DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

1. Riportiamo qui i testi della versione a cura della C.E.I., anche se tale versione, in alcuni
casi, non rende con esattezza il senso dei termini greci.

2. “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto” è lettura preferita dalla maggioranza
dei commentatori; noi invece, come mostreremo in seguito, riteniamo che criticamente
sia più valida la lettura variante: “Tu sei il mio Figlio, io oggi ti ho generato”.

3. Sui racconti sinottici del battesimo di Gesù è stato osservato: “La tradition évangélique a
bien compris et mis en lumière la densité théologique de cet épisode qui marque le début de la
mission de Jésus, mais elle l’a fait selon des orientations différentes, délicates à préciser”, P.
Benoit – M.-É. Boismard, Synopse des quatre Évangiles en français, Tome II, Paris 1977, 79.

4. Luca distingue nettamente l’attività di Giovanni Battista da quella di Gesù; egli quindi
schematizza le attività di questi due personaggi, ponendo una successione cronologica tra
di esse che non si è avuta storicamente (cf. Lc. 16, 16); infatti tra il ministero di Giovanni e
quello di Gesù vi è stata una parziale contemporaneità o sovrapposizione di essi agli inizi
della predicazione di Gesù (cf. Giov. 3, 22-24); cf. I. H. Marshall, The Gospel of Luke,
Exeter 1978, 152.

5. Per la costruzione di questa proposizione, cf. J. A. Fitzmyer, The Gospel according to
Luke I-IX, Garden City, N.Y. 1982, 118-120.

6. Parliamo di affermazione secondaria contenuta nel genitivo assoluto composto sotto il profilo
letterario, poiché sotto quello contenutistico l’accenno al fatto che Gesù “stava in preghiera”
è di primaria importanza per l’intelligenza del racconto nella prospettiva di Luca.

7. Il racconto del battesimo di Gesù in Mt. 3, 13-17 è molto ampio perché riporta un breve
dialogo tra il Precursore e Gesù ed un’indicazione sul senso dell’opera che Gesù dovrà svolgere
(“adempiere ogni giustizia”); in Mc. 1, 9-11 il racconto comprende 53 parole, in Lc. 3,
21-22 soltanto 43.

8. Cf. E. Jacquemin, “Il battesimo di Gesù (Mt. 3, 13-17; Mc. 1, 6b-11; Lc. 3, 15-16. 21-
22)” in: La Parola per l’assemblea festiva, Brescia 1969, 83-109, qui 103.

9. Per una visione d’insiene dei cambiamenti apportati da Luca al racconto del battesimo di Gesù

10. I Settanta traducono il verbo ebraico qara‘ con ajnoivgw; il verbo ebraico significa: spezzare,
rompere, stracciare (i vestiti). Per l’apertura del cielo come elemento apocalittico, cf.
Marshall, Gospel of Luke, 152.

11. Per l’abbinamento “aprirsi il cielo” e “vedere” cf. Ez. 1, 1; Giov. 1, 51; Atti 7, 56; 10, 11;
Ap. 4, 1; 19, 11; si veda Jacquemin, Il battesimo di Gesù, 88, nota 6.

12. Si veda il nostro studio: “Motivazione e contenuto della preghiera di Gesù nel vangelo di
Luca”, in B. Prete L’opera di Luca. Contenuti e Prospettive, Leumann-Torino 1986, 80-103
(con bibliografia); si veda anche L. Monloubou, La preghiera secondo Luca, Bologna 1979.

13. In Lc. 11, 2 in luogo della seconda petizione del Pater: “venga il tuo regno”, alcuni codici
e testimonianze patristiche indicano la lettura: “venga su di noi il tuo Spirito Santo e ci
purifichi”; cf. edizioni critiche del Nuovo Testamento.

14. Cf. E. Jacquemin Il battesimo di Gesù, 105 e nota 16.

15. Questo aspetto è stato posto in evidenza particolarmente da G. Schneider, Das Evangelium
nach Lukas, Kapitel 1-10, Gütersloh - Würzberg 1977, 92. Anche F. Bovon rileva che nel battesimo di Gesù la preghiera costituisce da parte dell’uomo la disposizione appropriata alla manifestazione divina (“Das Gebet wird auf der menschlichen Seite zur angemessenen Einstellung”), Das Evangelium nach Lukas (Lk 1, 1-9, 50), Zürich, Neukirchen-Vluyn 1989, 179.

16. Molto lapidariamente, a proposito del genitivo assoluto composto di Lc. 3, 21, F. Bovon
osserva: “Während die Taufe schon vollzogen ist (Particip Aorist), dauert das Beten Jesu
an (Particip Präsens)”, Lukas, I, 179.

17. Cf. Fitzmyer, Luke, 484; in Atti 10, 41, Pietro, nel discorso tenuto nella casa di Cornelio
dichiara che Gesù è risorto ed è apparso ai discepoli, i quali hanno mangiato e bevuto con lui

18. Come hanno ritenuto vari studiosi; così I. H. Marshall rileva: “It may be best to assume
that the thought is of the Spirit gently descending upon the head of Jesus as a dove might
descend, so that it looked like a dove”, Gospel of Luke, 153-154. Per noi l’espressione o
l’immagine di Luca è soltanto funzionale, cioè ordinata interamente ad affermare l’idea che
Gesù ha avuto una comunicazione carismatica dello Spirito Santo.

19. Cf. lo studio fondamentale di L. E. Keek, “The Spirit and the Dove”, NTS 17 (1970-
1971) 41-67, al quale si rifanno i commentatori. Per una visione d’insieme dei significati
attribuiti alla “colomba” della teofania del battesimo di Gesù, cf. Marshall, Gospel of Luke,
153-154; Fitzmyer, Luke, 483-484.

20. Era noto nel giudaismo che il Messia sarebbe ripieno dello Spirito del Signore, perché i
profeti avevano annunziato che Jahweh avrebbe posto il proprio Spirito sul suo servo (cf.
Is. 42, 1) e che sul rampollo di Jesse si sarebbe posato lo Spirito del Signore (cf. Is. 11, 1-
2; si veda anche Is. 48, 16; 61, 1); di conseguenza era facile comprendere il silenzio del
racconto del battesimo di Gesù sugli effetti della discesa dello Spirito su di lui; questo dono
dello Spirito indica che Gesù ha una missione da esplicare e che è provveduto di particolari
doni per assolverla con la discesa dello Spirito: “Jesus is commissioned and equipped for
his task” (Marshall, Gospel of Luke, 154).

21. Lo Spirito Santo disceso su Gesù in occasione del suo battesimo non designa lo Spirito
di santificazione dell’anima di Gesù, ma “lo Spirito carismatico”, cioè la potenza divina con
la quale il Signore ha dotato il suo Messia per l’assolvimento dell’opera che gli aveva affidato.
Giustamente è stato precisato: “Il ne s’agit donc pas ici de l’Esprit conçu comme principe
de sanctification personnelle pour Jésus, mais de l’Esprit charismatique, qui est une
puissance divine travaillant en vue de réaliser l’oeuvre messianique” (Benoit - Boismard,
Synopse, 80).

22. Cf. Fitzmyer, Luke, 484. Negli Atti 2,2-4, Luca, narrando la discesa dello Spirito sugli
apostoli nel giorno della Pentecoste, ricorre ad altri simboli: il vento gagliardo e le lingue
di fuoco.

23. L’espressione di Luca: “Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto
anche lui il battesimo, stava in preghiera” (3, 21), pur nella sua estrema concisione, lascia
intravvedere una folla che era accorsa a farsi battezzare da Giovanni e che si era mostrata
desiderosa di “conversione”; a questa folla quindi e non soltanto a Gesù era diretta la voce
dal cielo e ad essa questa voce manifesta chi è Gesù davanti a Dio e nella sua più profonda
realtà. Cf. Schneider, Lukas 1-10, 92.

24. Cf. Fitzmyer, Luke, 484-485.

25. Per la tradizione testuale del passo in questione si vedano le edizioni critiche del Nuovo
Testamento. La traduzione a cura della C.E.I. accoglie la prima lettura: “Tu sei il mio figlio
prediletto, in te mi sono compiaciuto”; quella invece de La Bible de Jérusalem la seconda:
“Tu es mon fils; moi, aujourd’hui, je t’ai engendré” (Paris 1973, Nouvelle édition).

26. E’ quanto fanno osservare vari commentatori; così F. Bovon rileva: “Die Textkritische
Bezeugung der Himmelsstimme spricht für den Nestle-Text, die innere Kritik vielleicht für
die westliche Lesart: ‘Du bist mein Sohn. Heute habe ich dich gezeugt” (Ps. 2, 7); il Nestle-
Text è il testo accolto dall’edizione critica (edizione 26 del 1979), curata da Nestle-Aland;
il Bovon opta per la prima lettura; cf. Lukas, I, 181.

27. La missione del servo in Is. 42, 1 è indicata con l’espressione: “egli porterà il diritto alle
nazioni”; nel racconto del battesimo invece non c’è nessuna indicazione esplicita ad essa. Il
testo di Is. 42, 1-4 è applicato direttamente a Gesù da Mt. 12, 17-21.

28. Il Sal. 2 è un salmo regale con prospettive messianiche ed escatologiche; il Messia proclama
il decreto con il quale il Signore lo dichiara suo figlio e gli dà come possesso le genti
e come dominio i confini della terra (Sal. 2, 7-8).

29. È difficile stabilire i limiti dell’espressione: “Tu sei il mio figlio”, poiché Luca non la
considera soltanto una ripresa del testo del Sal. 2, 7, bensì una rivelazione da parte di Dio;
queste parole divine rappresentano per l’evangelista la rivelazione di una verità e di un mistero
(cf. Bovon, Lukas, I, 181).

30. Per i tre motivi indicati si veda soprattutto Jacquemin, Il battesimo di Gesù, 89-91.

31. E’ stato osservato che nella proclamazione della voce celeste che si è avuta dopo il battesimo
di Gesù l’accento è posto sulla presenza, intima e potente, di Dio in Gesù per la sua
missione; “Gesù è riempito dello Spirito Santo, è Figlio di Dio ad un titolo privilegiato; nell’opera della salvezza che deve ora intraprendere, è segnato dalla stretta relazione che l’unisce a Dio…; appartiene ad un ordine trascendente” (Jacquemin, Il battesimo di Gesù, 92). Si è anche rilevato che è più importante far conoscere con la proclamazione divina, verificatasi
dopo il battesimo, che Gesù è Figlio di Dio più che egli è Messia; “it is… as the son of God
that Jesus is the Messiah, rather than vice versa. So the saying probably contains more than a
messianic element, and it leads beyond messiahship to that personal relationship to God
which is basic for the self-understanding of Jesus” (Marshall, Gospel of Luke, 155-156).

32. Per una valutazione delle testimonianze degli antichi scrittori concernenti la formulazione
primitiva del testo di Lc. 3, 21-22 e l’originarietà della citazione del Sal. 2, 7 cf.
Benoit - Boismard, Synopse, 81-82. Da parte sua A. George rileva: “Les indices ne
manquent pas en sa faveur (a favore della seconda lettura): l’antiquité et la dispersion de
ses témoins, son originalité, les difficultés qu’elle pouvait créer à la tradition ultérieure (sa
divergence apparente avec Lc 1, 35, le soupçon d’adoptianisme), la tendance des copistes à
l’harmonisation des synoptiques…” (“Jésus fils de Dieu”, in Idem, Études sur l’oeuvre de
Luc, Paris 1978, 217); lo studio è apparso nella RB 72 (1965) 185-209.

33. Con il vangelo dell’infanzia il dato su Gesù Figlio di Dio viene ulteriormente anticipato
al momento della sua nascita (cf. Lc. 2, 11) e del suo concepimento (cf. Lc. 1, 32.35). Abbiamo
sviluppato questo concetto in uno studio precedente: “Oggi vi è nato… il Salvatore
che è il Cristo Signore” (Lc. 2, 11), RivB 34 (1986) 289-325.

34. Benoit - Boismard, Synopse, 82.

35. Cf. George, Jésus fils de Dieu, 217 (nota 32). L’autore annota ulteriormente: “(Luc)
semble avoir voulu présenter séparément la reconnaissance de Jésus comme Fils par son
Père, et la déclaration de Jésus sur son rôle de Serviteur (4, 18-19). Le Fils ici [= Lc. 3, 22],
c’est le messie investi par le Père dans le secret de leurs relations mystérieuses; le Serviteur,
c’est le prophète qui annonce l’évangile et l’année de grâce du Seigneur (4, 18-19). C'est
seulement plus tard que les deux titres seront unis (9, 35), au moment où les disciples
commenceront à apprendre que le messie est un messie voué à la souffrance (9, 22) et où
Jésus prendra la route de Jérusalem pour y mourir (9, 31.51)”.

36. A. George precisa così la portata ed il significato del battesimo di Gesù nel racconto del
terzo evangelista: “Luc voit surtout dans le baptême de Jésus la proclamation par le Père de
sa filiation divine. Cette proclamation apparaît comme l’investiture du messie, l’inauguration
de sa mission, dans le prolongement de l’annonciation et dans l’attente de la gloire de
Pâques” (Jésus fils de Dieu, 218, nota 32).

37. Sarebbe stato opportuno prima di esaminare gli aspetti dottrinali del racconto lucano del
battesimo di Gesù illustrare soprattutto i due seguenti quesiti: perché Gesù ha ricevuto il
battesimo di Giovanni ed in quale rapporto si trova il racconto del battesimo di Gesù con la
cristologia di Luca, ma nella presente esposizione non possiamo indugiare a dare una risposta
esauriente ad essi; ci imitiamo quindi ad un semplice accenno. Certamente il battesimo
di Gesù dovette costituire una difficoltà per i primi cristiani e causare in loro dello smarrimento,
poiché sembrava dimostrare una subordinazione di Gesù al Battista (cf. E.
Schweitzer, Introduzione teologica al Nuovo Testamento, Brescia 1992 [ediz. tedesca 1969],
22), come appare dal racconto di Matteo, il quale per giustificare questa iniziativa ha dovuto
inserire nella sua narrazione degli elementi esplicativi (cf. Mt. 3, 14-15). E’ stato opportunamente osservato: “Ce geste (il gesto di Gesù di sottomettersi al battesimo di Giovanni),qui pouvait s’interpréter comme une infériorité de Jésus par rapport à Jean, a dû beaucoupgêner les premiers chrétiens, surtout à cause de leurs polémiques contre les disciples du Baptiste. Mt. essaie de justifier ce geste en ajoutant les vv. 14-15, et il en profite pour faire
proclamer par Jean la dignité suréminente de Jésus” (Benoit - Boismard, Synopse, II, 83).
Successivamente la pietà cristiana, riflettendo sull’avvenimento del battesimo di Gesù, ha
visto nell’iniziativa di Gesù che vuol ricevere il battesimo di penitenza di Giovanni un gesto
di solidarietà del Salvatore con i peccatori; tuttavia va osservato che nei racconti evangelici
del battesimo di Gesù non si accenna all’intenzione che egli aveva nel compiere tale
gesto. Certamente gli evangelisti hanno ricordato il battesimo di Gesù a motivo della
teofania che lo ha accompagnato; e verso tale teofania, considerata la sua rilevanza
cristologica, è rivolto tutto il loro interesse; cf. E. Jacquemin, Il battesimo di Gesù, 87. Al
secondo problema abbiamo fatto un rapido accenno in precedenza; si vedano le note 33 e

36; per una visione d’insieme dei due quesiti, cf. Fitzmyer, Luke, 481-483.

38. Cf. Fitzmyer, Luke, 480-481.

39. L’azione dello Spirito Santo sarà ricordata da Luca durante il ministero pubblico di
Gesù; cf. Lc. 4, 1.14; l’evangelista rileva che l’azione dello Spirito si esplicava in Gesù nella
sua attività taumaturgica ed in quella didattica; egli infatti scrive: “Gesù ritornò in Galilea
con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava
nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi” (Lc. 4, 14).

40. Questo aspetto del problema concernente i racconti evangelici del battesimo di Gesù
sono stati messi bene in evidenza dagli studiosi delle tradizioni evangeliche; infatti è stato
rilevato: “C’est parce que Jésus enseignait avec sagesse et guérissait les malades que les
premières communautés chrétiennes en ont conclu qu’il possédait l’Esprit de Dieu, et donc
qu’il était Celui qu’avait annoncé Isaïe… Forts de cette convinction, fondée sur l’expérience
réelle des miracles et de l’enseignement de Jésus, les apôtres, et à leur suite la tradition
évangélique, ont voulu exprimer cette réalité dans un récit dont les résonances théologiques
sont indéniables. Et si ce récit eut pour cadre le baptême de Jésus, c’est parce que ce
baptême marquait, en fait, le moment où Jésus reçut l’impulsion décisive, pour sa mission
messianique” (Benoit - Boismard, Synopse, 83).

41. L’espressione “voce dal cielo” (fwnh;ejx oujranou') è alquanto vaga; al riguardo osserviamo
che in Gen. 15, 4 il TM ha letteralmente: “gli fu rivolta la parola del Signore (debar-
Jahweh)…”, mentre i Settanta dicono: fwnh;kurivou ejgevneto pro;" aujto;n levgwn; Cf. Dan.
4, 28.31 (Teodozione). L’idea che il Signore parla dal cielo è attestata nell’Antico Testamento
(cf. Deut. 4, 10-12 etc.); per accentuare il dato che la voce di Dio proviene dal cielo
questa voce è accompagnata dal tuono (cf. Es. 19, 19; Is. 30, 30-31; Sal. 18, 14). Va rilevato
che qui Dio parla direttamente a Gesù; la letteratura rabbinica successiva conosce
l’espressione Bath-qol (= figlia della voce), con la quale si indicava che non si sentiva direttamente
la voce di Dio, ma la sua eco (figlia della voce), poiché la profezia era finita;
questa eco della voce divina era un qualcosa di incompleto che veniva a sostituire la profezia;
cf. Marshall, Gospel of Luke, 154; Fitzmyer, Luke, 484-485; Bovon, Lukas, I, 181.

42. Mentre in Mc. 1, 10 è detto che Gesù “vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di
lui…” (cf. Mt. 3, 16) e che “si sentì una voce dal cielo” (Mc. 1, 11; Mt. 3, 17 ha : “ una
voce dal cielo che disse: Questi è il figlio mio prediletto”), Luca non parla di vedere, né di
sentire, ma si limita a scrivere: “il cielo si aprì, e scese su di lui lo Spirito Santo…” (Lc. 3,
21-22a) e “vi fu una voce dal cielo…” (Lc. 3, 22b); come si nota, il terzo evangelista non
parla di vedere, né di sentire.

43. ll racconto lucano del battesimo di Gesù, più delle altre narrazioni sinottiche, presenta
una sistematizzazione ed una prospettiva teologica (cristologica) dell’avvenimento; nel racconto infatti si rileva che Gesù, dopo il suo battesimo e mentre stava in preghiera, riceve la
comunicazione di Dio che gli conferma che egli è Figlio di Dio ed ha un mandato
messianico da esplicare e di cui riceve l’investitura; di conseguenza occorre vedere ciò che
c’è oltre questa sistematizzazione e questa inquadratura teologica dell’avvenimento. È ciò
che mettono in risalto Benoit - Boismard quando osservano: “Par-delà le revêtement
théologique et la systématisation de cette scène, nous atteignons une double réalité: la
présence en Jésus de l’Esprit qui le pousse et le fait agir, à partir de son baptême par Jean;
la conscience qu’eut Jésus, éclairé par Dieu, de sa mission messianique” (Synopse, 83).

44. È quanto tra gli altri studiosi fa rilevare Marshall con questa osservazione: “The
traditional title given to this section (il battesimo di Gesù) is appropriate enough for the
accounts in Mt. and Mk. In Lk., however, the actual baptism of Jesus is assigned to a subordinate
place in the sentence construction…, and the emphasis falls heavily upon the
unique events which accompanied it — the descent of the Spirit from heaven and the voice
declaring Jesus to be the Son of God” (Gospel of Luke, 150).

45. In uno studio in corso di stampa che tratta del genere letterario dell’annunciazione a
Maria (cf. Lc. 1, 26-38) e che apparirà in Ricerche storico bibliche ho cercato di provare
che il genere letterario del racconto dell’annunziazione che meglio risponde all’inquadratura
ed alle istanze del racconto è quello dall’annunzio o della proclamazione, poiché tale
racconto ha lo scopo di far conoscere chi è Gesù e la missione che svolgerà.
46. Cf. J. Ernst, Il vangelo di Luca, volume primo (Lc. 1, 1-9, 50), Brescia 1985, 208 (ediz.
tedesca 1977).