DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

4 dicembre 2013

Il kerygma di Francesco
Udienza del 4 dicembre 2013

La nostra risurrezione è strettamente legata alla risurrezione di Gesù; il fatto che Egli è risorto è la prova che esiste la risurrezione dei morti.
Gesù è venuto tra noi, si è fatto uomo come noi in tutto, eccetto il peccato; in questo modo ci ha presi con sé nel suo cammino di ritorno al Padre. Egli, il Verbo incarnato, morto per noi e risorto, dona ai suoi discepoli lo Spirito Santo come caparra della piena comunione nel suo Regno glorioso, che attendiamo vigilanti. Questa attesa è la fonte e la ragione della nostra speranza: una speranza che, se coltivata e custodita, – la nostra speranza, se noi la coltiviamo e la custodiamo – diventa luce per illuminare la nostra storia personale e anche la storia comunitaria.
Ricordiamolo sempre: siamo discepoli di Colui che è venuto, viene ogni giorno e verrà alla fine. Se riuscissimo ad avere più presente questa realtà, saremmo meno affaticati dal quotidiano, meno prigionieri dell’effimero e più disposti a camminare con cuore misericordioso sulla via della salvezza.

Noi che in questa vita ci siamo nutriti del suo Corpo e del suo Sangue risusciteremo come Lui, con Lui e per mezzo di Lui. Come Gesù è risorto con il suo proprio corpo, ma non è ritornato ad una vita terrena, così noi risorgeremo con i nostri corpi che saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Ma questa non è una bugia! Questo è vero. Noi crediamo che Gesù è risorto, che Gesù è vivo in questo momento. Ma voi credete che Gesù è vivo? E se Gesù è vivo, voi pensate che ci lascerà morire e non ci risusciterà? No! Lui ci aspetta, e perché Lui è risorto, la forza della sua risurrezione risusciterà tutti noi.

Già in questa vita abbiamo in noi una partecipazione alla Risurrezione di Cristo. Pertanto, in attesa dell’ultimo giorno, abbiamo in noi stessi un seme di risurrezione, quale anticipo della risurrezione piena che riceveremo in eredità. Per questo anche il corpo di ciascuno di noi è risonanza di eternità, quindi va sempre rispettato; e soprattutto va rispettata e amata la vita di quanti soffrono, perché sentano la vicinanza del Regno di Dio, di quella condizione di vita eterna verso la quale camminiamo.


Un video bellissimo sulla VITA

https://www.youtube.com/watch?v=AkcPQ7EwNtc&feature=youtube_gdata_player


CINA. BAMBINI E SUICIDI

"Non preoccuparti, mamma”, le aveva detto il giorno prima Xiaozongzi, dodici anni e un soprannome dolce che significa: piccolo gnocco di riso, “se avrò un figlio, in futuro, sarà il secondo nella nostra famiglia a essere ricco”.
Il bambino con il soprannome dolce era fra i migliori cinque del suo corso, e accettava con convinzione questo gioco educativo, la preparazione atletica a un grande futuro: tornava a casa il pomeriggio e studiava, andava a letto la sera alle otto e trenta, rispettava tutte le regole. Ma durante una ricreazione ha preso un compagno sulle spalle per giocare, si correva così, a due a due, e il compagno è caduto e si è rotto una gamba. La madre del colpevole ha dovuto correre a scuola, portare il ragazzino all’ospedale, promettere di pagare ogni spesa, e ha intravisto suo figlio che piangeva nell’ufficio del professore, forse gli ha lanciato un’occhiata di rimprovero: stasera facciamo i conti. Tre ore in piedi, una lettera di autocritica, poi a casa. Invece di sedersi a studiare, come sempre prima di cena, il bambino ubbidiente è salito al sedicesimo piano e si è lanciato dal tetto. Non è una cosa scioccante, in Cina. E’ terribile, certo, ma gli esperti cinesi di depressioni studentesche dicono che è colpa dei genitori e dei nonni: coccolano troppo i loro figli unici, li vezzeggiano, li proteggono, non li preparano abbastanza alle frustrazioni. In classi di sessanta alunni gli insegnanti non hanno tempo di essere comprensivi, e comunque la competizione è anche questo: chi regge meglio gli urti.
Un altro bambino, dieci anni, a migliaia di chilometri da Pechino, qualche giorno dopo ha fatto lo stesso salto: il maestro l’aveva sgridato perché parlava in classe. Se parli in classe a dieci anni non diventerai mai ricco, perché una nota di demerito è una lettera scarlatta e i tuoi genitori soffriranno. Stringi i denti adesso, non far vedere al secolo-tigre che hai paura.

Annalena Benini.
Il Foglio, 4 novembre 2013


La conversione di Napoleone Bonaparte

Nonostante il suo anticlericalismo militante, da rivoluzionario francese e poi imperatore, Napoleone si convertì durante il suo esilio a Sant'Elena. E morì da cattolico. I suoi scritti, raccolti in "Conversazioni sul cristianesimo" lo testimoniano.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-conversione-di-napoleone-bonaparte-7821.htm


I malintesi di Scalfari… Meditiamo tutti, perché l'inferno c'è davvero

Libero, 19 novembre 2013
Antonio Socci

Eugenio Scalfari non deve aver digerito la cancellazione dal sito del Vaticano della sua “intervista” al Papa. E nella sua interminabile omelia domenicale ha ribadito che “Francesco ha teorizzato in varie occasioni la libertà di coscienza dei cristiani come di tutti gli altri uomini e la loro libera scelta tra quello che ciascuno di loro ritiene sia il Bene e quello che ritiene sia il Male. E portando avanti il Vaticano II (Francesco) ha deciso di dialogare con la cultura moderna”.

http://www.antoniosocci.com/2013/11/i-malintesi-di-scalfari-meditiamo-tutti-perche-linferno-ce-davvero/

Dovevano mandarli allo stadio per scoprire che i bambini “fanno ooh” (ma poi dicono anche merda)

http://www.tempi.it/dovevano-mandarli-allo-stadio-per-scoprire-che-i-bambini-fanno-ooh-ma-poi-dicono-anche-merda