Due protagonisti dell'aspro scontro andato in onda su Canale 5, Alessandro Cecchi Paone (difensore dei gay) e Renato Farina (difensore della famiglia), spiegano al
Giornale perché non sia stato possibile discutere con toni pacati.
Il video del "duello" in tv Milano - La video-rissa a «Domenica 5» rilancia il tema omofobia nel nostro Paese. Il momento della trasmissione durante il quale la tensione ha raggiunto il clou è stato quando Alessandro Cecchi Paone, difensore delle coppie gay, è stato aggredito verbalmente da Maurizio Ruggiero, integralista e cattolico. A quel punto la conduttrice Barbara D’Urso è intervenuta nel tentativo di sedare l’alterco che rischiava di trascendere ulteriormente.
Presenti in studio anche Alba Parietti, generalmente favorevole all’abolizione delle discriminazioni sessuali, e due coppie gay che chiedono di potersi sposare legalmente. Il dibattito ha immediatamente preso una piega litigiosa come sempre accade dinanzi a due punti di vista diametralmente opposti. Renato Farina, editorialista de «il Giornale», vista l’impossibilità di un dialogo civile, ha preferito abbandonare lo studio.
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- Farina: nell'arena dialogo impossibile
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Omofobia o montature?
Lo strano dilagare dell’epidemia omofobica. Aggressioni dopo cortei: coincidenza? Curiosa scomparsa dell’esito delle indagini. La regia dell’arcigay. Altre montature venute alla luce.
Il 12 ottobre è stato diffuso dagli organi di stampa la notizia dell’aggressione a Roma di due omosessuali, che è stata subito strombazzata come episodio di “omofobia”.
«Sei ragazzi sugli scooter li circondano e fanno il saluto fascista: “Camerata, camerata, camerata”. I due non ricambiano il gesto, sono gay: uno viene colpito col casco alla testa e con una ginocchiata ai genitali. Poi i tre scooter si dileguano».
Tutto l’episodio è ricostruibile dalle sole affermazioni degli aggrediti. Con questo non s’intende dire che se lo siano inventato; anzi è credibile proprio perché da quello che hanno riferito non risulta affatto che siano stati aggrediti in quanto omosessuali. A parte ciò che è riferito sopra, hanno anche affermato: «… hanno visto il nostro modo di vestire come un affronto [da notare: erano vestiti non in modo da apparire omosessuali, ma “in stile Skinhead sharp”, come si legge nello stesso articolo] o forse hanno solo capito che siamo una coppia gay». Quel «forse hanno solo capito che siamo una coppia gay», detto da chi vuol far intendere che si tratta certamente di un’aggressione “omofoba”, fa capire quanto egli stesso ne sia convinto…
Ma per essere equi con i due protagonisti, bisogna anche osservare che molto probabilmente non sono neanche stati loro a voler montare il caso. Infatti, sempre nell’articolo di cronaca, si legge che dopo l’aggressione (avvenuta – si badi – poco prima delle due del pomeriggio) sono tornati a casa; «ma le telefonate di solidarietà lo hanno convinto [quello dei due che ha subito il pestaggio] e ieri sera col suo fidanzato è andato al pronto soccorso del policlinico Umberto I, e stamattina presenteranno denuncia in Procura, assistiti dal legale dell'Arcigay». Quindi dalle ore 14 in cui hanno subito l’aggressione, sono andati al Pronto Soccorso la sera. Ma al Pronto Soccorso che si va a fare dopo diverse ore dall’incidente: per farsi un bicchierino o una partita a briscola?
Pare che, “decodificando e mettendo in chiaro” il “linguaggio” dell’articolo, si può capire come il malcapitato sia stato – diciamo così – persuaso (questa sembra la traduzione di “telefonate di solidarietà”) a creare il caso; e se no l’Arcigay che ci sta a fare? Resta comunque il fatto che nei giorni successivi non se n’è più sentito parlare. Né si è più saputo dalle cronache locali se davvero è stata presentata denuncia in Procura. Ma questo è secondario.
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Tuttavia, la cosa più curiosa di tutte è che solo a una piccola lobby etica sia venuto il dubbio che la stranissima epidemia omofobica italiana sia una montatura, mentre nessuna testata giornalistica professionista abbia ritenuto opportuno dedicare un servizio al tema.
FattiSentire.net
Milano, 18/10/2009