DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La conversione di Gabriel, dalla sinistra libertaria anticlericale alla Chiesa cattolica. Per amore di una donna (fedele al Cammino Neocatecumenale)







Cresciuto in una famiglia dove la bibbia era Il capitale di Marx, Gabriel “Gabi” Martinez, economista spagnolo oggi 52enne, ha vissuto mezza vita da militante della sinistra estrema, fiancheggiando l’Eta e seguendo uno stile di vita radicalmente “liberal” e anticlericale. Per cadere infine vinto nelle braccia della sua peggior nemica: la Chiesa cattolica. Aveva scoperto, come ha spiegato recentemente alla tv spagnola, che ciò che odiava era in realtà l’unica cosa in grado di risolvere «la mia insoddisfazione».

L’IDEALE DEL PIACERE. «Mio padre era per la società proposta dagli ideologi marxisti», racconta Martinez a tempi.it. «Perciò l’educazione ricevuta in casa nostra non poteva che essere all’insegna dell’uguaglianza e della libertà: le aziende dovevano essere guidate dai lavoratori, tutti i membri di una famiglia avere lo stesso peso, senza alcuna autorità sovrapposta». Ma quella libertà, comprende oggi l’economista convertito, non era altro che uno strumento per raggiungere un ideale del tutto borghese dato che «la comunità così concepita serviva solo al benessere del singolo». Era in un certo senso logico che questo si traducesse per lui in un’adolescenza vissuta cercando «tutto il piacere possibile: marijuana, alcol, sesso, furto».

LA CRESIMA E L’ETA. Quando però il padre perse il lavoro e la famiglia cambiò città, continua Martinez, accadde un fatto; la prova, secondo lui, che «Dio già lavorava». Tutte le scuole erano piene e il giovane Gabi fu iscritto in un istituto cattolico. Anche lui come i compagni volle ricevere i sacramenti, e quando per caso incontrò un sacerdote dal quale si sentì amato decise di chiedere anche la cresima. Fino a 16 anni, comunque, la sua vita è stata «come quella di un qualsiasi giovane di una famiglia non credente. Ma poi le mie amicizie con persone di ideologia libertaria si ampliarono. Cominciai a interessarmi a quella cultura e a collaborare politicamente con la sinistra radicale. Alcuni dei miei amici appartenevano a partiti vicini all’Eta, e con loro partecipai a qualche attività locale, per fortuna senza mai nuocere fisicamente a nessuno».

UNA VITA SENZA INIBIZIONI. Non erano certo le riflessioni esistenziali la sua occupazione principale. Di quegli anni Martinez ricorda solo che «non pensavo più che Dio esistesse e che non fosse necessario perdere tempo in queste cose». Il ragazzo militava a sinistra e per il resto del tempo pensava solo «al sesso, alla musica e alla droga». Se riuscì comunque a laurearsi in economia fu esclusivamente per il grande sforzo «motivato solo dai vantaggi economici che avrei potuto raggiungere». Nel frattempo si convinceva sempre di più che «qualsiasi pratica fosse buona, fumare marijuana o altre droghe, fare sesso senza impegno, anche con la donna di un amico senza bisogno di nasconderlo, promuovendo rivolte contro i poteri istituzionali, il governo e la Chiesa». Adesso Martinez si sente di dover ringraziare Dio: «È stato Lui che non mi ha permesso di cadere nelle droghe pesanti. Già allora probabilmente mi stava preparando a una conversione radicale».

L’AMORE PER ANGELA. Di lì a poco, infatti, il giovane rivoluzionario si innamorerà di Angela, una donna cattolica. «Mi attirava tutto quello che era fuori dall’ordinario – spiega Martinez – e quella donna era una sfida per me: che fosse cattolica non era un problema, pensavo, in breve avrebbe cambiato idea. Ma non andò così. Al contrario, fui io a vedere in lei un modo di vivere che mi interrogava e mi attraeva. Aveva un modo diverso di rapportarsi con le persone, non faceva alcuna distinzione tra di loro, non parlava mai male di nessuno, dava i soldi ai poveri. E poi era allegra e si divertiva senza bere alcol, era un’altra cosa. Quando mio padre mi scoprì voleva uccidermi: “Gabriel, ti hanno ingannato”, mi diceva». Martinez era stato educato a pensare che la religione fosse l’oppio dei popoli, una volta lo aveva perfino scritto in grande sul muro di una Chiesa. Ovvio che con Angela «furono tre anni duri. Discutevamo e io cercavo di dimostrarle che le sue erano illusioni. Non la lasciai solo perché ero innamorato». Quella ragazza «viveva la fede seguendo il cammino neocatecumenale: parlava molto della Chiesa, dei sacerdoti, del Papa, e questo mi uccideva e mi ingelosiva. E in fondo pensavo che il suo essere cattolica, l’osservare i comandamenti e la legge della Chiesa sarebbe finito presto».
UN AUT AUT LIBERANTE. Invece fu lui a cambiare idea. «Cominciai a fare soldi, facevo affidamento sul “dio denaro” come base della mia felicità e questo mi spinse lontano dall’ideologia politica. Intanto Dio, con questa donna, veniva a liberarmi da ogni schiavitù, che mi legava alle cose materiali. Vivevo una doppia vita contrapposta alle mie convinzioni marxiste, e tutto quello che pensavo io era incoerente con lo stile di vita della mia ragazza: era tutto un caos». La situazione divenne insostenibile, finché la donna, su consiglio delle sue guide spirituali, si decise a mettere Martinez davanti a un aut aut. «O provavo a partecipare agli incontri che frequentava lei o ci saremmo lasciati. Può apparire come una cosa contraria alla libertà, ma oggi io ringrazio per essere stato messo davanti a quella alternativa: ha salvato il nostro rapporto, che dura ancora oggi». Quello è stato il cedimento finale, quando «l’amore ha vinto l’orgoglio».

UNA CHIESA DIVERSA. Del resto Martinez era ancora convinto che nulla in fondo sarebbe cambiato per lui: «Semplicemente dovevo frequentare una catechesi due giorni alla settimana». Solo che, messo piede in chiesa dopo anni di assenza, l’ormai ex libertino ha scoperto qualcosa che nessuno gli aveva mai detto: «C’era un Dio che mi mi amava molto, e Qualcuno si era lasciato maltrattare fino alla morte affinché potessi essere felice. Il suo unico figlio Gesù Cristo mi ha dimostrato che la mia mancanza di felicità era stata prodotta dai miei peccati». Era una Chiesa completamente diversa da quella contro cui Martinez si era sempre battuto: «Voleva essere una casa per me, dove poter essere felice mettendo in pratica il Vangelo, la Parola di Dio. Mi parlavano di qualcuno che aveva vissuto così, la Vergine stessa, mi hanno aperto gli occhi su un Dio con potere immenso e un amore che non avevo mai conosciuto».

NULLA DA RINNEGARE. Adesso Martinez è sposato «felicemente con 4 bambini, sono sempre stato felice, con o senza soldi», e adesso «credo nella fedeltà del matrimonio, nel rispetto della vita del nascituro, nell’accoglienza degli anziani in famiglia, nel rispetto del ricco e del povero, del datore di lavoro e del dipendente» e «nel dire senza nessuna paura la verità quando necessario, che questo sia opportuno o inopportuno, a chi vuole ascoltare e a chi no». Ma ovviamente non è finita perché «ho bisogno di preghiera quotidiana, della confessione, dell’Eucaristia, della Parola di Dio. Così posso continuare a camminare e alzarmi ogni volta che cado». Con il conforto «della Chiesa e della Vergine Maria, che ho imparato a conoscere e che mi sostiene nei momenti difficili, come fece mia madre in vita, che tanto mi ha amato nella sua debolezza». Perché nulla in questa rivoluzione radicale è da rinnegare, nemmeno «il mio santo padre che è stato uno strumento necessario per la mia conversione: se non fossi stato educato così non sarei potuto arrivare qui fra coloro che vivono bene. Lui non ha fatto altro che provare a darmi il meglio. Nei suoi ultimi giorni di vita mi confidò: “Gabriel, si è scelto il migliore”».