Lc 21,1-4
In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.
Vide anche una povera vedova che vi gettava due spiccioli e disse: “In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.
Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere”.
IL COMMENTO
Il superfluo è esattamente la zona della vita dove passiamo la maggior parte del nostro tempo e per la la quale occupiamo le nostre migliore energie e risorse. Francamente, il superfluo, tutto ciò che è periferico a quel che davvero conta, tutto quello che è laterale alla tremenda serietà della vita, questo davvero ci appassiona e ci trascina. L'illusione di essere vivi e di vivere fino in fondo le cose ha quasi sempre il sopravvento su ogni timido tentativo di prendere seriamente la vita tra le mani e chiedersi per quale motivo ci vien data e per che cosa valga la pena viverla. I cosiddetti amori travolgenti, passionali, dove il cuore in gola acceso da uno sconvolgimento ormonale cattura tutta la scena e diventa l'assoluto protagonista dell'esistenza, o qualunque altra "passione", civile, sportiva, culturale, religiosa perchè no?, al diventare "assoluti" stringono mortalmente le anime, le menti e i cuori in un cappio mortale. La menzogna del superfluo, del marginale che assurge ad assoluto. Il superfluo che diventa motore dell'esistenza. Attenzione, il superfluo non è un male, anzi, fa parte della vita, ma è come la terra che gira intorno il sole, non è il centro e il fondamento dell'esistenza. E' "super", è un "di più" che lo stesso Signore ha miracolosamente moltiplicato. E' l'abbondanza che Dio non disdegna anzi, al punto che in tutta la letteratura profetica e sapienzale il "superfluo", l'abbondanza sono segni dell'ormai avvenuta era messianica. Ma porrre il superfluo come centro della vita è rovesciare la verità delle cose in menzogna, scambiare il frutto con l'albero, il Creatore con la creatura. "Voi mi cercate non perchè avete visto dei segni, ma perchè avete mangiato e vi siete saziati" diceva il Signore a Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani. E' idolatria. E' la fonte della più grande sofferenza. E' la porta della solitudine. Al Tempio i ricchi, cioè i tronfi che credono di possedere e invece sono così stolti da aver perso la bussola e non sapere da non sapere più quale sia il centro dell'esistenza, gettano del loro superfluo. Come Caino riconoscono al Signore una parte minima della loro esistenza, la periferia dell'esistenza. Sono immagini di tutti noi che viviamo una vita in superficie e in superficie viviamo il rapporto con il Signore. La vedova è spogliata di tutto, ha terminato il suo cammino di fede attarverso la spogliazione d'ogni superfluo, non le rimane che l'"essenziale" per vivere. La vedova non ha nulla sulla terra, anche i beni messianici, anche l'abbondanza delle benedizioni celesti sembrano essere scomparse, il marito, i figli, nessuno più. Nuda con due centesimi. Tutta la sua vita. Ha gettato tutta la sua vita nel tesoro del Tempio, nel cuore di Cristo. Gesù non loda l'aspetto morale della vicenda, registra un dato: solo chi ha camminato nella fede sino a non avere più nessuna sicurezza su questa terra, solo la vedova, l'"ultima" nella società (secondo la traduzione greca della parola "sua povertà" che appare nel vangelo), solo chi dalla periferia della vita è stato condotto al centro dove si gioca il destino dell'esistenza, solo chi ha percorso il cammino in discesa che conduce alle acque battesimali può "gettare", consegnare, perdere la Sua vita. Tutta. Per riaverla moltiplicata eternamente. Come Cristo ha gettato e consegnato per noi la Sua vita, tutta, nel tesoro del Suo tempio che siamo noi. La Sua vita in noi, completamente, perchè la nostra vita sia in Lui, altrettanto completamente. Questo è vivere la vita. Sino in fondo. Una vita d'amore.