DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Il Canada si scopre pro life: bocciata la legge a favore dell’eutanasia

Roma. Il Canada è il paese in cui il giornale
dell’Associazione nazionale dei medici
invita addirittura a cancellare la parola
“eutanasia” dal vocabolario a favore
di “aiuto compassionevole” o “appropriate
misure”. Eppure in quello stesso paese
la lobby pro life pare funzionare davvero
benissimo. Ieri pomeriggio il Parlamento
di Ottawa ha bocciato sonoramente la legge
che voleva introdurre nei suoi confini il
suicidio assistito e l’eutanasia, con 228 voti
contrari e soltanto 59 favorevoli. Cinquantanove
deputati di cui due si sono oltretutto
precipitati a spiegare di aver sbagliato
a votare: sia chiaro a tutta l’assemblea,
al di là della confusione del momento,
che erano contrari alla dolce morte.
La legge stracciata si chiamava C-384,
l’incubo dei cattolici e di molti conservatori
canadesi. Il suo nome è legato a quello
della sua promotrice, Francine Lalonde,
agguerrita e brizzolata deputata del Bloc
Québécois che dal 2005 cercava a più riprese
di farla approvare. Per anni il testo
è rimasto incastrato nella macchina parlamentare
canadese, bloccato fino a ieri dai
vari rinvii alle urne e relativi slittamenti
d’agenda. In più, nonostante il clamore
mediatico, i sondaggi che gli attribuivano
gran favore da parte dei medici e la libertà
di coscienza lasciata dai leader dei
partiti, in aula faticava ad allargare il suo
consenso oltre il Bq. In tutto il Parlamento
gli ha dedicato tre ore di discussione in
due anni. Scopo dichiarato della legge – e
di Lalonde, paladina della morte degna ed
ex malata di cancro lei stessa – era permettere
ai cittadini di scegliere come porre
liberamente fine alla propria vita. O
meglio, evitare il carcere a chi decideva di
aiutare un altro a morire. Quest’altro,
però, poteva essere un malato terminale,
ma anche un depresso, o semplicemente
una persona stanca di vivere. L’importante
era che avesse compiuto 18 anni e che
fosse “apparentemente lucido”. Nel corso
dei mesi non era stato però chiarito dai
promotori che cosa si intendesse, con esattezza,
per “apparentemente lucido”. E alla
maggioranza dei parlamentari la legge
Lalonde è sembrata uno scivoloso passo in
avanti verso la spartana eliminazione dei
disabili senza il loro consenso. In aula il
segretario alla Salute del governo conservatore
di Harper, Stephen Fletcher, ha
chiesto che fosse messa agli atti la sua
astensione dal voto. Del testo aveva detto
che era “difettoso” perché avrebbe potuto
sollevare la società dalla sua responsabilità
di un sostegno sociosanitario ai pazienti
ammalati che volevano vivere. E poteva
anche sembrare che in Canada ci si
volesse sbarazzare degli anziani, proprio
mentre i vicini americani, intenti a riformare
la sanità, erano già stati accusati di
voler “staccare la spina alla nonna”. Il ministro
ha dichiarato che ai pazienti in difficoltà
va il massimo del sostegno, ma ha
messo anche in chiaro che secondo lui
“l’individuo è il responsabile ultimo del
suo destino”. Stephen Fletcher si muove
da anni su una sedia a rotelle motorizzata.
La questione, si sono detti fra gli scranni
i deputati, non si può però chiudere
qui. Così cinque di loro, di maggioranza e
opposizione, hanno annunciato la creazione
di un comitato parlamentare nonpartisan
ad hoc. Fra i loro obiettivi – oltre
a quello di coinvolgere più colleghi possibili,
compresi quelli del Bq – c’è occuparsi
di studiare le cure palliative, le
strutture che ospitano i malati terminali,
l’assistenza domiciliare e le condizioni
dei disabili nel paese. La promessa è
quella di darsi molto da fare, fra ricerche
e recupero dei materiali preparati dagli
esperti, per produrre raccomandazioni
vincolanti entro la fine della legislatura.
Ma questo probabilmente non basterà al
vero vincitore della battaglia contro la C-
384: per Alex Schadenberg, a capo del
network Euthanasia Prevention Coalition,
“la battaglia non è finita”. Almeno
fino a quando ci sarà da combattere per
“una vita dignitosa”. Ringalluzzita dal
successo ottenuto in aula, nel ringraziare
parlamentari e sostenitori la coalizione
pro life ha deciso di rilanciare. Fra gli
obiettivi che si propone di perseguire con
altrettanta meticolosità e impegno (e,
s’immagina, equivalenti risultati), oltre
alle cure palliative c’è il miglioramento
dei servizi dedicati ai disabili, il cambiamento
radicale dell’approccio nei loro
confronti e l’eliminazione della piaga dei
maltrattamenti ai danni degli anziani. Finanche,
con una botta di grandeur un po’
complicata da mettere in pratica, l’istituzione
di una “efficace strategia di prevenzione
nazionale contro i suicidi”.
Valentina Fizzotti

© Copyright Il Foglio 23 aprile 2010




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