DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Sessantotto: la tragica eredità della generazione perduta




Il 16 agosto scorso, due mesi fa, è stato il quarantacinquesimo anniversario del concerto di Woodstock, l’evento simbolo del Sessantotto. Una tre giorni di musica e droga, di sballo e di balli. Ed, infine, di immensa solitudine.
La laicista femminista Dacia Maraini guarda tuttavia con orgoglio a quegli anni dove, finalmente, vennero distrutti la famiglia e il concetto di matrimonio. «Negli anni Sessanta»ha spiegato«era cominciato lo sfaldamento del monolito, poi il colpo di grazia lo aveva dato il Sessantotto, procurando mutamenti ancora più profondi». Una sessantottina pentita è invece Camille Paglia«Il distacco dalla realtà è la conseguenza di un’educazione improntata a un materialismo estremo. Responsabile è stata la mia generazione. Ed è colpa anche di Foucault e di Derrida. La lettura esclusivamente politica del ’68, la negazione di ogni ricerca spirituale ha scatenato una reazione eccessiva: la tradizione religiosa è stata bandita dall’educazione. Negli anni Sessanta c’erano persone che la pensavano come me, interessate al nostro lato spirituale, ma non sono qui per raccontarlo a causa dell’Lsd». Effettivamente, come ha spiegato Joseph Ratzinger nel suo celebre “Introduzione al cristianesimo”«la nuova generazione guardò al cristianesimo come un errore» (J. Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”, Queriniana 2005, p. 7)
La rivoluzione degli adolescenti, potremmo chiamarla, che ancora oggi sono rimasti eterni bambini.Marcello Veneziani usa concetti simili: «Il ‘68 somiglia maledettamente al primo fascismo rivoluzionario, col suo mito vitalista e giovanilista, la sua voglia di trasgredire, il suo spirito antiborghese e antisenile». Si rivoltarono alle presunte “dittature” e ne crearono altre: dalla droga, già citata, alla diffusione capillare della pornografia, del libertinismo, fino alla pedofilia legittimata in nome della liberazione sessuale (vediSartre, Foucault e Cohn-Bendit). Il politologo Giovanni Sartori ha usato parole dure contro la “generazione del ’68”, la quale ha sulla coscienza la crisi di valori odierna: «I sessantottini si dividono tra gli imbecilli che sono rimasti tali e i furbacchioni che hanno fatto carriera dimenticando il loro passato».
L’ex vicedirettore di “Repubblica”Giampaolo Pansaha commentato«Fu un tragico bluff il Sessantotto. Per di più coperto e difeso da un’ondata di retorica mai vista prima in Italia. Il Sessantotto avrebbe cambiato tutto in meglio: la politica, l’economia, la società, la scuola, la cultura, la famiglia, i rapporti tra maschio e femmina, persino l’educazione dei bambini. A conti fatti non accadde nulla di tutto questo. L’unico, vero frutto fu il terrorismo di sinistra, il mostro delle Brigate rosse».
Se questa è l’eredità del ’68, purtroppo -ha commentato Giuliano Guzzo nel suo blog-, rimane «un Sessantotto che affascina ancora molti, a partire dai giovani, convinti che sia stata un’epoca stupenda. L’esatto opposto di quello che, con la loro forza incontestabile, dicono i fatti».

http://www.uccronline.it/