DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Più papisti del Papa


Gabriele Mangiarotti
CulturaCattolica

Colpisce notare che coloro che dicevano che «non si può fare teologia con i documenti del Magistero» ora sappiano soltanto citare, a conferma delle loro posizioni, il Magistero di Papa Francesco (sforbiciato a modo loro, con vistosissime dimenticanze e trasformazioni – Scalfari docet). Noi diciamo no al «complesso antiromano» e alla «papolatria».
«“Chiesa santa” diciamo noi nel Credo. Santa, perché possiede tanti mezzi, usando i quali, chi ha buona volontà, può davvero farsi santo. Purtroppo c’è chi – lo sperimentiamo personalmente anche noi – di buona volontà ne ha poca, chi vuole solo a metà o saltuariamente, provocando lo spettacolo di una Chiesa con molti santi, ma anche con tanti cristiani mediocri e parecchi cristiani cattivi. […] Questa chiesa santa, nonostante tutto, viene oggi, come sempre del resto, attaccata anche da chi, avendo studiato teologia, dovrebbe ricordare le parole famose di S. Agostino: «Fuori della chiesa – a meno non siano in buona fede – si può trovare tutto, tranne la salvezza. Si può avere onore, si possono avere sacramenti, si può cantare alleluja, si può rispondere amen, si può difendere il Vangelo, si può avere fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e anche predicarla; ma se non si è nella chiesa cattolica, non si può trovare la salvezza».
Se tornasse S. Agostino, troverebbe oggi il biblismo strano, che esisteva anche ai tempi suoi: si legge la Bibbia non per battere il proprio petto, ammettendo: «Scusa, Signore, ho sbagliato qui oppure ho sbagliato là»; la si legge per trovare motivo di puntare fieramente e implacabilmente il dito denunciatore verso la chiesa, indicando ed esagerando difetti umani e colpe storiche. […] Paolo VI, di recente, con Urs von Balthasar, ha parlato di un “complesso antiromano” che sta infierendo tra teologi cattolici; complesso, il quale disprezza e deride ciò che si fa a Roma, ciò che viene da Roma, ciò che tende verso Roma».
Ho trovato recentemente questa citazione del grande Albino Luciani, poi Papa Giovanni Paolo I, che sembra stranamente capovolta ai nostri giorni.
Se fino a Benedetto XVI (a partire dal Paolo VI della Humanae vitae) l’attitudine prevalente dei mass-media e dei cosiddetti teologi progressisti (e conciliari) era ben definita dalla definizione balthasariana «complesso antiromano», ora, paradossalmente, con Papa Francesco, si assiste a una esagerata «papolatria» che sembra ricreare una immagine del Papa, accentuando certe affermazioni e certi atteggiamenti, e cancellandone altri. Per cui risulta un pontificato che si pone in rottura con i precedenti (occultando le autentiche attestazioni di Papa Francesco sulla sua unità coi predecessori e la sua voluta identità con la tradizione magisteriale della Chiesa).
Forse di questi esegeti non ce ne è troppo bisogno, visto che proprio il mondo laico/laicista pensa già a snaturare quanto il Papa comunica, con quella continua e insistente ripetizione e proposizione di aspetti mutilati della sua figura e del suo insegnamento.
Non posso che ripetere il solito ritornello: «La stampa cattolica e i suoi mezzi di comunicazione si concepisce al servizio del Papa e della sua preoccupazione missionaria, o si accoda in una immagine politically correct per timore di essere messa fuori gioco?» ed anche «Quando capiremo che sarà una unità reale che permetterà una positiva presenza (e speriamo anche incidenza) nel mondo? E che autoreferenzialità e gelosia tra i siti fanno solo il gioco del nemico?»
•Perché è scomparsa dai mass-media cattolici l’indicazione che compito del politico è anche «abrogare le leggi ingiuste»?
•Perché della Esortazione «Evangelii gaudium» non si ricordano le affermazioni contro l’aborto?
•Perché non si ricorda che a Lampedusa il Papa è andato a pregare per le migliaia di morti, mentre si sottolinea solo l’aspetto politico nei confronti degli immigrati clandestini?
•Perché, di fronte alle parole con cui Scalfari riconosceva la sua mistificazione e l’inganno nei confronti delle affermazioni del Papa (nella famosa intervista su Repubblica che è poi diventata un libro – già, pecunia non olet) nessuno si è «indignato», chiedendo una formale rettifica delle menzogne contenute?
Quanti «perché»! Saremo capaci di rispondere? E di riscattare il nostro lavoro come servizio alla verità, per il bene dell’uomo e della Chiesa? Speriamo, perché né «complessi antiromani» né «papolatrie» di qualunque genere aiuteranno a fare chiarezza per la vita! E poi, se non riprendiamo dignità e coraggio, con i tempi che corrono non potremo più parlare (leggete, per rendervene conto le «Linee guida per una informazione rispettosa delle persone LGBT).