αποφθεγμα Apoftegma
Frammenti
quasi quotidiani
RUBARE
Io rubai per vent’anni con queste
mie mani;
io sfuggii alla polizia con questi
miei piedi…
Forse che io non ho udito i sermoni
dei virtuosi
e veduto il freddo sguardo delle
persone rispettabili?
Forse che non mi venne detto che
nessuna persona per bene
avrebbe potuto sognare una simile
depravazione?
Fu solo il mio amico Padre
Brown
a dirmi che egli conosceva
perfettamente perché io rubassi.
E da quel giorno non rubai
più»
(l'ex-ladro Flambeau di fronte a
Padre Brown, ne Il passo strano)
CASA
La volontà di Maria coincide con la volontà del Figlio nell’unico progetto di amore del Padre e in lei si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura. Dio diventa uomo, Maria si fa «casa vivente» del Signore, tempio dove abita l’Altissimo. Ma il dimorare del Figlio di Dio nella «casa vivente», nel tempio, che è Maria, ci porta ad un altro pensiero: dove abita Dio, dobbiamo riconoscere che tutti siamo «a casa»; dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri. Maria, che è madre di Cristo è anche nostra madre, ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo Figlio. È la fede, allora, che ci dà una casa in questo mondo, che ci riunisce in un’unica famiglia e che ci rende tutti fratelli e sorelle. Contemplando Maria, dobbiamo domandarci se anche noi vogliamo essere aperti al Signore, se vogliamo offrirgli la nostra vita perché sia una dimora per Lui; oppure se abbiamo paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla nostra libertà, e se vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere soltanto a noi. Ma è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione. (BXVI, Omelia a Loreto del 4 ottobre 2012)
STRADA
La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita. Anche a questo proposito, la Santa Casa di Loreto conserva un insegnamento importante. Come sappiamo, essa fu collocata sopra una strada. La cosa potrebbe apparire piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo particolare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3). (BXVI, Omelia a Loreto del 4 ottobre 2012)
STORIA D'AMORE
Come nasce una storia d’amore? E’ nella famiglia d’origine, quando l’altro non c’è ancora, che nasce una storia d’amore. Prima di incontrare un altro, occorre esserci come personalità formate, costruire se stessi. Se non si è fatto questo, se il continuo allenamento della vita famigliare, tra persone con comunità di vita e di sangue, è mancato, sarà ben dura inventarsi un domani tollerante, capace di perdono e di rinuncia. Chi invece ha appreso la fatica della responsabilità, del confronto, della condivisione in famiglia, più facilmente saprà ripetersi, in forma nuova, nel rapporto con il coniuge e nella dedizione ai figli. (F. Agnoli, Per amore)
OPINIONI
Sempre
più su Facebook anche se spaventati dalla mancanza di privacy in rete, sempre
più connessi ma senza giornali sotto braccio, sempre più avidi di informazioni
ma solo di quelle che già vogliamo conoscere. La fotografia che
il Censis fa (in collaborazione con Ucsi) del rapporto tra gli
italiani e la comunicazione in realtà non sorprende. Di fronte ai dati, il
rapporto lancia un allarme, parlando di rete come “strumento nel quale si
cercano le conferme delle opinioni, dei gusti, delle preferenze
che già si possiedono”, grazie alla personalizzazione delle notizie che molti
siti permettono. Più del 40 per cento degli italiani è su Facebook, e se si
guarda la fascia tra i 14 e i 29 anni la percentuale tocca quasi l’80 per
cento. “I media siamo noi”, dice il Censis/Ucsi. (Paolo Vietti, Il Foglio. L'articolo
completo qui)