DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Scappatelle extraconiugali? «Fanno bene al matrimonio». La maggior parte degli uomini non tradisce perché non ama più la propria compagna, anzi

MILANO - Le scappatelle extraconiugali? Un toccasana per il matrimonio. O almeno questo è quanto sostiene Maryse Vaillant, eminente psicologa francese, nel suo libro Les hommes, l'amour, la fidélité (ed. Albin Michel) - conosciuta anche in Italia per il libro del 2006 Come amano le donne (ed. Ponte alle Grazie) - dove riabilita le infedeltà coniugali, definendole il segnale di un «rapporto sano». Basta, quindi, criminalizzare gli uomini – in questo caso francesi, visto che viene citata la statistica secondo la quale il 39% dei transalpini tradirebbe la propria moglie, ma il discorso è comunque generale – per essere dei dongiovanni patentati: un’amante aiuta sempre. Anche la consorte cornificata.

SPAZI - «La maggior parte non è che tradisca perché non ama più la propria compagna», spiega la Vaillant nel libro, «ma, anzi, è il contrario. Semplicemente, questi uomini hanno bisogno di spazio per respirare ed essendo in realtà monogami convinti, per loro l’infedeltà diventa quasi inevitabile. Una volta che le donne francesi accetteranno il fatto che il “patto di fedeltà non è naturale, bensì culturale” e che l’infedeltà è essenziale al “funzionamento psichico” di certi uomini che sono ancora molto innamorati, per loro sarà una conquista liberatoria».

MONOGAMI PATOLOGICI - Una teoria questa della Vaillant, chiosa il quotidiano britannico Daily Telegraph, che la sua connazionale Sylvie Brunel sicuramente non sposerà mai. Non a caso, la signora Brunel è la prima ex moglie di un ministro in carica (Eric Besson) a vuotare il sacco sulle infedeltà del marito e sulla sua fuga con una donna più giovane in un libro, Manuel de guérilla à l'usage des femmes (ed. Grasset) che in poche settimane è diventato un caso non solo in Francia. «La fedeltà non è, per definizione, una prova d’amore», continua la Vaillant, che ha divorziato vent’anni fa ma che da allora sostiene di aver avuto relazioni «stabili e fedeli» – infatti, in molti casi i «monogami patologici» mancano della forza mentale per avere un’amante. Spesso si tratta di uomini che hanno avuto un padre fisicamente o moralmente assente nella loro infanzia e che ne hanno totalmente idealizzato la funzione paterna. Così, mancano di flessibilità e sono prigionieri di un’immagine che non rispecchia la realtà».

Simona Marchetti
Corriere della sera 30 dicembre 2009