Città del Vaticano (AsiaNews) – Gesù Cristo è “il fondamento della speranza”; quella speranza di cui “ogni essere umano ha costantemente bisogno”: così Benedetto XVI ha spiegato il senso dell’Avvento con l’inizio oggi dell’Anno liturgico. Parlando alle migliaia di pellegrini radunati in piazza san Pietro per la preghiera dell’Angelus, il papa ha precisato che “Gesù Cristo non riguarda solo i cristiani, o solo i credenti, ma tutti gli uomini, perché Egli, che è il centro della fede, è anche il fondamento della speranza”.
Spiegando la “rilevanza” che l’anno liturgico ha per gli uomini, il pontefice ha detto: “Il mondo contemporaneo ha bisogno soprattutto di speranza: ne hanno bisogno i popoli in via di sviluppo, ma anche quelli economicamente evoluti. Sempre più ci accorgiamo che ci troviamo su un’unica barca e dobbiamo salvarci tutti insieme. Soprattutto ci rendiamo conto, vedendo crollare tante false sicurezze, che abbiamo bisogno di una speranza affidabile, e questa si trova solo in Cristo, il quale, come dice la Lettera agli Ebrei, ‘è lo stesso ieri e oggi e per sempre’ (13,8). Il Signore Gesù è venuto in passato, viene nel presente, e verrà nel futuro. Egli abbraccia tutte le dimensioni del tempo, perché è morto e risorto, è ‘il Vivente’ e, mentre condivide la nostra precarietà umana, rimane per sempre e ci offre la stabilità stessa di Dio. E’ ‘carne’ come noi ed è ‘roccia’ come Dio. Chiunque anela alla libertà, alla giustizia, alla pace può risollevarsi e alzare il capo, perché in Cristo la liberazione è vicina (cfr Lc 21,28) – come leggiamo nel Vangelo di oggi.”.
Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha ricordato che il 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’Aids. “Il mio pensiero e la mia preghiera – ha detto - vanno ad ogni persona colpita da questa malattia, in particolare ai bambini, ai più poveri, a quanti sono rifiutati. La Chiesa non cessa di prodigarsi per combattere l’Aids, attraverso le sue istituzioni e il personale a ciò dedicato. Esorto tutti a dare il proprio contributo con la preghiera e l’attenzione concreta, affinché quanti sono affetti dal virus HIV sperimentino la presenza del Signore che dona conforto e speranza. Auspico infine che, moltiplicando e coordinando gli sforzi, si giunga a fermare e debellare questa malattia”.
Nei saluti finali, in diverse lingue, Benedetto XVI ha salutato in particolare il gruppo che ha partecipato ad una marcia promossa dal Movimento dell’Amore Familiare “per manifestare profondo amore al Crocifisso, riconoscendone il valore religioso, storico e culturale”. La marcia era stata indetta anche per contestare la sentenza della Corte europea che giudica lesiva alla libertà l’esposizione dei crocefissi nei luoghi pubblici italiani.