Qui in Italia siamo pieni di paladini della libertà d’espressione, che organizzano sfilate, cortei e manifestazioni appellandosi al sacrosanto articolo 21 della Costituzione. Poi uno se ne esce con una idea, un’opinione, una teoria fuori dal coro di quelle comunemente accettate. E allora i paladini organizzano una bella campagna. Non in sua difesa, ma per chiederne la testa. Non se la prendono con l’idea, l’opinione e la teoria. Ma con la persona che ha osato aprire bocca. E la libertà d’espressione? Con quella di punto in bianco, si puliscono la suola delle scarpe (innevate).
Facciamo un esempio. Da fine novembre, a più riprese, è saltata fuori una dura polemica contro il vicepresidente del Consiglio Nazionale della Ricerca, il professor Roberto de Mattei. Ottima persona, con un neo enorme per i difensori del libero pensiero, talvolta coincidenti con quelli del laicismo senza se e senza ma (cioè quella versione grottesca del laicismo che ha assunto i tratti tipici dei fondamentalismi, togliendo i crocifissi dalle pareti e vietando, altrove, il velo islamico in classe).
Qual è il difetto di de Mattei è presto detto: non fa mistero delle sue posizioni di cattolico fedele alla Santa romana chiesa. Il suo «reato», invece, è ricoprire la seconda carica del Cnr e di aver organizzato in tale ambito un convegno dal titolo Evoluzionismo, il tramonto di un’ipotesi, seguito dalla normale pubblicazione degli atti. Il titolo è forte. I saggi contenuti, scritti da paleontologi e antropologi, mettono in rilievo le lacune e le contraddizioni del Darwinismo. Avranno ragione? O torto marcio? Qui poco conta.
Qui conta notare la reazione spropositata a quello che in fin dei conti è un tentativo, magari destinato a fallire, di confutare una teoria scientifica, il Darwinismo. Operazione che pare in linea con il metodo così come lo insegnano nelle scuole: una teoria è scientifica solo se falsificabile. Non regrediremo certo al Medioevo, e l’Italia non diventerà l’Afghanistan talebano, se si lascia la facoltà di esporre il proprio punto di vista a chi non condivide la teoria dell’evoluzionismo, e propende per un’altra spiegazione della nascita della vita sulla Terra, quella Creazionista. Eppure è partita una campagna per infangare de Mattei, non tanto le sue tesi, evidentemente indegne di due righe di confutazione. L’obiettivo, dichiaratissimo, sono la rimozione o le dimissioni. Ieri le ha auspicate Piergiorgio Odifreddi su Repubblica con un pezzo che la butta sul personale, con un pizzico di complottismo clericale che non guasta mai. La nomina di de Mattei è un tentativo «di infiltrazione fondamentalista e antiscientista» (ma da parte di chi? Servizi deviati vaticani? Templari alla Codice da Vinci? Odifreddi se sa qualcosa lo dica) servendosi di un «candidato fuori luogo». «Fuori luogo» per questo motivo: insegna Storia del Cristianesimo in una Università privata, dirige il mensile Radici cristiane, è dirigente di Alleanza Cattolica ed era consigliere di Fini quando Fini era ancora compromesso con Berlusconi. Roba da pazzi... Quest’uomo, de Mattei, osa ammettere di essere cattolico! Via, fuori dalle scatole! Gli elettori (ma da quando si vota per il Cnr?) dovrebbero alzare la voce e sbatterlo fuori dal Consiglio. Parola di uno scienziato super partes, come dimostra questa sua dichiarazione: «Quando ho letto la Bibbia mi sono sbellicato dal ridere. Non riuscivo a credere che una religione si potesse reggere su cose del genere. Un Dio cattivissimo, popolazioni annientate, donne violentate. A volte sembra di leggere Mein Kampf di Hitler».
Prima di Odifreddi anche Telmo Pievani era andato giù pesante con un articolo su Micromega dai toni soft come quelli di un comizio di Antonio Di Pietro: «Tesi come queste (quelle del Convegno Cnr) getterebbero nel ridicolo chiunque fosse così temerario da affermarle in pubblico». Meglio sarebbe una «coltre di imbarazzato silenzio», quello riservato da Pievani ai partecipanti al Convegno, privati perfino della dignità del nome: fisico tedesco, sedimentologo francese, etc. Anche perché questi botanici bulgari et similia mancano «di rispetto per il lavoro di generazioni di scienziati». In quanto a de Mattei, non tollera la conoscenza perché incompatibile con la «fede integrale».
A questo punto è intervenuto il presidente del Cnr, professor Maiani, uno che si è opposto alla visita di Ratzinger alla Sapienza, quindi non un abate certosino, il quale ha detto questo: «Voglio precisare che il carattere aperto della ricerca intellettuale e la personale contrarietà a ogni forma di censura delle idee per me e per il Consiglio Nazionale delle Ricerche non sono un contentino, ma valori fondanti, coerenti con la civiltà del nostro Paese. Con l’occasione intendo ribadire con forza - al di là delle diverse posizioni culturali - i rapporti di stima, amicizia e proficua collaborazione che mi legano al Vice Presidente, professore Roberto de Mattei». Ma Pievani l’aveva previsto: «Ora suoneranno le sirene del vittimismo cosiddetto liberale». Pensa che pretesa assurda ’sti frignoni liberali, vorrebbero che anche de Mattei potesse pensare e studiare quello che gli pare, e, se ne ha titolo, perfino essere vicepresidente di un ente nazionale. Tutto «vittimismo liberale». Tanto più che, a detta di altri intervenuti, ad esempio il professore Ferdinando Boero, sul sito di Micromega, non bisogna confondere la «correttezza scientifica» con «la libertà d’espressione». Non si può dir parola che non sia conforme alla «correttezza scientifica». E chi decide cos’è corretto? Ovvio: ci pensa Boero il quale rivolge questo invito al presidente Maiani, in una moderna variante dell’immortale «lei non sa chi sono io»: «vada nel Web of Science e cerchi il mio nome e quello del suo vicepresidente e confronti le produzioni scientifiche, le citazioni».
Insomma: viva la libertà di parola, a patto che parlino sempre i soliti.
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