Davanti alla commissione, l'esperta ha messo in fila le incongruenze della pillola abortiva, comprese le 29 morti ammesse dall'azienda produttrice
di Pier Luigi Fornari
Tratto da Avvenire del 18 novembre 2009
«Criticità» e «incongruenze» della Ru486 sono state rilevate ieri, nell’ambito dell’indagine conoscitiva in corso presso la commissione Sanità del Senato, dalla consulente del ministero del Welfare, Assuntina Morresi, sulla base dei dati della letteratura scientifica sulla sperimentazione della pillola abortiva. L’esperta, docente di chimica fisica all’Università di Perugia e membro del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), ha riferito inoltre che il parere favorevole alla commercializzazione del farmaco della commissione tecnico scientifica (cts) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) fu emesso il 26 febbraio del 2008, sulla base della casistica di 10 decessi riportata allora dalla ditta produttrice Exelgyn e di 16 indicati, invece, da indagini giornalistiche. Ma la stessa ditta interpellata dal ministero del Welfare nel febbraio del 2009 ne calcolò 29 (17 per aborto farmacologico e 12 per altro uso). Sulla base di questi dati il ministero segnalò all’Aifa quelle incongruenze e criticità. Ma il dialogo con il cts andrà avanti, perché le risposte date dall’organo tecnico dell’agenzia non sono state sufficientemente chiare.
Grande attenzione, secondo la Morresi, si deve riservare alle morti dovute al mancato, o troppo breve, ricovero ospedaliero dopo l’assunzione della Ru486. Una giovane inglese si sentì male in discoteca, quattro giorni dopo la seconda pillola, per una emorragia interna. Il decesso di una ragazza svedese si verificò mentre perdeva sangue facendo la doccia. Esposte a tali rischi sono in modo particolare le giovani che fuori dall’ospedale sono portate a minimizzare sintomi del genere. La relazione alla commissione del presidente del Consiglio superiore di Sanità (Css), Franco Cuccurullo, che non ha potuto recarsi in Senato perché malato, è stata letta dal presidente della commisione Sanità, Antonio Tomassini (Pdl). Al Css è stato richiesto un parere sulla Ru486 nel 2004 da una direzione del ministero della Salute, e successivamente nel 2005 dall’allora ministro, Francesco Storace, in seguito alla sperimentazione della pillola all’ospedale Sant’Anna di Torino. Nel gennaio del 2008, poi, un gruppo di lavoro del Css arrivò alla conclusione che il ricorso all’aborto farmacologico deve imprescindibilmente rispettare la legge 194 sulla interruzione della gravidanza. L’assemblea generale del Consiglio nel marzo dello stesso anno arrestò l’elaborazione di un parere in attesa che l’Aifa terminasse la procedura di autorizzazione della Ru486 con la indicazione dei modi di uso del farmaco consentiti. La sospesione di tale parere è stata sottolineata da Tomassini, prima di introdurre il dibattito sulle audizioni. «Alla luce degli allarmanti dati sui decessi – ha osservato Stefano De Lillo (Pdl) –, in particolare quelli del New England journal of medicine (Nejm), secondo cui la mortalità dell’aborto farmacologico risulta dieci volte superiore di quello chirurgico, a parità di durata della gestazione, si pongono due ineludibili esigenze. La prima è prescrivere l’inserimento di tali informazioni nella formulazione del consenso informato sulla Ru486, la seconda è valutare se i parametri di mortalità e di eventi avversi adottati dall’Aifa per il ritiro di un farmaco dal commercio, non pongano tale problema per quella pillola, una volta prese in considerazione le ultime stime».
Oggi la commissione del Senato ascolterà gli assessori alla sanità e alla salute del Piemonte e della Lombardia, Eleonora Artesio e Luciano Bresciani, ed il presidente del Cnb, Francesco Paolo Casavola.