DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Facebook-WhatsApp, 30 miliardi di messaggi al giorno. L'agenda telefonica globale



FEDERICO RAMPINI

NEW YORK HA APPENA celebrato
un sorpasso
simbolico: a quota
1,4 miliardi, i
suoi utenti sono
più numerosi degli abitanti della
Cina. Ma per Facebook la conquista
del mondo è solo ai primi
passi. Estendersi in “larghezza”
era la prima tappa. Ora conta di
più guadagnare “profondità”.
Cioè invadere ogni attimo della
nostra vita, ogni spazio e gesto
di comunicazione fra noi e il resto
del mondo. Sta già accadendo.
Facebook si prepara a diventare
il nuovo operatore telefonico
globale, ubiquo e onnipresente.
La nuova versione
delle “pagine gialle”, e della rubrica
telefonica. Tutto questo
grazie a WhatsApp, la più importante
acquisizione messa a
segno da Mark Zuckerberg,
esattamente un anno fa.
All’epoca sembrò caruccio come
investimento: 19 miliardi di
dollari per un’aziendina di trenta
ingegneri a Mountain View
(Silicon Valley, California) con
un unico business, l’instant
messaging semi-gratuito, dunque
una prospettiva di profitti
incerta. E invece quell’acquisto
sta diventando la chiave di una
nuova rivoluzione tecnologica,
che può condannare all’estinzione
o alla marginalità i giganti
del telefono.
WhatsApp ha appena varcato
la soglia dei 700 milioni di utenti:
niente male anche questa
frontiera simbolica, è più del
doppio della popolazione americana,
o Usa+Ue messi insieme.
Ma un altro sorpasso è più importante.
Come servizio di messaggeria
istantanea su
smartphone, WhatsApp viene
ormai usata per mandare 30 miliardi
di messaggi al giorno. Sta
cioè condannando al declino il
“vecchio” sms. I tradizionali
messaggi via telefonino sono
fermi a quota 20 miliardi al giorno.
Un’intera generazione di giovani
si è già trasferita armi e bagagli
alla nuova tecnologia, cioè
ha abbandonato le telecom e usa
per “smessaggiarsi” coi propri
simili l’applicazione posseduta
da Facebook. Già questo è un colpo
tremendo per il mondo della
telefonìa mobile, che vede scivolare
via sotto i suoi occhi uno dei
suoi business più importanti.
L’offensiva prosegue ad ampio
raggio. Cannibalizzare gli sms,
condannarli all’obsolescenza, è
funzionale ai passi successivi
che Facebook-WhatsApp ha già
cominciato a sperimentare.
Primo: aggiungere la “funzione
voce” alle offerte di messaggeria.
WhatsApp lo farà tra breve,
e quindi si metterà in diretta
competizione con il collaudatissimo
servizio Skype, che appartiene
a Microsoft. Vista la diffusione
rapida di WhatsApp, il fatto
di offrire anche la conversazione
oltre alla messaggeria, è
un ulteriore colpo alle telecom.
Molti affezionati utenti di WhatsApp
passeranno automaticamente
dal messaggio scritto alla
conversazione in viva voce
(via Internet), rimanendo all’interno
della stessa piattaforma
tecnologica online.
Quindi, addio alla bolletta del
telefonino? Centinaia di milioni
di utenti sono in bilico, possono
emigrare definitivamente dentro
l’universo autosufficiente di
Facebook, pronti a cancellare
l’abbonamento alla telecom.
WhatsApp come Skype offre
l’attrattiva della semi-gratuità,
perché la tecnologia usata è molto
meno costosa. Non a caso uno
dei mercati dove questi servizi
realizzano una penetrazione fulminea,
è quello delle nazioni
emergenti. Per esempio l’India.
Offrendo la possibilità di conversazioni
telefoniche che transitano
su iOS (Internet Operating
System) già oggi Skype è in
grado di fornire ai suoi clienti indiani
dei piani equivalenti ai
contratti con le telecom, per un
costo che è meno del 5%: dai 2 ai
4 dollari, contro 100 dollari per
le telecom. Non c’è gara. E non a
caso l’India ha già da sola un decimo
di tutti gli utenti WhatsApp,
70 milioni. Che passeranno
a 100 milioni in poco tempo
grazie all’accordo con il gruppo
di telecom indiano Reliance.
Proprio così, un colosso della
telefonìa si è già arreso all’evidenza:
meglio allearsi con Facebook
che condannarsi all’irrilevanza.
Quei 106,3 milioni di abbonati
a Reliance che hanno degli
smartphone con accesso alla
Rete, ora si vedono offrire da Facebook
servizi in sette lingue
che vanno dalle offerte di lavoro
alla sanità, dai corsi di formazione
online alle notizie sui mercati
agricoli. L’India è un test cruciale
perché la sua popolazione
ha raggiunto e sta per superare
quella cinese, ma avendo un reddito
inferiore ha ancora un miliardo
di cittadini senza accesso
a Internet: dunque è la prossima
frontiera.
Ma torniamo ai mercati più
avanzati dell’Occidente. Qui la
strategia di conquista del nostro
tempo e della nostra attenzione
passa anche da un’altra innovazione
in arrivo. Ben presto Facebook
e WhatsApp avranno una
“login” unificata. Cioè entrando
sulla nostra pagina di Facebook
saremo automaticamente collegati
anche col nostro profilo di
utente alla messaggeria telefonica.
Con la possibilità di riversare
sul social network tutta la
nostra rubrica personale: l’agendina
di una volta, l’elenco
dei numeri di telefono dei nostri
amici e conoscenti, che custodiamo
sullo smartphone.
Una piccola novità, in apparenza,
una semplificazione benvenuta.
Ma le cui conseguenze
potenziali sono immense. Di colpo
Facebook s’impadronirà della
lista di tutti i nostri contatti telefonici,
in aggiunta ai nostri
“amici di Fb”. Una miniera
d’informazioni utili, a fini di
marketing e pubblicità. Nonché
una ragione in più per usare il social

network come unico stru-
mondo esterno, una volta attivate
la sua messaggeria e la funzione
voce.
La strategia egemonica di Facebook
non ha limiti. Non basta
spodestare per sempre le telecom,
diventare l’operatore unico,
l’elenco del telefono e le nuove
Pagine Gialle. Il prossimo
obiettivo, ovviamente, è battere
l’altro Padrone della Rete,
cioè Google.
La sfida decisiva avverrà sul
terreno della raccolta pubblicitaria.
In particolare gli spot che
vanno sugli smartphone, visto
che il telefonino ha soppiantato
il computer come strumento di
accesso a Internet, e dunque è
essenziale avere pubblicità disegnate
su misura per il display.
Già nel 2014 questo segmento
della pubblicità è stato un business
da 40 miliardi di dollari, e
siamo solo nell’infanzia di questa
evoluzione.
Oggi il Leviatano di questo
mercato è Google, con il 40% di
tutta la raccolta pubblicitaria su
smartphone. Ma in un solo anno
Google ha già perso il 6% di quota
di mercato (era al 46% nel
2013), mentre alle sue spalle
avanza Facebook che ha conquistato
in poco tempo il 18,4%. La
strategia di Facebook è dettata
da un imperativo. Si avvicina un
tetto fisiologico, per gli utenti
del social network.
Superata l’intera popolazione
della Cina, è inevitabile che la
crescita “orizzontale” rallenti, e
infatti gli utenti di Facebook ormai
aumentano “solo” del 3% a
trimestre. Ma la raccolta pubblicitaria
per ciascun utente cresce
del 30% all’anno. E per Zuckerberg
è sufficiente raccogliere
2,8 dollari di pubblicità (a trimestre)
per ciascun utente, per
realizzare un fatturato di 3,6 miliardi
e un profitto di 700 milioni
ogni tre mesi. La logica del gigantismo
paga, e siamo solo agli
inizi.

La Repubblica 16 febbraio 2015