DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

27 Gennaio

Paparazzi e scoopisti in sacrestia. La Sala Stampa Vaticana col fiato grosso a rincorrere il vaticanista col vizietto delle veline. Gettar fumo e sconquassare, divertimento fino questo di gustarsi i trafelati comunicatori vaticani tener dietro ai gossip telecomandati piombati in prima pagina. Ed Il Foglio, giornale serio e che ci piaceva, prestarsi al giochetto. Forse i sassolini rimasti nelle scarpe dai tempi delle elezioni (leggi Lista Ferrara abbandonata dalla Chiesa) che ancora pungono e occorre tirarli fuori ad uno ad uno. Forse altre questioni, maleodoranti non c'è che dire.
Il fatto è che l'asse Foglio-Espresso-tradizionalisti è qualcosa di inedito, quasi quasi da incartarne uno scoop. Ma qualcosa di sinistro scoppietta nell'aria, e non ci piace. Polemiche reiterate sulla candidatura Bonino, secondo Ferrara argomento evaso dalla Chiesa italiana; inchieste da Novella 2000 sull'arcipelago cattolico del Basso e Alto Lazio, e sempre, occasione dopo occasione, dagli alla Chiesa, a quella parte che non è sponda ai propri schemi. E il Papa sempre e solo pro domo sua. E questo Foglio incuneato nelle sacrestie con un progettino nascosto che ci frulla nella mente, ed è da molto tempo. Cerchiamo di spiegare. La vita? si ma con buon umore, che traduce, basta scorrere il giornale, libertinismo ben camuffato. No-aborto? Ma guai a toccare la 194. E poi sproloqui di liturgia, un ragazzo dalla bella penna a comporre preghiere che son soliloqui sferzanti e una guida Michelin per messe da gustare che è uno spasso. E, soprattutto, un concetto che rispunta, e che non sia qui il bandolo della matassa? "L'inferno è teologicamente vuoto" scrive, e son due volte in due giorni, il Direttore.
Ricostruiamo il puzzle e forse scorgiamo un po' di luce. Una nuova religione, un cristianesimo politico-sociale di buona fattura, compromesso con il reale e con la carne che reclama il suo; cristianesimo senza fede, vita senza Vita, amore senza Amore. E tutto ben apparecchiato, tra volteggi alti di penne intelligenti ed erudite. E temi cari e decisivi al cuore della Chiesa scoccati come frecce da Cupido, ad accennare un abbraccio. Mortale. E la Chiesa, e i suoi giornali, prudentemente indipendenti, liberi e soli, come sempre. Non si fida la Chiesa del bel giornale chic e dei vaticanisti scooppari. La Vita è molto più di quel che appare sulle colonne del Foglio. La Chiesa è molto più di quattro gossip a graffiare carriere. Figuriamoci, 2000 anni e Papi e vescovi diventati papà e nonni, e trame e veleni a bizzeffe; non saranno un paio di veline a cambiarne la natura. Perchè è di questo che stiamo parlando, della natura della Chiesa. Se l'inferno è vuoto tutto è relativo. Paradossalmente, anche l'antirelativismo militante del Foglio. Se l'inferno è vuoto, lo è anche il Cielo. Questa è la Verità che ha mosso la Chiesa, dalla Galilea agli estremi confini della terra, durante ogni istante di ogni secolo. Per questo se l'inferno è vuoto, la terra odora di massoneria. Ohibò, magari non (solo) quella dei patti di sangue, ma quella ideologica, ontologica.
No, non è difficile. Si comprende subito. E' la massoneria del Cielo chiuso, del dio architetto, la Babele ricostruita con denari, potere, e buon umore. E allora è guerra, magari anche a suon di veline. Quella che abbiamo davanti agli occhi, e non la vediamo e molte anime belle cattoliche ci cadono come pere cotte, è una guerra che non ci appartiene, ma che ci riguarda, eccome. E' guerra tutta mondana questa. C'eravamo cascati anche noi, ingenui sentimentaloni. Ma la Chiesa no, non è sentimento, è realissima agape.
Ci chiedevamo spesso come mai, questi neocampioni del ratzingerismo militante, fossero così spudoratamente anticonciliovaticanoII. Come mai i vaticanisti velinari ce l'avessero tanto con i frutti dell'Assise, movimenti e comunità che salvano uomini a grappoli. Come mai i tradizionalisti ad oltranza, tra i fumi dell'incenso nostalgico di cristianità perdute, non riescano a vedere un centimetro oltre il loro naso, disinteressandosi completamente dell'annuncio del Vangelo. Ce lo chiedevamo e ora ci sembra di vedere meglio.
A parte i giochetti politici di carriere e postivacanti, è il nocciolo della questione che ci interessa. In gioco sono la Chiesa e la sua missione. Dietro ai gossip e agli sgambetti incrociati sulle cavglie dei cardinali, vi è il progetto gravissimo e ben celato di mettere la sordina all'evangelizzazione, assaltandone le roccaforti, quelle volute e donate da Dio. Prima fase della strategia è assoldare il Papa, appuntargli medaglie d'ogni foggia, e telecomandarlo sulle pagine e sul web, distillandone le parole alla bisogna. Subdolamente si accentuano aspetti, se ne tralasciano altri, confiscandone l'autorità per servirsene come imprimatur alle proprie riflessioni. E, guarda caso, è completamente assente qualsiasi riferimento ai carismi post-conciliari, alle parole quasi quotidiane di incoraggiamento; embargo totale sui richiami profondi e radicali all'imprescindibilità e all'urgenza di una formazione alla fede solida e permanente. E, quando le parole sibilline del Papa costituiscono il nucleo centrale di un discorso o di un'omelia, titoli e interpretazioni ne stravolgono il senso.
Certo non sempre è così, ma è il cono d'ombra dove son relegati evangelizzazione e carismi ad apririci gli occhi. Il demonio, si sa, è abilissimo a confondere le acque. Calunniatori di professione assurgono al ruolo di analisti accreditati; a scoop velinati per chissà quali fini, è consegnato l'onore delle prime pagine; ed il Papa a controfirmare, indirettamente, questo scempio. Non siamo delle mammolette e non ci nascondiamo la debolezza e i peccati che albergano in tutti noi che della Chiesa siamo figli, e che, per questo, ha sempre bisogno di conversione e riforma.
Ma il punto è un altro. Attacchiamo la Bonino, non la votiamo, distruggiamola, perchè sono in gioco la società, il futuro, la Chiesa e la sua rilevanza. Difendiamo la vita, niente aventini, okkupiamo parlamenti e magistrature, trincee sul fronte dei principi non negoziabili. Benissimo, musica alle orecchio degli zeloti e dei zelanti d'ogni tempo, ma anche per quelle meno raffinate di chi davvero crede al Vangelo e, facilmente, abbondando la semplicità delle colombe, ma difettando l'astuzia dei serpenti, cedono alle sirene.
Malissimo invece. L'Espresso e la sua proprietà si son convertite? L'ateismo può essere devoto? Macchiavellicamente forse sì. Evangelicamente no. Non si costruiscono i palazzi cominciando dal tetto. Non si mette una toppa sul vestito vecchio. Se ciò accade c'è lo zampino del nemico. Molto e più che nella Bonino. Questa almeno ti parla, ti guarda, le sue carte più nascoste sono le prevedibilissime quattro mosse per lo scacco al Papa Re (e alla sua dote, morale). La partita che si sta giocando sulla scacchiera dei gossip e delle smentite è molto più dura. Subdola. Invisibile. Qui il Nemico mira al cuore della Chiesa, diritto alla fede e alla stoltezza dell'annuncio dal quale essa dipende.
Il Family Day, le Feste della famiglia di Madrid, non sono stati parate muscolari. Non averne voluto cogliere il senso sorvolando ad arte sulla loro natura e sulle ragioni di fede che le hanno ispirate palesano il disegno mondano della Nuova Religione Fogliante, dei suoi promotori e dei suoi addetti. La Vita e la famiglia cristiana sono opere divine, son frutti maturi di fede matura. Questo ha sempre detto e ridetto il Papa. Per questo non si possono disgiungere i principi non negoziabili dalla loro fonte. Laicamente se ne può tentare una difesa razionale, ed è cosa onesta, e incoraggiata da Benedetto XVI.
Ma, al rovescio, sbandierare laiche battaglie sul presunto fronte comune, ed entrare contemporaneamente a gamba tesa e a suon di gossip in terreno ecclesiale, strattonando tonache bianche e nere, mirare a sparigliare e sostenendo o affossando carriere, tutto questo è altra cosa. E' una rete invisibile che pretende far propria e imbavagliare la Chiesa, anche e soprattutto quando son mostrati rispetto e stima. E l'obbiettivo non è solo vendere quattro copie in più. E' una visone mondana che soffoca il respiro della Chiesa. E' mirare a tacitare il soffio dello Spirito. La Chiesa non solo
difende, ma genera e gesta quel che poi va a difendere. Cancellare questo processo è voler cancellare la Chiesa. Non si scherza. Ecco le ultime parole del Papa, quelle sorvolate o sbiadite: "Generato dal Battesimo a vita nuova, anche il cristiano inizia il suo cammino di crescita nella fede per poter invocare Dio come Abbà, Padre..., E come possiamo noi essere testimoni di "tutto ciò"? Possiamo essere testimoni solo conoscendo Cristo e, conoscendo Cristo, anche conoscendo Dio. Ma conoscere Cristo implica certamente una dimensione intellettuale - imparare quanto conosciamo da Cristo - ma è sempre molto più che un processo intellettuale: è un processo esistenziale, è un processo dell'apertura del mio io, della mia trasformazione dalla presenza e dalla forza di Cristo, e così è anche un processo di apertura a tutti gli altri che devono essere corpo di Cristo. In questo modo, è evidente che conoscere Cristo, come processo intellettuale e soprattutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni. In altre parole, possiamo essere testimoni solo se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra propria vita, dal nostro incontro personale con Cristo. Incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni e possiamo così contribuire alla novità del mondo, alla vita eterna". Di questo processo esistenziale, nel quale si odono gli echi del catecumenato primitivo che ha fondato la Chiesa, non v'è traccia alcuna, sul Foglio come nel Web. Non si tratta di difendere, si tratta di testimoniare, e, quindi, si tratta di martirio.
Islam, immigrati, vita, e poi politica, elezioni, disastri ambientali, la Chiesa è dentro fino al collo e non se ne riesce ad inquadrare la reale missione, al di là di un annuncio forte e d autorevole della Verità. Ma non è questo il cuore della Chiesa. Esso batte per l'evangelizzazione, per l'annuncio del Vangelo, perchè ad ogni uomo giunga il Cielo aperto, perchè l'inferno esiste e chi l'ha detto che è vuoto? I santi ci dicono l'esatto contrario, l'esperienza nostra e di tanti che conosciamo ce lo mostrano iniziare qui.
Ovunque, anche nella Chiesa, è smorzato lo zelo e l'annuncio del Vangelo, i fumi di satana si sono installati. Occorre attenzione, e discernimento, ed una sana diffidenza che è prudenza. Il cortocircuito di progressisti e tradizionalisti, amanti dello scoop da sacrestia e fini atei-devoti non promette nulla di buono. Non si cava uva dalle spine, ed è dai frutti che si riconosce l'albero. Se tra questi non vi è, splendente, la carità più grande che è l'annuncio del Vangelo, l'albero è marcio, non serve.
Aggrappiamoci dunque a Pietro, al suo zelo inesausto e dolce, e obbediamo alle sue parole che sono le parole di Gesù. Le ultime, di lunedì scorso, ci bastano: "In un mondo segnato dall’indifferenza religiosa, e persino da una crescente avversione nei confronti della fede cristiana, è necessaria una nuova, intensa, attività di evangelizzazione, non solo tra i popoli che non hanno mai conosciuto il Vangelo, ma anche in quelli in cui il Cristianesimo si è diffuso e fa parte della loro storia
".

Antonello Iapicca





L'altra massoneria, quella con sede all'Onu o a Strasburgo, apparentemente antite
C'eravamo cascati anche noi, ingenui sentimentaloni. Ma la Chiesa no, non è sentimento, è realissima agape. Come mai non v'è traccia di Guerre intestine, spartizioni, roba che la Chiesa ha già visto. Ed è ancora qui.





MELLONI PRO BERTONE VS RUINI

Lo storico del cristianesimo e continuatore dell’officina conciliare bolognese di Giuseppe Alberigo, Alberto Melloni, ama i giochi politici in generale, quelli episcopali e vaticani in particolare.
Il suo maestro era un uomo di passione, pregò a lungo per la salita in cielo di Pio XII, come lui stesso confessò in uno scritto occasionale, quando si trattava, negli anni Cinquanta, di soddisfare l’esigenza del rinnovamento ecclesiale.
La fortuna di Melloni è che il rinnovamento da lui auspicato, con parole sempre più esoteriche e bisognose di disambiguazione, affidate a brevi scritti teopolitici pubblicati nel Corriere della Sera, è già arrivato, per così dire, senza spargimento di sangue e di lacrime.
Da un’intervista molto più ingenua del solito (Melloni è di rara intelligenza e spregiudicatezza, come studioso e come persona) si evince che i vescovi italiani sono stati liberati dalla dittatura odiosa di Camillo Ruini, il cardinale che fu pregato nel 1985 di prendere in mano la scabrosa situazione della chiesa italiana, su mandato esplicito e diretto di Giovanni Paolo II e del suo staff di cui faceva parte autorevolmente il cardinale Ratzinger. Reggiano come il prodiano Melloni, e come Prodi con cui ebbe antica familiarità, Ruini sarebbe stato sostituito con Angelo Bagnasco per attestare un cambiamento “voluto e costruito dal Papa” allo scopo di cancellare una stagione negativa della chiesa italiana, quella della politica attiva e del distacco dal territorio, dalle parrocchie e dalle diocesi. Il professore aggiunge che l’autore di questo rinnovamento ecclesiale è, in origine, non tanto Bagnasco, che però ha il merito di lasciare liberi i vescovi laddove con Ruini parlava solo lui, quanto il segretario di stato Tarcisio Bertone, che ha avocato a sé la politica italiana in toto.
“Questo ha avuto un effetto oggettivamente positivo”, spiega Melloni, “ha liberato i vescovi dal problema di decidere se facevano parte della maggioranza o dell’opposizione.
La cura Bertone dunque è stata positiva: si è dimostrata una pratica riabilitativa dell’episcopato italiano, che ha restituito ai vescovi la possibilità di intervenire nel dibattito pubblico, a partire dai problemi che emergono nel territorio”. Il resto dell’intervista è dedicato al rinfocolamento del dissidio, appunto territoriale, tra la Lega Nord e la chiesa milanese, che finalmente è anch’essa territorio liberato della chiesa italiana. Dopo questa intervista all’Espresso, famosa cattedra per le devozioni laiche, si capiscono meglio tante cose.
Quella più importante è che, cercando di impadronirsi con qualche sveltezza delle scelte di governo ecclesiale del Papa e del suo segretario di Stato, le componenti dossettiane, cattolico-democratiche e militanti della chiesa italiana alimentano la querelle ai vertici della Cei e della Santa Sede e spingono, ormai senza più dissimulare nelle buone maniere i loro intendimenti, per uno showdown finale che non ci sarà.

Il Foglio 31 dic. 2009