DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Ma l’evoluzione non è atea. La teoria di Darwin non contrasta con la fede, anzi può contribuire a purificare la teologia. Parla il biologo Alexander

Lo scienziato interverrà al prossimo convegno su Dio. «Sia Dawkins che i creazionisti sbagliano. Darwin non era antireligioso, anzi rifiutava Marx»
di Lorenzo Fazzini
Tratto da Avvenire del 5 dicembre 2009

Darwin e la Bibbia vanno d’accordo. L’evoluzione e la creazione non hanno posizioni alternative in contrasto tra di loro bensì visioni che si completato a vicenda. Direttore del Faraday Institute for Science and Religion al St. Edmund’s College di Cambridge, Denis Alexander è un biologo alquanto quotato. Nel prossimo convegno a Roma su Dio egli interloquirà con Fiorenzo Facchini, Gennaro Auletta e Giuseppe Tanzella Nitti a partire dal suo libro Creation or Evolution. Do we have to choose? (Monarch Books), uscito lo scorso anno in Inghilterra.

Professor Alexander, nel suo volume lei parla dei 'due libri di Dio', quello dei Suoi 'lavori' e quello delle Sue 'parole'. Sembra l’eco di Galileo su 'come si vada in Cielo' e 'come vada il Cielo'...
«Sì, è la distinzione di Galileo. La scienza rivolge certe domande, come 'quali sono i meccanismi coinvolti in determinati processi?' o 'come spiegare il funzionamento dei corpi?'. Ma è abbastanza limitata nel suo scopo, centra l’obiettivo se si focalizza su cose misurabili o idee dimostrabili per via sperimentale; oppure facendo generalizzazioni sulle proprietà della materia. Ma le risposte a tali domande escludono gli aspetti della vita che per noi sono i più importanti e rendono la vita degna di essere vissuta. Nessuna persona sana vive come se la conoscenza scientifica fosse tutto ciò di cui ha bisogno!».

Quindi la scienza tralascia molte dimensioni …
«La scienza esclude l’etica: nessuna quantità di informazione scientifica ci dice quanto dovremmo fare. Tralascia l’estetica: possiamo ottenere l’analisi della chimica dei colori di un dipinto di Michelangelo, ma ciò non ci aiuterà a capire se una certa tonalità cromatica va bene in quel quadro. La scienza non considera le nostre biografie. Non posso pubblicare su una rivista scientifica l’esperienza che da giovane ha cambiato la mia vita, l’incontro con un famoso scienziato. La scienza estromette ogni domanda filosofico-religiosa: perché esiste qualcosa invece del nulla?, c’è un Dio creatore?. Così l’antica idea dei 'due libri' è utile».

Lei ha scritto sul «Guardian»: 'Indebolendo il credo religioso, la biologia potrebbe contribuire a far crescere il creazionismo'. Quindi boccia e Dawkins ma pure i creazionisti. Perché?
«C’è una lunga storia di abusi ideologici della teoria dell’evoluzione. È stata usata a supporto di capitalismo, comunismo, razzismo, eugenetica, femminismo, ateismo e molti altri 'ismi'! La polarizzazione fra ateisti alla Dawkins e i creazionisti fa parte di questa tradizione. Dawkins vede la scienza e Dio come soggetti che presentano descrizioni rivali della realtà. Parimenti i creazionisti interpretano la Genesi letteralmente come una storia e credono che tutti i maggiori 'tipi' di viventi siano stati fatti in 6 giorni di 24 ore 10 mila anni fa! Quest’opinione è assolutamente inconciliabile con la scienza moderna. Così i creazionisti sono d’accordo con Dawkins, che sbaglia quando vuole imporre all’evoluzione, che è la teoria biologica che meglio spiega oggi le origini della diversità biologica, l’ideologia dell’ateismo».

E lo sbaglio dei creazionisti?
«Il loro errore è prendere le mosse da una comprensione tradizionale cristiana della Genesi e interpretare i testi come documenti scientifici. In realtà, quasi tutti i primi commentatori cristiani ed ebrei avevano interpretato quei testi in maniera figurativa. I creazionisti abusano della Scrittura per instillarvi significati scientifici che gli autori non avevano mai inteso proporre».

Lei si definisce 'un biologo cristiano e un appassionato darwiniano'. È possibile?
«Il termine 'darwinisti cristiani' era già in uso nel 1867, 8 anni dopo L’origine delle specie. È significativo con quanta velocità l’evoluzione, in quanto teoria biologica, sia stata 'cristianizzata' dalla Chiesa. Lo afferma James Moore, autore di un autorevole studio sulla ricezione del darwinismo nel XIX secolo: 'Con poche eccezioni, i più importanti pensatori cristiani in Gran Bretagna e America arrivarono ad adottare il darwinismo'. Poi successe che, ideologicamente, l’evoluzione venne associata al materialismo. Marx affermava che il darwinismo appoggiava la lotta di classe e chiese a Darwin se poteva dedicargli Il Capitale, ma lui rifiutò. Certamente Darwin non era un ateo né fece in modo che la sua teoria supportasse l’ateismo. Scrisse infatti a John Fordyce nel 1879: 'Non sono mai stato un ateo nel senso di chi nega l’esistenza di Dio'. Dobbiamo riscattare Darwin dall’immagine di essere un ateo che combatteva la religione. Questa posizione non ha un fondamento storico. I biologi cristiani darwinisti, e io sono tra questi, vedono l’evoluzione come una grande teoria per spiegare le origini della diversità biologica. Però considerano la storia dell’evoluzione come la miglior possibilità con cui comprendere il modo in cui Dio ha creato gli esseri viventi in un lungo processo. Creazione e evoluzione procurano narrazioni complementari rispetto allo stesso racconto. Non c’è bisogno di scegliere come se esse fossero rivali».

Lei ha affermato: 'Darwin ha arricchito la teologia cristiana'. In che senso?
«I teologi dicono che Darwin ha aiutato a 'disinfettare' la teologia. L’evoluzione ha aiutato il ristabilimento dell’'immanenza' di Dio nella creazione. Aubrey Moore, docente al St. John’s College di Oxford ai primi del Novecento, affermava che c’è un’affinità speciale fra teologia e darwinismo, 'che appare sotto le vestigia di un nemico e compie il lavoro di un amico'. La ragione di questa attrazione, sosteneva Moore, era basata sull’intimo coinvolgimento di Dio nella sua creazione. Dio è l’autore dell’intero libro del creato, non solo di una sua piccola parte. E Lui sta ancora scrivendo tale libro».