DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

LA RISURREZIONE DEI MORTI. La visione ebraica sul tema della risurrezione dei morti

Il tredicesimo articolo della fede Ebraica è la Tchiath Hametim, ovvero la Resurrezione (letteralmente “rivitalizzazione”) dei morti

Questo evento miracoloso è descritto come il riorno dell’anima nel corpo dopo la loro separazione avvenuta al momento della morte. Dio ricomporrà qundi nuovamente i corpi dei defunti e metterà in essi le anime per farli rivivere.

Si ritiene generalmente che la Resurrezione avverrà al termine dell’era Messianica, quando il nostro universo verrà rinnovato e inizierà quell’epoca senza fine chiamata Mondo Avvenire.

Tuttavia, secondo alcuni, ci saranno degli uomini giusti che torneranno in vita già al tempo della venuta del Messia, i primi dei quali saranno Moshè (Mosè) e Aharon (Aronne) che dovranno guidare i riti nel nuovo Tempio.

Mentre molti passi del Talmud affermano che la Resurrezione riguarderà sia i giusti che i malvagi, in altri brani è riportata l’opinione opposta secondo cui i malvagi non rivivranno affatto, e perciò ancora oggi su questo punto ci sono pareri diversi tra i Rabbini.

Come avverrà la Resurrezione? La seguente spiegazione illustra il pensiero ebraico a riguardo: “In futuro il Santo non creerà dei nuovi corpi per i morti, ma resusciterà i loro corpi originali; poichè quando il corpo di una persona si decompone nella terra, c’è un solo osso che rimane intatto, e questo osso non si decompone mai” (Shaar HaLikutim).

E’ scritto che il Creatore ricomporrà i corpi a partire da questo osso che è chiamato Luz; alcuni interpreti lo identificano con il coccige, altri con un osso che si trova nel cranio.

Dagli antichi scritti rabbinici non si riesce a comprendere in modo chiaro come sarà la vita dei risorti. Rabbi Yehuda HaNassì insegnava: “Nel Mondo Avvenire non ci sarà il mangiare, il bere e la procreazione, non ci sarà invidia, odio o competizione, ma i giusti si siederanno con delle corone sulle loro teste e godranno lo splendore della Presenza Divina” (Berachot 17a), ma questa idea non trova riscontro nelle affermazioni di altri Saggi del Talmud. Secondo alcuni interpreti le funzioni fisiche del corpo non cesseranno, ma i risorti potranno trarre il loro sostentamento direttamente dalla Presenza Divina che li nutrirà in modo spirituale.

Per analizzare i principali punti di vista sulla dottrina della Tchiat Hametim prenderemo in considerazione i pareri di due fra i più grandi Maestri dell’Ebraismo: Maimonide e Nachmanide.

L’opinione di Maimonide
Maimonide afferma che la Resurrezione avverrà su questa terra durante l’era Messianica. Coloro che resusciteranno svolgeranno ancora tutte le attività fisiche e biologiche, proprio come prima della morte. Questi risorti dovranno quindi nutrirsi, riposarsi, avere rapporti sessuali, procreare, e dopo aver vissuto una lunghissima vita moriranno nuovamente, poichè il corpo materiale non è adatto a rimanere in eterno.

L’anima, invece, continuerà a vivere in un mondo del tutto spirituale dove gli esseri umani saranno “come gli angeli”, e rimarranno in questa condizione per sempre.

L’opinione di Nachmanide
Secondo Nachmanide e molti altri Maestri, l’idea che i risorti debbano morire nuovamente è completamente assurda poichè contraddice la profezia di Isaia che annuncia: “Egli distruggerà la morte per sempre” (Isaia 25:8) e l’affermazione rabbinica secondo cui “I morti che il Santo Benedetto Egli Sia farà risorgere non torneranno alla polvere” (Talmud, Sanhedrin 92a).

Nachmanide spiega che il Mondo Avvenire (Olam HaBah) non è un regno spirituale per le anime, ma un’epoca che inizierà al termine dell’era Messianica e non avrà fine. I Risorti vivranno quindi con il loro corpo su questa terra che sarà rinnovata dalla Presenza Divina.

Nachmanide descrive il destino dell’umanità con queste parole: “In futuro ci sarà l’era del Messia, che è una parte di questo mondo. Alla fine di essa ci sarà il Giudizio e la Resurrezione dei morti, e questa è la ricompensa che riguarda il corpo e l’anima”.

La Resurrezione dei morti e la Bibbia.
All’epoca del secondo Tempio non tutti accettavano la dottrina della Resurrezione.

I Farisei, gli Esseni ed altri gruppi religiosi Giudaici ci credevano fermamente, ma i Sadducei la rifiutavano poichè sostenvano che non fosse una dottrina insegnata dalla Torah.

Per confutare le idee dei Sadducei, i Maestri Farisei cercarono ogni possibile riferimento alla Resurrezione all’interno delle Sacre Scritture e spesso dovettero ricorrere a dimostrazioni molto ingegnose.

Rabbi Eliezer ben Yose citò il versetto: “Quella persona dovrà essere uccisa; porterà il peso della sua iniquità”. (Numeri 15:31). Se la persona viene uccisa come farà a portare il peso della sua iniquità? Evidentemente ciò accadrà alla Resurrezione.

Rabbi Gamaliel citò Deuteronomio 11:9, dove troviamo l’espressione “La terra che Hashem giurò di dare ai vostri padri”. Affinchè questa promessa si adempia è necessario che i padri risorgano.

Il riferimento biblico più chiaro ed esplicito alla Resurrezione si trova nel libro di Daniele:

” Molti di coloro che dormono nella polvere della terra si risveglieranno, alcuni per una vita eterna, altri per la vergogna e l’infamia eterna [....] E tu vai verso la tua fine; ti riposerai e poi ti rialzerai per il tuo destino alla fine dei giorni.” (Daniele 12:2-13).

Riferimenti a questa dottrina furono trovati anche nei seguenti versi:

“Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano” (Deuteronomio 32:39);

“Hashem fa morire e fa vivere, fa scendere nella fossa e ne fa risalire” (1Samuele 2:6);

“I vostri morti saranno resuscitati, i corpi si alzeranno; risvegliati e canta, tu che dimori nella polvere, poichè la tua rugiada è una rugiada di luce” (Isaia 26:19);

“Alzatevi e benedite Hashem, il vostro Dio, da un Mondo all’altro Mondo” (Nehemia 9:5).

Si parla di Resurrezione anche nella famosa visione delle ossa secche (Ezechiele 37:1-14) e in una profezia di Osea: “Dopo due giorni ci ridarà la vita, il terzo giorno ci farà risorgere e noi vivremo alla sua presenza.” (Osea 6:2).

In questi due casi è però evidente dal contesto che il ritorno alla vita sia una metafora per descrivere la restaurazione d’Israele dopo l’esilio. Si tratta quindi di una “resurrezione nazionale”.

Nel Talmud è narrato il seguente episodio:

“Un Sadduceo disse a Ghebiha ben Pesisa: «Guai a voi colpevoli [Farisei] che sostenete la Resurrezione dei morti! Se il vivente muore, il morto può forse rivivere?» «Guai a voi – egli rispose – colpevoli che sotenete che i morti non risorgeranno; se quelli che non esistevano vengono in vita, non è forse più ragionevole che rivivano coloro che hanno già vissuto?» (Sanhedrin 91a).



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