Sacri palazzi
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Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro
Paolo VI, l'audacia di un Papa
09Jan 10
L’inedito di Montini che bacchetta le Acli troppo sinistrorse
Sul Giornale di oggi pubblico la lettera fino ad oggi rimasta inedita che il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, inviò il 15 maggio 1960 alle Acli milanesi. Si tratta di un documento importante, conservato all’Istituto Paolo VI di Brescia, che lo ha messo a disposizione del prof. Paolo Gheda, curatore del volume Siri, la Chiesa, l’Italia (Marietti 1820) da qualche giorno in libreria. Gheda nel suo contributo su Siri e Montini utilizza solo alcuni brevi passaggi della lettera, che Il Giornale ora pubblica integralmente con il consenso del professore e dell’Istitito Paolo VI (il testo integrale della lettera è disponibile sull’home page del sito web del Giornale, nel primo dei commenti a questo post allego anche la risposta del cardinale Siri, allora presidente della Cei, che ricevette copia della lettera dall’arcivescovo di Milano e rispose subito congratulandosi e appoggiandolo). Si tratta, come vedrete, di un documento importante e dai toni piuttosto duri. Montini era stato sempre vicino alle Acli: nel 1944, da Sostituto della Segreteria di Stato, aveva partecipato alla loro fondazione, auspicando che fossero «espressione della corrente cristiana in campo sindacale per contrastare la presenza dominante della Cgil». Arrivato a Milano, Montini aveva promesso agli aclisti di essere loro «padre, amico, alleato». Ma l’evoluzione in chiave più marcatamente socio-politica dell’associazione e il favore espresso dalle Acli nei confronti della cosiddetta apertura a sinistra avevano addolorato non poco il futuro Paolo VI. Montini contesta alle Acli troppa polemica «non già verso gli avversari del nome cristiano, ma verso persone e gruppi e giornali del campo nostro»; scrive che gli aclisti non aderiscono come ci si aspetterebbe da «buoni cattolici militanti» alle indicazioni della Chiesa «circa la famosa apertura verso il socialismo»; critica il fatto che le Acli suscitino «simpatie e speranza per un socialismo che tuttora si mostra così avverso alla religione» e che è «ostile e pericoloso per la nostra causa, sia religiosa che sociale»; rimprovera all’associazione di offrire argomenti agli «avversari nel nome di Dio, di Cristo, della Chiesa»; contesta la pretesa di autonomia degli aclisti pregandoli «di esaminare se nelle vostre amicizie e nelle vostre idee non lavorino fattori di provenienza non sicura».
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Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro
Paolo VI, l'audacia di un Papa
09Jan 10
L’inedito di Montini che bacchetta le Acli troppo sinistrorse
Sul Giornale di oggi pubblico la lettera fino ad oggi rimasta inedita che il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, inviò il 15 maggio 1960 alle Acli milanesi. Si tratta di un documento importante, conservato all’Istituto Paolo VI di Brescia, che lo ha messo a disposizione del prof. Paolo Gheda, curatore del volume Siri, la Chiesa, l’Italia (Marietti 1820) da qualche giorno in libreria. Gheda nel suo contributo su Siri e Montini utilizza solo alcuni brevi passaggi della lettera, che Il Giornale ora pubblica integralmente con il consenso del professore e dell’Istitito Paolo VI (il testo integrale della lettera è disponibile sull’home page del sito web del Giornale, nel primo dei commenti a questo post allego anche la risposta del cardinale Siri, allora presidente della Cei, che ricevette copia della lettera dall’arcivescovo di Milano e rispose subito congratulandosi e appoggiandolo). Si tratta, come vedrete, di un documento importante e dai toni piuttosto duri. Montini era stato sempre vicino alle Acli: nel 1944, da Sostituto della Segreteria di Stato, aveva partecipato alla loro fondazione, auspicando che fossero «espressione della corrente cristiana in campo sindacale per contrastare la presenza dominante della Cgil». Arrivato a Milano, Montini aveva promesso agli aclisti di essere loro «padre, amico, alleato». Ma l’evoluzione in chiave più marcatamente socio-politica dell’associazione e il favore espresso dalle Acli nei confronti della cosiddetta apertura a sinistra avevano addolorato non poco il futuro Paolo VI. Montini contesta alle Acli troppa polemica «non già verso gli avversari del nome cristiano, ma verso persone e gruppi e giornali del campo nostro»; scrive che gli aclisti non aderiscono come ci si aspetterebbe da «buoni cattolici militanti» alle indicazioni della Chiesa «circa la famosa apertura verso il socialismo»; critica il fatto che le Acli suscitino «simpatie e speranza per un socialismo che tuttora si mostra così avverso alla religione» e che è «ostile e pericoloso per la nostra causa, sia religiosa che sociale»; rimprovera all’associazione di offrire argomenti agli «avversari nel nome di Dio, di Cristo, della Chiesa»; contesta la pretesa di autonomia degli aclisti pregandoli «di esaminare se nelle vostre amicizie e nelle vostre idee non lavorino fattori di provenienza non sicura».
Montini alle Acli: Non fate politica e non guardate a sinistra!
Milano, 15 maggio 1960
Al Rag. Luigi Clerici, PresidenteE al Rev.do Don Ezio Orsini, Assistente Ecclesiastico delle ACLI di MilanoMiei cari, vi ringrazio delle vostre notizie circa il viaggio a Roma, e sono lieto dell’esito felicech’esso ha avuto, mostrando ai nostri Lavoratori pellegrini il volto paterno ed amico del Papa, erisvegliando in essi il proposito di fedeltà alla santa Chiesa. Non so se vi sia stato consegnato il miotelegramma che voleva assicurarsi della mia spirituale presenza fra voi in tale confortatricecircostanza.Ma devo anche confidarvi che da qualche tempo sono in apprensione per l’indirizzo che Voi datealle nostre ACLI, e proprio in ordine alla fedeltà al Papa e alla Chiesa. Mi pare che prevalga in taleindirizzo l’interesse per le cose temporali, e che l’interesse per la loro missione religiosa e cattolicavada prendendo un posto subordinato. La politica, che non è la vostra missione, ha ormai unaprevalenza nella vostra stampa, e quasi sempre in forma polemica non già verso gli avversari delnome cristiano, ma verso persone e gruppi e giornali del campo nostro. Mi pare che la vostraadesione alle linee direttive della Chiesa, anche da me più volte a voi ricordate, circa la famosaapertura verso il socialismo non abbia quella chiarezza e quella franchezza, che si vorrebbe avere dabuoni cattolici militanti.Voi accentuate continuamente il [sic] dissensi che vi distingue da altri, che pur intendono seguire lanostra causa, e suscitate simpatie e speranza per un socialismo, che tuttora si mostra così avversoalla religione, alla Chiesa, alle posizioni stesse che voi, ed altre nostre organizzazioni, occupatenella società e nella vita pubblica, e sollevate scandalo perché una combinazione governativa non èriuscita; e non pensate, non fate cenno che non è riuscita solo perché i Socialisti non davanogaranzie di sufficiente rispetto alle nostre idee e alle nostre cose. Non vedete come i nostri avversari– dico avversari nel nome di Dio, di Cristo, della Chiesa, della vita cattolica - godono delle vostredichiarazioni? Non vedete che il vostro comportamento e il vostro modo di giudicare profitta allacausa altrui – e quale causa ! -, e danneggia la nostra? Credete di rendervi autonomi pensando comepensano e scrivono gli “altri”, e discostandovi dal modo di pensare e di scrivere, che dovrebbederivare dal senso cristiano e dalla fedeltà alla Chiesa?Comprendo molto bene le vostre riluttanze politiche, specialmente in questo momento; ma chiedose tocca alle ACLI a darvi clamorosa espressione politica e polemica, e a mettere in dubbio chefosse fuori luogo “invocare ragioni di principio” in una crisi governativa, imperniate tutta su laquestione d’un’intesa con un socialismo, legato al comunismo, più disposto a chiedere garanzie perla esecuzione dei suoi programmi, che a darle su la sua indipendenza e sul rispetto ai nostriinteressi?Non dico di più perché temo che non mi comprendiate, anzi che comprendiate diversamente daquanto vorrei, quasi ch’io stesso ricada in campo politico e parteggi per una soluzione politica chenon piace. Io vorrei invece richiamare il vostro senso di responsabilità verso la causa cattolica everso la stessa causa dei Lavoratori, che certi vostri atteggiamenti distaccano dalla comunesolidarietà del campo nostro, con pregiudizio di quanto per loro si fa e si desidera. Vorrei pregarvidi esaminare se nelle vostre amicizie e nelle vostre idee non lavorino fattori di provenienza nonsicura, non improntati a quella amorosa fermezza ai nostri principii, e a quella gelosa simpatia pergli interessi cattolici, che dobbiamo esigere da chi milita nelle nostre file e che ha funzioniorientatici per i nostri lavoratori.Penso che voi mi direte che a voi tocca orientare i Lavoratori cristiani; sì, ma seguendo la linea checi è tracciata dalla nostra fedeltà alla Chiesa, linea che voi sapete ora non diretta verso un’intesa conun socialismo tuttora ostile e pericoloso per la nostra causa, sia religiosa che sociale. È [sic] misoggiungerete che per impedire lo sbandamento e lo sconforto bisogna mostrare ai Lavoratoricomprensione e libertà di giudizio e di atteggiamento; sì, ma senza coltivare in loro inquietudine esfiducia per il campo nostro, e simpatia e illusione per il campo altrui.Non crediate che si voglia abbandonare la promozione della causa delle classi lavoratrici; nonfacciamo questo torto alla Chiesa; e non solleviamo in tante persone che la rappresentano il sospettoche il nostro movimento di lavoratori subisce influssi, che fanno dubitare della bontà di certi suoiorientamenti. Il momento è penoso e difficile; procuriamo di non aggravarlo.Confido nella vostra saggezza cristiana. Avete tanto faticato e sofferto per dare consistenza esviluppo alle nostre ACLI; non sia mai che la loro animazione abbia a dispiacere alla Chiesa, sìbene a consolarla e costituirne la forza e la gloria.Vi benedico,
+Giovanni Battista
Card. MontiniArcivescovo