DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il Cristo di Don Camillo “contro” la piena del Po. Chi non guarda il Cielo quando piove?




Laici in processione, con il Cristo di Don Camillo davanti contro la piena del Po. E non c’è nulla di strano: chi non guarda il cielo quando piove, anche sulla propria vita?
E chi non ha mai pregato Dio di salvarlo da una situazione difficile? A volte lo si fa anche negandolo o attaccandolo.
E quale simbolo è più vero di una croce? Un crocifisso disadorno, semplice, in capo ad una fila è l’immagine più serena che questo mondo, immerso nella precarietà del benessere e nell’illusoria credenza di farcela da solo, possa offrire. Anche a chi non crede. E’ il paradosso che portiamo dentro di noi. E che si è visto tutto in questa storia.
Le foto dei laici al seguito sono in contrasto con l’immagine mediatica che si fa di essi, o laicisti o ultra ortodossi, o vecchi o giovani nerd, o famiglie numerose o single infelici che cercano una risposta alle proprie solitudini.
Ma i fedeli, e i meno fedeli, al seguito di Gesù crocifisso hanno deciso questa volta di riposare gli occhi, il cuore e la mente immergendosi in una richiesta semplice ma sincera, priva di ideologie, manipolazioni mediatiche, sterili strumentalizzazioni. La realtà è che i cuori, che solo Dio conosce, si sono messi in processione dietro alla Croce: anch’essa simbolo di contraddizione, è una grande ingiustizia o un grande amore che appare in quella forma?
E’ proprio questo il punto.
Possiamo analizzarla come vogliamo, ma la piena, quella piena che a volte affonda anche noi, può diventare luogo di speranza e di ripartenza se solo sapessimo affrontarla dal giusto punto di vista.
La sobrietà di questo gesto, ma anche la sua forza, ci ricordano da dove viene l’Italia (e anche l’Europa): dalle radici cristiane.
E non c’è niente di cui vergognarsi, c’è solo da gustare i più elevati sentimenti di un popolo, che rimane più semplice delle sue gerarchie, anche ecclesiastiche, e forse per questo più fermo e meno incline a mischiare il diavolo con l’acqua santa.
Perché alla fine, come ha dichiarato Don Gherardi di Brescello, quello era un modo «per pregare per le vittime delle alluvioni e chiedere la protezione di Dio per la piena che sta interessando le nostre zone e ci preoccupa».
Parole che allontanano ogni caduta nella scaramanzia ma spiegano la consapevolezza che l’uomo ha dei propri limiti, che esistono eccome insieme ai diritti e ai doveri, terminologie a cui ci hanno abituato ormai.
E finalmente ieri a godere dell’immagine di Cristo si è stati in ottima compagnia.