DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Germania, adesso tutti aspettano le prime mosse della “papessa” luterana

La Kässmann a capo della EKD
di Vito Punzi
Tratto da L'Occidentale il 15 novembre 2009

Una donna a capo della Chiesa luterana tedesca: una prova di forza o una dimostrazione di debolezza?

La scelta di Margot Kässmann a capo della Chiesa Protestante di Germania (EKD) era senza alternative, perché con l’uscente Wolfgang Huber la EKD aveva ormai finito le proprie cartucce intellettuali e teologiche. Con qualsiasi altro successore ci sarebbe stata una regressione fin troppo evidente. Con l’elezione quasi plebiscitaria della “vescova” di Hannover a prima “papessa” della chiesa evangelica il sinodo della EKD ha deciso di puntare sulla suggestione di un nuovo inizio.

La Kässmann ha trascorso i suoi anni di formazione a Fulda, dove è stata impiegata come segretaria delle Giornate della Chiesa Evangelica e condivideva con il marito Eckhard la guida di una parrocchia. Nata a Marburg nel 1958, , quattro figlie ormai grandi, la sua ascesa iniziò a 25 anni, quando entrò nel comitato centrale del Consiglio Mondiale delle Chiese, dove venne sostenuta e protetta da quello che sarebbe diventato il successivo segretario generale, Konrad Kaiser, il quale seguì anche il suo lavoro di dottorato, intitolato La visione eucaristica. Povertà e ricchezza come domanda di unità della chiesa nella discussione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Dopo quasi vent’anni, nel 2002, la Kässmann lasciò il comitato centrale per protesta: non sopportò la pressione esercitata dalle chiese ortodosse più tradizionali e la conseguente rinuncia da parte dello stesso comitato alle celebrazioni eucaristiche ecumeniche.

La sua capacità di presenza nei media non è inferiore a quella del suo predecessore Huber. Non c’è stata difficoltà neppure nel lasciare che venisse posta sotto i riflettori la sua vita privata. Del suo tumore al seno, poi guarito, e della sua separazione dal marito dopo 26 anni di matrimonio, ha lasciato che se ne realizzasse un vero e proprio spettacolo mediatico. La Kässmann rilascia poi dichiarazioni su talmente tanti temi che anche i protestanti più conservatori vi possono trovare inevitabilmente qualche spunto positivo – ha detto, per esempio, che i dieci comandamenti sono un “prontuario etico”, oppure che nel dialogo interreligioso Cristo “non può essere rinnegato”. Un po’ come accade in politica con Angela Merkel, anch’essa di fede luterana, la nuova guida della EKD a quasi tutti, all’interno della chiesa, ha qualcosa da proporre.

I presupposti non sono comunque del tutto positivi. Difficilmente potrà costruire una significativa amicizia con i pietisti: la Kässnann infatti è troppo legata al femminismo, ancora più che mai vivo in Germania. Un vincolo che si è ben manifestato un paio d’anni fa, quando sostenne la redazione e la pubblicazione de La Bibbia in lingua corretta, dove si riduceva lo Spirito Santo a “energia spirituale”. Non ha mancato neppure di deprezzare il modello tradizionale di famiglia dichiarando con vigore il proprio sostegno alla politica di potenziamento degli asili nido, una politica che mira a non prevede alcun sostegno economico ai genitori che desiderino proporsi come i primi educatori dei propri figli più piccoli.

Per quanto le riescono piuttosto bene le uscite sui media, non altrettanto efficaci sembrano essere le sua prediche. C’è chi parla apertamente di superficialità, notando come nella sua prima dopo l’elezione al vertice della EKD, durante la funzione che ricordava la Riforma, si sia lasciata andare ad un cordiale ma sbiadito appello per un mondo migliore favorito dai cristiani, in quanto “portatori di speranza”.

Difficile pensare che appelli come questo bastino a rendere più attraente una chiesa luterana che negli ultimi anni visto crescere rapidamente il numero dei suoi fuoriusciti (160. 000 nel 2008). Anche sul tema dell’eutanaia la posizione della “papessa” è tutt’altro che limpida. “La signora Kaessmann”, dice a Tempi l’avvocato e giurista Oliver Tolmein, di fede protestante e impegnato da tempo con il movimento dei disabili tedeschi, “si concentra sul rafforzamento dei formali diritti all'autodeterminazione, invece che su di una migliore assistenza di persone gravemente malate e disabili. Vuole acconsentire apertamente all'assistenza al suicidio e si adopera per la sospensione del trattamento per pazienti in coma vigile. Sostiene in maniera imprecisa che la medicina palliativa abbrevierebbe la vita, ma questo è falso e strumentalizza la medicina palliativa per conseguire altri fini. ”

Altrettanto problematici si preannunciano i rapporti con la chiesa cattolica. Al sinodo di Ulm che ne ha sancito l’elezione la Kässmann ha detto di voler rafforzare il dialogo e l’ecumenismo: “La mia esperienza mi dice che quanto più ci mostreremo uniti tanto più verremo ascoltati. ” Ci si chiede in realtà quanto quel dialogo sarà condizionato dal fatto che la chiesa luterana si sia data come capo una donna divorziata che si è già espressa in passato contro la posizione ufficiale di Roma nella lotta contro l’Aids e che, ovvio sottolinearlo, mal sopporta l’impossibilità per le donne di accedere al sacerdozio e quindi al rango episcopale. La domanda, tuttavia, non sembra toccare più di tanto la coscienza riformata: “Come reagiranno i cattolici?”, si è chiesto il vescovo luterano Johannes Friedrich, “Vedremo, ma io dico che qualsiasi sarà la loro reazione per noi non avrà alcun valore particolare. ”