DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

«Abbiamo convertito le ragazze di Chibok. Ora odiano i loro genitori e sono pronte a sgozzarli»



Le 276 ragazze rapite da Boko Haram a Chibok la notte del 14 aprile sembrano essere sempre nella mente dei jihadisti. All’alba di un’offensiva da parte dell’esercito nigeriano (partirà il 14 febbraio), che ha promesso di sradicare i terroristi dal nord del paese in sei settimane, tre ragazze intervistate dall’Associated Press, rapite a loro volta dagli islamisti e poi scappate, raccontano come i Boko Haram non facciano altro che parlare delle studentesse di Chibok.
FRUSTATE. Abigail John, 15 anni, ha passato un mese nelle mani di Boko Haram. «Mi dicevano che le ragazze di Chibok avevano cominciato una nuova vita, imparando a combattere. Insistevano che anche noi saremmo dovute diventare come loro e accettare l’islam». John non sa se i jihadisti le dicessero la verità o, come è probabile, parlassero così solo per spaventarla o per farsi propaganda: «Si divertivano a raccontare come le frustavano e le picchiavano fino a quando non cedevano».
CONVERTITE ALL’ISLAM. John è riuscita a scappare quando l’esercito nigeriano ha riconquistato la città dov’era detenuta. Ora vive in un campo per rifugiati a Yola, insieme al padre e ai suoi sette fratelli. Dorcas Aiden, 20 anni, è stata rapita da Boko Haram e portata nella città di Gulak. Chiusa in una casa con altre 50 ragazze, veniva picchiata se si rifiutava di studiare il Corano o di recitare le preghiere islamiche. Cristiana come la maggior parte delle ragazze di Chibok – come confermato a tempi.it dall’arcivescovo di Abuja, John Onaiyekan – Aiden è stata costretta a convertirsi all’islam e ad abbandonare la sua fede cristiana. Anche se, precisa, l’ha fatto solo per finta.
ragazze-rapite-nigeria-chibok-boko-haramADDESTRATE ALLA GUERRA. Un giorno i terroristi sono entrati nella stanza dove la tenevano rinchiusa e le hanno mostrato un video delle ragazze di Chibok avvolte in pesanti hijab. «Si vedevano solo i loro occhi, io sono scoppiata a piangere», ricorda Aiden. Poi hanno aggiunto che le ragazze erano state tutte convertite all’islam e che le stavano addestrando per combattere contro altre donne. «Poi – continua – uno di loro mi ha detto che voleva sposarmi e io gli ho risposto che non l’avrei fatto. Allora lui mi ha minacciata con una pistola», ricordandole che tutte le ragazze di Chibok erano state sposate ai combattenti.
SPOSATE A FORZA. Scappata dopo due settimane di prigionia, approfittando della distrazione dei suoi aguzzini, Aiden si trova ora a Yola, ma ricorda che nel suo villaggio c’erano dieci case piene di persone sequestrate, sia uomini che donne. Una terza ragazza di 16 anni, che non ha voluto rivelare il suo nome e che ore dorme dentro una chiesa cattolica di Yola, è stata nelle mani di Boko Haram per quattro mesi, prima di riuscire a scappare in gennaio. Spiega che nessuna delle ragazze con cui si trovava è stata violentata, perché le volevano vergini fino al matrimonio.
«PRONTE A SGOZZARLI». La 16enne doveva essere sposata a un uomo soprannominato “l’arabo alto” e quando li ha implorati, affermando di essere troppo giovane, le è stato risposto: «Tu pensi di essere migliore delle ragazze di Chibok che abbiamo rapito? Ora loro sono felici da sposate e odiano i loro genitori: sono pronte a sgozzarli se li rivedono». Molte di loro però non rivedranno mai i genitori. Se 57 ragazze sono riuscite a scappare e tornare a casa, 13 sono sicuramente morte secondo alcune testimonianze. Delle altre invece non si sa ancora nulla.

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