Autore: Oliosi, don Gino Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
lunedì 19 aprile 2010
La forza dello Spirito Santo che in tutta la storia della Chiesa, in continuità dinamica, dona vie nuove e in modo imprevedibile mantiene sempre giovane la Chiesa
Negli incontri fraterni fra sacerdoti che accompagnano l’attuale forma carismatica dei movimenti si è giunti a questi elementi condivisi impegnandosi appassionatamente per ottenere che siano accolti da tutti i pastori. Nel valutare la propria esperienza ci si è rifatti alla Lettera di Benedetto XVI (10 dicembre 2009) al Cardinale Joseph Cordes. In neretto sono le citazioni della lettera.
1. “Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa i doni di Dio dei Movimenti”. “I movimenti ecclesiali e le nuove comunità – Benedetto XVI 17 maggio 2008 – sono una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso dell’assise conciliare, soprattutto negli anni immediatamente successivi, in un periodo carico di entusiasmanti promesse, ma segnato da difficili prove. Paolo VI e Giovanni Paolo II seppero accogliere e discernere, incoraggiare e promuovere l’imprevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, ridonavano vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa. Già allora, infatti, rendevano testimonianza della gioia, della ragionevolezza e della bellezza di essere cristiani, mostrandosi grati di appartenere al mistero di comunione che è la Chiesa. Abbiamo assistito al risveglio di un vigoroso slancio missionario, mosso dal desiderio di comunicare a tutti la preziosa esperienza dell’incontro con Cristo, avvertita e vissuta come la risposta adeguata alla profonda sete di verità e di felicità di ogni cuore umano”. Certo all’inizio dell’essere cristiano, di ogni crescita, di ogni testimonianza c’è l’incontro esistenziale con Gesù Cristo ed è questo che ogni io umano attende. Ma questo avviene attraverso il corpo del Risorto che è la Chiesa: “Come la natura umana assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del Corpo” (LG 8,1). E’ coessenziale all’organismo sociale della Chiesa la continuità apostolico-istituzionale e la dinamicità carismatico-pentecostale storico-contingente. Fin dal carisma monastico, degli ordini mendicanti, degli istituti religiosi moderni il carattere pentecostale ha arricchito la tradizione e l’ha resa dinamica in continuità. Oggi urge ricomprendere la Chiesa del nostro tempo, la Chiesa del Concilio Vaticano II con l’apporto dei doni di Dio dei Movimenti. A questo proposito vale l’indicazione del Decreto Presbyterorum ordinis: “Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, ( i presbiteri) devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con gioia e fomentarli con diligenza”. “Tali doni – Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale – che spingono non pochi a una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici ma per gli stessi ministri. Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi, infatti, può scaturire “un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo”. A livello di Chiesa universale essi fanno irrompere “la forza dello Spirito Santo che dona vie nuove e in modo imprevedibile mantiene sempre giovane la Chiesa”. Sempre il 17 maggio 2008 Benedetto XVI si chiede del perché non ci si renda conto che una tale novità debba essere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo. Da parte dei Pontefici si sono succeduti numerosi interventi di richiamo e di orientamento sempre più approfonditi a livello di tante Chiese particolari. Sono stati superati non pochi pregiudizi, resistenze e tensioni. Ma ormai urge “assolvere l’importante compito di promuovere una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, perché tutti i carismi, nel rispetto della loro specificità, possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico Corpo di Cristo…Cari fratelli nell’episcopato, al termine di questo incontro vi esorto a ravvivare in voi il dono che avete ricevuto con la vostra consacrazione (2 Tm 1,6). Lo Spirito di Dio ci aiuti a riconoscere e custodire le meraviglie che egli stesso suscita nella Chiesa a favore di tutti gli uomini”.
2. “Hai riconosciuto il carattere pentecostale di questi movimenti e ti sei impegnato appassionatamente per ottenere che fossero accolti dai pastori della Chiesa. Certo, per quello che riguardava l’organizzazione e la pianificazione c’erano buoni motivi per scandalizzarsi perché erompevano cose nuove e impreviste che non sempre si lasciavano ricondurre senza problemi nelle forme organizzative esistenti. Tu hai visto che ciò che è organico è più importante di ciò che è organizzato. Tu hai visto qui degli uomini che erano stati toccati nel profondo dallo spirito di Dio e che in tal modo crescevano nuove forme di autentica vita cristiana e nuovi modi di essere Chiesa”.
Benedetto XVI incontrando i Vescovi amici del Movimento dei Focolari e della comunità di sant’Egidio nel febbraio del 2007 ha detto: “La multiformità e l’unità dei carismi e ministeri sono inseparabili nella vita della Chiesa”. I rapporti tra Vescovi vanno ben oltre – come ricorda la Pastores gregis – gli incontri istituzionali e nel convenire con le realtà carismatiche “si esperimenta una fraternità episcopale che trae dalla condivisione degli impegni promossi dai Movimenti uno stimolo a rendere più intensa la comunione dei cuori, più forte il reciproco sostegno e più condiviso l’impegno a mostrare la Chiesa come luogo di preghiera e carità, come casa di misericordia e di pace”. Giovanni Paolo II riconosce che sono “un dono provvidenziale dello Spirito Santo alla Chiesa per rispondere in maniera efficace alle sfide del nostro tempo… soprattutto nel ricco mondo occidentale dove, anche se è presente una forte cultura relativista, non manca al tempo stesso un diffuso desiderio di spiritualità. I Movimenti testimoniano la gioia della fede e la bellezza dell’essere cristiani. Nelle vaste aree depresse della terra i Movimenti comunicano il messaggio della solidarietà e si fanno prossimi ai poveri e ai deboli con quell’amore, umano e divino, che ho proposto nell’Enciclica Deus caritas est… Dalla comunione tra Vescovi e Movimenti può scaturire pertanto un valido impulso per rinnovare l’impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo”.
3. “Certo, questi movimenti devono essere ordinati e ricondotti all’interno della totalità; devono imparare a riconoscere i loro limiti e a divenire parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria insieme con il Papa e i Vescovi. Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro maturità”. Vescovi e Presbiteri possono attingere per la loro crescita personale dai vari movimenti, ma come guide della Chiesa particolare (la diocesi) e della realtà locale di Chiesa (le parrocchie) hanno una spiritualità conforme alla “totalità” della carità pastorale, della realtà comunitaria della Chiesa cioè integrare gli apporti particolari nella globalità rispettando la loro identità. E’ questa la spiritualità diocesana, parrocchiale. Giovanni Paolo II: “La multiformità dei Movimenti e l’unità dei carismi e ministeri sono inseparabili nella vita della Chiesa. Lo Spirito Santo vuole la multiformità dei Movimenti al servizio dell’unico Corpo che è appunto la Chiesa. E questo lo realizza attraverso il ministero di coloro che Egli ha posto a reggere la Chiesa di Dio: I Vescovi in comunione col Successore di Pietro”.
4. E qui si inserisce l’urgenza che il dono particolare di ogni carisma, nel rispetto della sua identità, venga organicamente accolto e integrato nella totalità della Diocesi e di ogni parrocchia con la reciprocità tra movimenti e con la totalità del corpo mistico di Cristo. Dato il connubio tra Corpo Eucaristico e Corpo Mistico occorre ritrovarsi a livello diocesano con le eucaristie cui il Vescovo invita (Giovedì Santo) e normalmente con l’Eucaristia in parrocchia la Domenica.
5. Il Papa invita Vescovi e presbiteri ad accompagnare con tenerezza e amore questi movimenti, anche quelli che necessitano di guida e purificazione, grati di questi doni. “”Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio”.
1. “Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa i doni di Dio dei Movimenti”. “I movimenti ecclesiali e le nuove comunità – Benedetto XVI 17 maggio 2008 – sono una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II. Si diffusero proprio a ridosso dell’assise conciliare, soprattutto negli anni immediatamente successivi, in un periodo carico di entusiasmanti promesse, ma segnato da difficili prove. Paolo VI e Giovanni Paolo II seppero accogliere e discernere, incoraggiare e promuovere l’imprevista irruzione delle nuove realtà laicali che, in forme varie e sorprendenti, ridonavano vitalità, fede e speranza a tutta la Chiesa. Già allora, infatti, rendevano testimonianza della gioia, della ragionevolezza e della bellezza di essere cristiani, mostrandosi grati di appartenere al mistero di comunione che è la Chiesa. Abbiamo assistito al risveglio di un vigoroso slancio missionario, mosso dal desiderio di comunicare a tutti la preziosa esperienza dell’incontro con Cristo, avvertita e vissuta come la risposta adeguata alla profonda sete di verità e di felicità di ogni cuore umano”. Certo all’inizio dell’essere cristiano, di ogni crescita, di ogni testimonianza c’è l’incontro esistenziale con Gesù Cristo ed è questo che ogni io umano attende. Ma questo avviene attraverso il corpo del Risorto che è la Chiesa: “Come la natura umana assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del Corpo” (LG 8,1). E’ coessenziale all’organismo sociale della Chiesa la continuità apostolico-istituzionale e la dinamicità carismatico-pentecostale storico-contingente. Fin dal carisma monastico, degli ordini mendicanti, degli istituti religiosi moderni il carattere pentecostale ha arricchito la tradizione e l’ha resa dinamica in continuità. Oggi urge ricomprendere la Chiesa del nostro tempo, la Chiesa del Concilio Vaticano II con l’apporto dei doni di Dio dei Movimenti. A questo proposito vale l’indicazione del Decreto Presbyterorum ordinis: “Sapendo discernere quali spiriti abbiano origine da Dio, ( i presbiteri) devono scoprire con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici, devono ammetterli con gioia e fomentarli con diligenza”. “Tali doni – Lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale – che spingono non pochi a una vita spirituale più elevata, possono giovare non solo per i fedeli laici ma per gli stessi ministri. Dalla comunione tra ministri ordinati e carismi, infatti, può scaturire “un valido impulso per un rinnovato impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo”. A livello di Chiesa universale essi fanno irrompere “la forza dello Spirito Santo che dona vie nuove e in modo imprevedibile mantiene sempre giovane la Chiesa”. Sempre il 17 maggio 2008 Benedetto XVI si chiede del perché non ci si renda conto che una tale novità debba essere adeguatamente compresa alla luce del disegno di Dio e della missione della Chiesa negli scenari del nostro tempo. Da parte dei Pontefici si sono succeduti numerosi interventi di richiamo e di orientamento sempre più approfonditi a livello di tante Chiese particolari. Sono stati superati non pochi pregiudizi, resistenze e tensioni. Ma ormai urge “assolvere l’importante compito di promuovere una più matura comunione di tutte le componenti ecclesiali, perché tutti i carismi, nel rispetto della loro specificità, possano pienamente e liberamente contribuire all’edificazione dell’unico Corpo di Cristo…Cari fratelli nell’episcopato, al termine di questo incontro vi esorto a ravvivare in voi il dono che avete ricevuto con la vostra consacrazione (2 Tm 1,6). Lo Spirito di Dio ci aiuti a riconoscere e custodire le meraviglie che egli stesso suscita nella Chiesa a favore di tutti gli uomini”.
2. “Hai riconosciuto il carattere pentecostale di questi movimenti e ti sei impegnato appassionatamente per ottenere che fossero accolti dai pastori della Chiesa. Certo, per quello che riguardava l’organizzazione e la pianificazione c’erano buoni motivi per scandalizzarsi perché erompevano cose nuove e impreviste che non sempre si lasciavano ricondurre senza problemi nelle forme organizzative esistenti. Tu hai visto che ciò che è organico è più importante di ciò che è organizzato. Tu hai visto qui degli uomini che erano stati toccati nel profondo dallo spirito di Dio e che in tal modo crescevano nuove forme di autentica vita cristiana e nuovi modi di essere Chiesa”.
Benedetto XVI incontrando i Vescovi amici del Movimento dei Focolari e della comunità di sant’Egidio nel febbraio del 2007 ha detto: “La multiformità e l’unità dei carismi e ministeri sono inseparabili nella vita della Chiesa”. I rapporti tra Vescovi vanno ben oltre – come ricorda la Pastores gregis – gli incontri istituzionali e nel convenire con le realtà carismatiche “si esperimenta una fraternità episcopale che trae dalla condivisione degli impegni promossi dai Movimenti uno stimolo a rendere più intensa la comunione dei cuori, più forte il reciproco sostegno e più condiviso l’impegno a mostrare la Chiesa come luogo di preghiera e carità, come casa di misericordia e di pace”. Giovanni Paolo II riconosce che sono “un dono provvidenziale dello Spirito Santo alla Chiesa per rispondere in maniera efficace alle sfide del nostro tempo… soprattutto nel ricco mondo occidentale dove, anche se è presente una forte cultura relativista, non manca al tempo stesso un diffuso desiderio di spiritualità. I Movimenti testimoniano la gioia della fede e la bellezza dell’essere cristiani. Nelle vaste aree depresse della terra i Movimenti comunicano il messaggio della solidarietà e si fanno prossimi ai poveri e ai deboli con quell’amore, umano e divino, che ho proposto nell’Enciclica Deus caritas est… Dalla comunione tra Vescovi e Movimenti può scaturire pertanto un valido impulso per rinnovare l’impegno della Chiesa nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo della speranza e della carità in ogni angolo del mondo”.
3. “Certo, questi movimenti devono essere ordinati e ricondotti all’interno della totalità; devono imparare a riconoscere i loro limiti e a divenire parte della realtà comunitaria della Chiesa nella sua costituzione propria insieme con il Papa e i Vescovi. Hanno pertanto bisogno di guida e anche di purificazione per poter raggiungere la forma della loro maturità”. Vescovi e Presbiteri possono attingere per la loro crescita personale dai vari movimenti, ma come guide della Chiesa particolare (la diocesi) e della realtà locale di Chiesa (le parrocchie) hanno una spiritualità conforme alla “totalità” della carità pastorale, della realtà comunitaria della Chiesa cioè integrare gli apporti particolari nella globalità rispettando la loro identità. E’ questa la spiritualità diocesana, parrocchiale. Giovanni Paolo II: “La multiformità dei Movimenti e l’unità dei carismi e ministeri sono inseparabili nella vita della Chiesa. Lo Spirito Santo vuole la multiformità dei Movimenti al servizio dell’unico Corpo che è appunto la Chiesa. E questo lo realizza attraverso il ministero di coloro che Egli ha posto a reggere la Chiesa di Dio: I Vescovi in comunione col Successore di Pietro”.
4. E qui si inserisce l’urgenza che il dono particolare di ogni carisma, nel rispetto della sua identità, venga organicamente accolto e integrato nella totalità della Diocesi e di ogni parrocchia con la reciprocità tra movimenti e con la totalità del corpo mistico di Cristo. Dato il connubio tra Corpo Eucaristico e Corpo Mistico occorre ritrovarsi a livello diocesano con le eucaristie cui il Vescovo invita (Giovedì Santo) e normalmente con l’Eucaristia in parrocchia la Domenica.
5. Il Papa invita Vescovi e presbiteri ad accompagnare con tenerezza e amore questi movimenti, anche quelli che necessitano di guida e purificazione, grati di questi doni. “”Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa questi doni di Dio”.