “Chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?”. Allora la scienza ci ha fornito una notizia vecchia quanto l’uomo, ma sempre scomoda: l’esistenza di ciascuno di noi su questa terra è a tempo determinato. L’aspetto interessante e nuovo sta nel fatto che il “momento del trapasso” è impresso nella nostra carne. La data di morte di ognuno di noi scorre nelle nostre vene, scorre come la sabbia in una clessidra. E’ nel sangue che è nascosto il personalissimo timer della nostra esistenza. Proprio lui che è sempre stato in tutte le culture segno di vita. Ma a ben pensarci anche di morte. Nel cristianesimo questi due significati si uniscono: Cristo muore versando il suo sangue, e con questo stesso sangue noi accediamo alla vita eterna. Il sangue di ogni uomo scorre allora verso un destino mortale, ma se si innesta in quello salvifico di Cristo ci conduce all’immortalità, ad una vita non più finita, ma senza fine.

Però la chiosa è d’obbligo: fin quando siamo pellegrini quaggiù è forse bene non preoccuparsi troppo non solo di ciò che mangeremo e berremo e di cosa vestiremo, ma altresì di quando cadrà esattamente il nostro dies natalis in cielo. Preoccupiamoci solo di trovarci pronti a quel giorno, a quel compleanno che unicamente Dio conosce quando arriverà: «Vigilate dunque, perché non sapete quando il padrone di casa verrà: se a sera, o a mezzanotte, o al canto del gallo, o al mattino».

© Copyright http://www.labussolaquotidiana.it 24-05-2011