Abusi su domestica tredicenne in casa di latifondista • La famiglia della vittima trucidata a Rawalpindi non ha sporto denuncia: «Sono terrorizzati per la paura di ritorsioni» • Pensano soltanto a lasciare la città e rifarsi una vita altrove
di Stefano Vecchia
Tratto da Avvenire del 14 ottobre 2010
Con due nuovi casi usciti allo scoperto solo grazie all’im pegno della Chiesa e di orga nizzazioni non governative, si al lunga ulteriormente l’elenco delle giovani cristiane sottoposte in Paki stan a violenza e sovente uccise per ché questa non diventi di pubblico dominio. Una situazione che dimo stra ancora una volta, oltre alle dif ficoltà di coesistenza con la mag gioranza musulmana, soprattutto l’impossibilità per la minoranza cri stiana di vedere tutelati i propri di ritti e anche la propria incolumità.
Lubna Masih, 12enne, nata in una famiglia cristiana di Rawalpindi, città-satellite della capitale Islama bad, il 27 settembre era uscita di ca sa come ogni mattina alle 6. 30 per comperare il latte. Fermata da cin que giovani musulmani e costretta a salire su un auto, la ragazza è stata portata nel cimitero dello stesso quartiere di Dhok Ellahi Baksh, do ve è stata violentata e uccisa. Il suo corpo è stato individuato qualche o ra dopo e la polizia non ha aperto al cuna indagine. Il padre, Saleem Masih che di professione fa il tassista e con il suo duro lavoro riusciva a pa gare gli studi all’unica figlia, non sa darsi pace. Tuttavia, lui e la moglie non hanno ancora sporto denuncia. Sono terrorizzati e – come riferito al l’agenzia
Fides da loro correligiona ri – pensano solo ad abbandonare la città e rifarsi una vita altrove». Alcu ne Organizzazioni non governative e l’associazione cristiana per la tu tela legale Christian Lawyers Foun dation, pur assicurando supporto materiale e legale alla famiglia, non sono riuscite finora a convincere i genitori ad avviare un procedimen to legale contro gli assassini della fi glia.
Nell’altro caso, non recente ma e merso in questi giorni, la 13enne cat tolica Kiran Nayyaz, domestica pres so un latifondista locale, è stata stu prata da un giovane impiegato co me autista nella stessa casa. L’epi sodio è avvenuto lo scorso aprile nel villaggio di Chak Jhumra, a 35 chilo metri da Faisalabad, ma è stato te nuto nascosto per paura e per ver gogna. Grazie all’interven to della Commissione Giu stizia e Pace e alla Com missione per le Donne del la diocesi di Faisalabad, il 2 ottobre la famiglia di Kiran, rimasta incinta a causa de gli abusi sessuali ripetuti per settimane, ha denun ciato formalmente lo stu pratore.
«La Chiesa cattolica locale ha assunto le difese della famiglia e ha denunciato il caso alla polizia che attual mente sta svolgendo inda gini», ha raccontato padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad: «La fa miglia è traumatizzata e tutta la co munità cattolica teme ritorsioni, ma casi di violenza come questo non so no purtroppo infrequenti».
In questa circostanza, poi, allo sgo mento per quanto successo e per l’i nettitudine della po lizia si aggiunge, co me sottolinea padre Asi, «il dramma di un’adolescente che darà alla luce un bim bo, frutto della vio lenza».
Storie come queste, come pure le vicende dolorose di Shazia Bashir, Sumera Per vaiz e Magdalene A shraf che si sono suc cedute dall’inizio del l’anno, sono purtrop po la classica punta dell’iceberg.
Secondo il Centro per l’aiuto all’assistenza legale e alla concilia zione (Claas), in Paki stan le violenze ses suali ai danni delle ra gazze cristiane e indù sono in crescita. Claas, in prima linea nel fornire un soste gno alle vittime e alle loro famiglie, ricorda altri casi impuniti: quello della cristiana 16enne che lo scorso luglio è stata sequestrata e violenta ta da tre musulmani a Farooqabad e quello di una 12ennne stuprata da un gruppo di studenti di fede isla mica a Gujar Khan, nel distretto di Rawalpindi. A questo si aggiungono gli abusi sovente nascosti sulle gio vani cristiane impiegate presso ric che famiglie musulmane e i rapi menti, collegati perlopiù a conver sioni o matrimoni forzati. In questi giorni una famiglia cristiana nei pressi di Lahore, capoluogo della provincia del Punjab, non si dà pa ce per la scomparsa di Samina Ayub, impiegata presso la casa di un ricco musulmano, mentre nella cittadina di Lyari, alla 13enne Poonam, di fe de indù, individuata in una moschea dopo essere stata rapita da ignoti u na settimana, fa viene impedito il rientro a casa.