Davanti a una "famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti" la "speranza" in Cristo è l'unica risposta. E' la ricetta di Benedetto XVI per superare l'attuale momento di difficoltà economico e morale, proposta durante il tradizionale Messaggio di Natale, prima dei impartire dalla loggia della Basilica Vaticana la benedizione 'Urbi et Orbi', alla città e al mondo intero. "Come Maria, la Chiesa non ha paura - ha detto Benedetto XVI - perché quel Bambino è la sua forza. Ma lei non lo tiene per sé: lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero, agli umili della terra e agli afflitti, alle vittime della violenza, a quanti bramano il bene della pace. Anche oggi, per la famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti, con lo stile della condivisione e della fedeltà all'uomo - ha proseguito - la Chiesa ripete con i pastori: 'Andiamo fino a Betlemme', lì troveremo la nostra speranza". "Anche oggi, mediante coloro che vanno incontro al Bambino - ha osservato il Papa - Dio accende ancora fuochi nella notte dl mondo per chiamare gli uomini a riconoscere in Gesù il 'segno' della sua presenza salvatrice e liberatrice e allargare il 'noi' dei credenti in Cristo all'intera umanità". "Gli abitanti" della Terra Santa abbandonino "ogni logica di violenza e di vendetta" e si impegnino "con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica".
"Il 'noi' della Chiesa vive là dove Gesù è nato, in Terra Santa - è stato il vibrante appello di Papa Ratzinger - per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica. Il 'noi' della Chiesa - ha proseguito il Pontefice - è presente negli altri Paesi del Medio Oriente. Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione? Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie - ha affermato - ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino". Pace nello Sri Lanka, nelle Filippine, in Corea. Pace in Africa, in Congo, nel Niger, nel Madagascar. "Il 'noi' della Chiesa opera in Sri Lanka, nella Penisola coreana e nelle Filippine - ha detto il Papa - come pure in altre terre asiatiche, quale lievito di riconciliazione e di pace. Nel Continente africano non cessa di alzare la voce verso Dio per implorare la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo; invita i cittadini della Guinea e del Niger - ha proseguito - al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo; a quelli del Madagascar chiede di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente; a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli". "Superare la mentalità egoista e tecnicista" in Europa e in America settentrionale; "promuovere il bene comune e rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate": monito del Papa contro l'aborto e alla tutela di ogni vita umana. "In Europa e in America settentrionale - ha detto Benedetto XVI - il 'noi' della Chiesa sprona a superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate".
"Il 'noi' della Chiesa vive là dove Gesù è nato, in Terra Santa - è stato il vibrante appello di Papa Ratzinger - per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica. Il 'noi' della Chiesa - ha proseguito il Pontefice - è presente negli altri Paesi del Medio Oriente. Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione? Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie - ha affermato - ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino". Pace nello Sri Lanka, nelle Filippine, in Corea. Pace in Africa, in Congo, nel Niger, nel Madagascar. "Il 'noi' della Chiesa opera in Sri Lanka, nella Penisola coreana e nelle Filippine - ha detto il Papa - come pure in altre terre asiatiche, quale lievito di riconciliazione e di pace. Nel Continente africano non cessa di alzare la voce verso Dio per implorare la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo; invita i cittadini della Guinea e del Niger - ha proseguito - al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo; a quelli del Madagascar chiede di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente; a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli". "Superare la mentalità egoista e tecnicista" in Europa e in America settentrionale; "promuovere il bene comune e rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate": monito del Papa contro l'aborto e alla tutela di ogni vita umana. "In Europa e in America settentrionale - ha detto Benedetto XVI - il 'noi' della Chiesa sprona a superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate".
Il Papa ha ricordato la situazione in Honduras, dove l'auspicio è quello di "riprendere il cammino istituzionale". "In tutta l'America Latina - ha affermato il Pontefice - il 'noi' della Chiesa è fattore identitario, pienezza di verità e di carità che nessuna ideologia può sostituire, appello al rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona - conclude il Papa - ed al suo sviluppo integrale, annuncio di giustizia e di fraternità, fonte di unità". "La Chiesa è una presenza che chiama all'accoglienza". "La Chiesa è solidale con coloro che sono colpiti dalle calamità naturali e dalla povertà - ha detto - anche nelle società opulente. Davanti all'esodo di quanti migrano dalla loro terra e sono spinti lontano dalla fame, dall'intolleranza o dal degrado ambientale, la Chiesa è una presenza che chiama all'accoglienza. In una parola - ha concluso il Papa - la Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore".
Auguri natalizi in 65 lingue per Benedetto XVI, una in più rispetto allo scorso anno: è il kazako, dove sono collegate numerose televisioni per seguire il messaggio in diretta. Si è iniziato con l'italiano e gli auguri di Buon Natale agli abitanti di Roma e dell'intera Italia. "Buon Natale agli abitanti di Roma e dell'intera Italia! La nascita di Cristo - dice il Papa - rechi in ciascuno nuova speranza e susciti generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale. Contemplando la povera e umile grotta di Betlemme - conclude il Pontefice - le famiglie e le comunità imparino uno stile di vita semplice, trasparente e accogliente, ricco di gesti di amore e di perdono". Oltre alle tradizionali lingue europee (francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco, albanese, romeno, ungherese) da segnalare i saluti anche in russo, mongolo, ucraino, turco, arabo, ebraico, aramaico, suahili, malgascio, urdu (del Pakistan), cinese, giapponese, coreano, vietnamita, maori, samoano, esperanto, guaranì.
Apcom