DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Augias: L’atroce esecuzione di Giordano Bruno obbedì alla stessa logica dell'Isis



Gentile dott. Augias, è la prima volta che scrivo a un giornale, ma non posso farne a meno vista la giusta
enfasi verso l’orribile morte del povero pilota giordano. Vorrei però ricordare che tra pochi giorni (17
febbraio) ricorre un altro simile orrore: il rogo che avvolse Giordano Bruno, una mente straordinaria. E
un simile rogo avvolse trecento anni prima il poeta Cecco d’Ascoli, e poi Girolamo Savonarola. Quest’ultimo
non era quel mostro che spesso viene proposto. Esiste un bellissimo romanzo di George Eliot, Romola, per
scrivere il quale la grande scrittrice (il suo vero nome era Mary Anne Evans) si trasferì a Firenze e poté così
regalarci una profonda descrizione di quel grande frate. Ho in orrore queste religioni d’amore, quali che esse
siano, che possono fare un tale scempio dell’individuo, spesso solo per le sue idee, talora persino grandiose.
Goethe aveva in orrore l’ignoranza attiva, che è proprio quella che contraddistingue questi carnefici, siano
essi il boia inglese vestito di nero o il cardinale Bellarmino, fatto santo.

Ernesto Hofmann

Risposta di Augias

Quando l’assolutismo religioso che si proclama depositario
della Verità si unisce a finalità politiche
ci si può attendere il peggio. Le barbarie dello Stato
islamico sono studiate, anche con l’aiuto della Rete,
per raggiungere il massimo di orrore e terrorizzare gli
infedeli. L’atroce esecuzione di Giordano Bruno (Roma,
17 febbraio 1600), fortemente voluta dal cardinale Bellarmino,
obbedì alla stessa logica. Gran parte dell’Europa
settentrionale s’era staccata o si stava staccando
da Roma a seguito delle riforme promosse da Martin Lutero
e Calvino nonché dello scisma proclamato dal sovrano
inglese Enrico VIII. Il 1600 era un anno santo, la
città era gremita di pellegrini. Lo spettacolo del filosofo
legato al palo, la lingua inchiodata dalla mordacchia,
avvolto dalle fiamme doveva servire di ammonimento
a chi fosse tentato di lasciare la retta via per seguire i
“protestanti”. E dire che Bruno aveva avuto intuizioni
geniali. Ne La cena delle ceneri delinea un universo nuovo,
non si limita a porre il Sole al centro di un sistema di
stelle fisse, arriva a intuire uno spazio infinito con infiniti
mondi in evoluzione per un tempo infinito. Una teoria
che anticipa di secoli le scoperte degli astronomi, che
in sostanza rende eterno l’universo, esclude l’idea di un
Dio creatore, s’avvicina semmai a quello che sarà il buddismo.
Pochi decenni dopo un professore di matematica
di Padova, Galileo Galilei, si ricorderà di quelle fiamme
e rinnegherà le sue scoperte per aver salva la vita.
Siamo nel XVII secolo ma la mentalità della Chiesa è ancora
medievale. In questa parte del mondo quella barbarie
è finita con il secolo dei Lumi; altrove il Medio Evo
continua.



Giordano Bruno. By Camilleri


Dal 1600, anno della sua morte, e per i due secoli seguenti nessuno si occupò mai di Giordano Bruno e solo qualche erudito, forse, ne sapeva qualcosa. Nel 1802 il filosofo Schelling pubblicò un’operetta di taglio panteista che lo nominava, ma della quale nessuno si accorse. L’ex domenicano divenne un’icona del «libero pensiero» (anche se pochi, ancora oggi, ci capiscono qualcosa, del di lui «pensiero») solo con l’anticlericalismo risorgimentale italiano. Il 9 giugno 1889, solennità di Pentecoste, il governo Crispi inaugurò il famoso monumento in Campo de’ Fiori a Roma. Un corrucciato Bruno di bronzo, in abito domenicano (abito che in verità si era ben presto tolto, ricavandoci calzini), sfidava Leone XIII, il papa della più dura enciclica antimassonica. Crispi aveva agito di sua iniziativa e, per sicurezza, aveva comminato tre giorni di bavaglio alla stampa cattolica. Tremila «liberi pensatori» erano convenuti a Roma per incensare l’opera dello scultore Ettore Ferrari e ascoltare la concione del filosofo Giovanni Bovio, in un tripudio di labari e gagliardetti. L’anno dopo, primo anniversario, quelli che dovevano solennemente deporre i fiori sotto il monumento si accorsero che in Campo de’ Fiori c’erano solo loro. Il resto erano i soliti fruttivendoli e bancarellari intenti a fare quel che facevano ogni giorno: vendere fiori e ortaggi. (Cfr. Dorotea Lancillotti, «Giordano Bruno, il mistero di un uomo diventato una celebrità solo per i moderni», sul sito Papalepapale, 13 luglio 2013).