DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La Svizzera e il tabù della reciprocità con l’islam. Dove si muore per la fede

Bat Ye’or, Weigel e Podhoretz contro
il multiculturalismo a senso unico.
“La libertà religiosa perno del dialogo”

Roma. Nel mondo islamico è proibito
costruire nuove chiese o sinagoghe. E
questa libertà è soppressa dagli stessi che
la pretendono per sé in Europa. Non c’è
reciprocità nel multiculturalismo a senso
unico che in Svizzera ha subito un contraccolpo
con il referendum che ha bandito
i minareti. Sulla reciprocità, chiesta anche
da Benedetto XVI, parla la storica
svizzera Bat Ye’or: “La
reciprocità è un tabù
che nasce dall’odio di
sé europeo e dall’abbandono
di cristiani ed
ebrei in medio oriente”.
Opinioni diverse.
Se il decano neoconservatore
Norman
Podhoretz lega la reciprocità a “una riforma
radicale dell’islam”, per Gianfranco
Fini il no elvetico è “un formidabile regalo
all’islamismo più eccessivo”. Per il saggista
cattolico George Weigel, la libertà
religiosa è il volano di un più grande cambiamento:
“Spero che il voto svizzero costringa
i regimi islamici a rispettare il più
basilare diritto umano. L’occidente deve
fare della libertà religiosa il perno del
dialogo con l’islam”.

Roma. Si muore e si va in galera per la libertà religiosa
nel mondo arabo islamico. E questa libertà è conculcata
nei loro paesi dalle stesse genti che la pretendono giustamente
per sé in Europa e in America. Non c’è reciprocità
in questo multiculturalismo a senso unico che, in Svizzera,
ha subito un duro contraccolpo con la messa al bando
di nuovi minareti, vessilli della rivendicazione islamista
in Europa. “La reciprocità è un soggetto tabù che nasce
dall’odio di sé europeo”, ci spiega la storica svizzera Bat
Ye’or, autrice di volumi di fama internazionale sull’estinzione
della cristianità e dell’ebraismo nel mondo islamico
(l’ultimo è “Il declino della cristianità sotto l’islam”, in
italiano per Lindau). “Mi aspettavo il voto sui minareti,
perché ormai c’è un grande scarto fra le élite politiche e
i popoli europei”, dice Bat Y’eor. “La Svizzera è la più vecchia
democrazia europea, dove il sentimento di libertà e
della dignità dell’uomo, della democrazia e della solidarietà
sociale, è ancora molto forte”.
Benedetto XVI ha chiesto all’islam di garantire ai cristiani
gli stessi diritti che i musulmani godono in Europa.
Ma ai “dhimmi”, cristiani ed ebrei nell’islam, a oggi sono
proibite le manifestazioni esterne di culto, come il suono
delle campane, le processioni con croci, i funerali e la
vendita di oggetti di culto. Possono conservare le chiese o
sinagoghe esistenti; ma non possono costruirne di nuove,
perché la terra islamica non può essere ceduta a nessuno,
essendo “sacra” ad Allah. Il divieto di convertirsi dall’islam
vige anche nei paesi “moderati”. Se in Iran o in Arabia
Saudita, per l’apostasia c’è la morte, in Tunisia un missionario
sorpreso a far opera di proselitismo viene espulso.
In Marocco la legge non vieta di convertirsi, ma per chi
cerca di “persuadere” i fedeli a cambiar fede sono previste
pene dai tre ai sei mesi di carcere. E in Egitto proselitismo
e apostasia, pur non vietati formalmente dalla legge,
sono stati puniti col carcere.
Podhoretz: “Serve prima una riforma radicale dell’islam”
“Il voto sui minareti è un rigetto simbolico dell’islamizzazione
in Europa”, dice Bat Ye’or. “In Europa il principio
della reciprocità è stato rifiutato anche dalle chiese in declino,
che ci ripetono che il cristianesimo deve essere tollerante
e accogliente con lo straniero. Ma poi rifiutano il
principio della reciprocità, così come hanno fatto le élite
europee. Secondo la sharia, non è permesso costruire
chiese e sinagoghe, il culto cristiano non può essere aperto
e visibile nell’islam, tanto che solo in Israele i cristiani
hanno vita pubblica. Il tabù della reciprocità nasce dall’odio
di sé, mentre i governi hanno soprattutto paura di reazioni
economiche. Non si è fatto nulla per proteggere la
cristianità in medio oriente e il risultato è stata la palestinizzazione
dell’Europa contro Israele. La resa europea
sulla reciprocità fa parte della dhimmitudine applicata ai
cristiani e agli ebrei nell’islam”.
Il più pessimista è il decano degli intellettuali neoconservatori,
Norman Podhoretz, che al Foglio spiega: “Sebbene
sia un gesto simbolico, il voto svizzero ha dato un duro
colpo all’assalto islamofascista. Ma fino a che non ci
sarà una riforma radicale dell’islam dall’interno, non c’è
speranza che giudaismo e cristianesimo siano tollerati in
medio oriente”. George Weigel, saggista cattolico americano
di grande successo e biografo di Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI, ci dice che “come regola generale non dovremmo
violare la libertà religiosa al fine di dimostrare
il fallimento altrui nell’onorare il più elementare diritto
umano. Ma nella guerra delle idee al jihadismo, l’occidente
deve essere all’offensiva e fare della libertà religiosa il
perno del dialogo interreligioso. La libertà di culto spezza
il fanatismo e l’unione di religione e politica. Senza
questa, Ahmadinejad è solo un lunatico. Con quel potere,
è l’uomo più pericoloso della terra. Spero che il voto svizzero
concentri l’attenzione sugli stati islamici. Ma non sono
ottimista”.