DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ecco le cicatrici lasciate dalle tensioni


FRANCESCO BOTTACCIOLI *

STRESS tossico, è la nuova, efficace, categoria
di ricerca che sta sostituendo
quella più asettica “distress” (stress
con effetti negativi). Stress tossico è
la condizione di disagio ambientale
grave e perdurante, pericolosa per il cervello, soprattutto
in sviluppo. Lo stress tossico altera i circuiti
nervosi. Le prove arrivano dalle nuove tecniche
di imaging che fanno vedere i fasci di fibre
bianche di connessione tra le aree cerebrali.
Applicando questa tecnica, i ricercatori dell’Ospedale
dei bambini di Boston, Harvard Medical
School, hanno documentato, su JAMA Pediatrics,
le alterazioni dei circuiti cerebrali di
bambini vissuti negli orfanotrofi di Bucarest. Lo
studio, iniziato nel 2001, voleva rilevare gli effetti
dell’istituzionalizzazione infantile sullo sviluppo
del cervello e del comportamento e, poi,
verificare se l’affidamento abbia la capacità di
recuperare i danni cerebrali.
Un gruppo di 136 bambini attorno ai due anni
di età in orfanotrofio dalla nascita, è stato suddiviso
in due sottogruppi, uno inviato in affidamento
e l’altro rimasto in orfanotrofio. Prima di
questa ricerca, infatti, a Bucarest non c’era un
programma di adozioni, iniziato con l’attività
del gruppo statunitense, che copre ancora le spese
di affido e di addestramento di assistenti sociali
a costante supporto alle famiglie affidatarie.
Nello studio anche un gruppo di controllo formato
da bambini di Bucarest della stessa età che
vivono in famiglia. Tutti i bambini sono stati osservati
per circa 8 anni ad intervalli regolari, valutando
il loro sviluppo intellettivo e comportamentale
fino a un’età di 9-11 anni. Infine, alcuni
bambini di ciascuno dei tre gruppi è stato sottoposto
a una indagine cerebrale realizzata con la
tecnica della Diffusione del tensore. Questa tecnica,
in sigla DTI, consente di visualizzare i fasci
di fibre che connettono le aree cerebrali tra di loro
ed è spiegata più avanti.
Nei bambini in orfanotrofio sono state scoperte
alterazioni nella microstruttura della materia
bianca, composta di fasci di connessione, in
una serie di circuiti e segnatamente: la parte centrale
(cosiddetto body) del corpo calloso, il cingolo,
la corona radiata, il fornice, la capsula
esterna, l’area retro-lenticolare della capsula interna
e il lemnisco mediale. Le immagini cerebrali
di tutti questi circuiti cerebrali dei bambini
istituzionalizzati, con l’unica eccezione dell’area
retro-lenticolare della capsula interna,
mostrano deficit di collegamento, che spiegano
anche i disturbi comportamentali, cognitivi e
nella gestione delle emozioni che, con maggiore
frequenza, si manifestano in questi bambini abbandonati.
Al contrario, l’area retro-lenticolare della capsula
interna, che fa parte del sistema visivo, è
ispessita e quindi più funzionale. Quest’area è
stata particolarmente studiata assieme al lemnisco
mediale, via nervosa che trasporta la sensibilità
dal corpo al cervello, che invece è deficitaria
come tutti gli altri circuiti. Come se negli orfani
istituzionalizzati ci sia una iper-attività visiva,
indotta dalla necessità di stare sempre in allerta,
e una scarsa sensibilità tattile, un ottundimento
delle sensazioni corporee conseguente
alla mancanza di carezze e più in generale di contatto
fisico umano. I bambini in affidamento invece
mostrano immagini cerebrali del tutto simili
ai bambini che vivono in famiglia, anche se
alcune alterazioni nella materia bianca sono ancora
visibili nel corpo calloso e
nella corona radiata. Le conseguenze
dello studio sono indicate
dagli stessi autori. La prima:
si dimostra senza dubbi che
il cervello è plasmabile da condizioni
avverse in particolare, ma
non solo, nelle prime fasi della vita.
La seconda: finalmente l’efficacia
dell’affido familiare nel recuperare
i danni cerebrali dell’abbandono ha
un’evidenza scientifica a sostegno delle
scelte politiche. Un’indicazione utile anche
per il nostro Paese che ha abolito dal 2006 gli
orfanotrofi, ma in questo momento ha circa
15.000 minori in “case famiglia”, che non sono
orfanotrofi ma neanche una famiglia. E, oltretutto,
costano 40.000 euro l’anno a bambino.
Per quanto riguarda la DTI (Immagini del
Tensore di Diffusione), questa una nuova tecnica
di neuroimaging è basata sul rilevamento
della direzione del flusso dell’acqua nel cervello.
Consente così una visione più precisa delle
fibre di connessione cerebrali, soprattutto
quelle, per così dire, a lunga gittata che formano
la gran parte della sostanza bianca dell’encefalo.
Queste tecniche stanno rivoluzionando
la neuroanatomia in vivo delle connessioni nervose
degli emisferi, tra questi e le aree corticali
e sottocorticali, conosciuto come trattografia,
di cui uno dei leader internazionali è Marco Catani,
giovane neurologo perugino dell’Istituto
di Psichiatria del King’s College di Londra, che
per la Oxford University Press ha pubblicato
uno splendido Atlas of Human Brain Connections.
I circuiti cerebrali che sono risultati modificati
nei bambini abbandonati — i principali nell’infografica
— sono di particolare importanza.
Il corpo calloso è la grande struttura di connessione
tra i due emisferi cerebrali: un suo minor
sviluppo crea difficoltà a integrare i vari tipi
di informazioni (visive, acustiche, motorie,
ecc.) elaborate da aree diverse del cervello con
conseguenze di tipo percettivo, cognitivo e linguistico.
La corona radiata contiene le connessioni
tra corteccia e aree sottocorticali. La capsula
interna è in continuità con la corona radiata
e connette i talami (principali stazioni ricetrasmittenti
dal corpo alla corteccia) e i gangli
della base, snodo centrale del sistema motorio
e della memoria implicita. Dentro la capsula
interna viaggiano fibre talamiche ascendenti e
fibre motorie discendenti. Il cingolo è un circuito
corticale profondo connesso al sistema limbico,
dove sono gestite emozioni (amigdala) e
memoria (ippocampo). Il Fornice collega l’Ipotalamo,
che è il centro dello stress e di regolazione
dei sistemi ormonali, e l’Ippocampo.
I bambini orfani istituzionalizzati mostrano
grazie alla DTI danni ai circuiti di connessione
interemisferica e di collegamento col sistema
limbico e quindi presentano, in proporzione
maggiore, alterazioni cognitive, di gestione delle
emozioni e dei comportamenti.

* Dir. Master Psiconeuroendocrinoimmunologia,

Un. L’Aquila