DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

7 gennaio

HO SBAGLIATO AD INSERIRE IL LINK... ECCO IL VANGELO ED IL COMMENTO DI OGGI 8 GENNAIO:


8 gennaio

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Mc 6,34-44


In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.


IL COMMENTO

Il mondo è una folla sterminata di vagabondi e mendicanti. Null'altra speranza che la compassione, le viscere di misericodia di Gesù. Solo Lui guarda alle folle fermandosi su ciascuno. Solo Lui fa di ogni uomo sperduto nell'anonimità di una massa una creatura unica e irripetibile. E' il prodigio del suo sguardo che sgorga dall'abisso di misericordia di Dio. Così siamo guardati ogni istante da Gesù, ovunque ci troviamo, immersi nelle occupazioni, anche nella curva esagitata di uno stadio quale è l'impazzita società nella quale viviamo. Lui guarda diritto il cuore, e lo svela disorientato, senza pastore. Oggi, come duemila anni fa, il lmale che aggredisce il mondo è la mancanza di un pastore, di una guida, di un Padre. Mercenari che spadroneggiano, ingannano e uccidono ve n'è a miriadi. Ma di pastori no, nessuno che abbia realmente a cuore le sorti di ciascun uomo, nessuno che ami al punto di farci sentire davvero come unici e importanti. Slogan a bizzeffe, vite donate gratuitamente, nessuna. In questo deserto di corpi e vite gettati come vuoti a perdere si posa anche oggi lo sguardo di Gesù. Ed è subito misericordia, ed è subito annuncio, e speranza. La parola del Signore infatti si compie, non è come quella degli imbonitori d'ogni stagione. La sua parola ci accompagna sino al crepuscolo, sulla sponda delle notti di ogni uomo, esattamente come appare nel Vangelo di oggi. La sua parola giunge sulla soglia della nostra fame, della nostra insoddisfazione, della delusione, dell'angoscia. E si pane. E sazia. Il Vangelo di oggi è immagine e profezia dell'opera di Gesù e della Chiesa suo corpo vivo nelle generazioni. Egli giunge ad ogni sofferenza, ad ogni schiavitù, ad ogni uomo sperduto senza pastore. E strugge il cuore di compassione. Il cuore di Gesù, ed il cuore della Chiesa. Ed ecco l'annuncio della Buona Notizia a far luce, ad illuminare la verità sul vuoto che accompagna inesorabilmente ogni uomo errante lontano da Lui. E lì, alla porta della notte di ciascuno, la Buona Notizia si fa pane di Vita, l'unico capace di saziare. La Parola si fa carne attraverso la Chiesa. Il mistero dell'Incarnazione che abbiamo da poco celebrato, si dilata ad ogni tempo per mezzo degli apostoli. Per questo, inscritto in questo brano che è paradigma della missione della Chiesa, come una sorta di manuale d'istruzioni, vi è l'esperienza fondante, imprescindibile, nella quale sono spinti i discepoli. Appare il catecumenato che caratterizzava l'iniziazione cristiana della Chiesa primitiva, che consisteva essenzialmente in un cammino di discesa sino alle acque del battesimo. Anche Gesù nel battesimo ha percorso questa kenosis sino al fondo della più reale condizione umana. Anche i discepoli vi sono condotti. Dategli voi stessi da mangiare: è la consegna di Gesù alla sua Chiesa. Ma per far questo i discepoli non si son messi a studiare piani pastorali, anche se nel loro stupore si riconosce l'eco della stessa tentazione: Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane? Subito s'affaccia la preoccupazione del denaro, e quindi del fare, del pianificare. Ma per Gesù le cose non stanno così. E' questione diversa, si tratta di essenzialmente di scendere al fondo della propria realtà, non di uscirne a cercare soluzioni. Vi è un cammino aperto sulla verità, che è l'umiltà di riconoscersi incapaci, inadatti, poveri. Di non avere altro che cinque pani e due pesci, nulla dinnanzi alla sterminata moltitudine affamata. E' questo il nocciolo, lo scrutinio ineludibile per ogni cristiano, per ogni testimone, per la Chiesa stessa. Quanti pani avete? Andate a vedere: E' questa la parola fondamentale, una domanda che risuona da duemila anni. Andare a vedere sino al fondo della nostra vita, scoprire la debolezza, la povertà, l'inadeguatezza. Come i catecumeni scendevano i gradini del fonte battesimale, ormai nudi, come lo erano stati Adamo ed Eva, smascherate le ipocrisie e le finizioni, soli con la propria realtà. Il peccato, l'incapacità, la debolezza. Solo così potevano entrare nelle acque e rinascere a vita nuova per rivestirsi di Cristo. E' l'esperienza fatta da San Paolo che lo porta addirittura a vantarsi della propria debolezza, perchè è proprio nella debolezza che si manifesta pienamente la potenza di Cristo. I discepoli hanno dovuto percorrere questo cammino, come la Chiesa, come ciascuno di noi. Abbandonare gli schemi, i programmi, ed arrendersi a Dio. Non v'è altro modo per sfamare le generazioni. Non vì è altra via per amare la moglie, il marito, i figli, i colleghi. Non v'è altro cammio per essere cristiani e compiere la missione affidata e per la quale siamo nati. Andare a vedere nel cuore e nella mente e deporre tra le mani del Signore la nostra povertà. Così si darà il miracolo che è profezia e segno di quello più grande, il mistero Pasquale. Dalle opere morte opere di vita eterna, dal peccato la misericordia, dalla schiavitù la libertà, da cinque pani e due pesci l'alimento sovrabbondante per tutti gli uomini. Gesù infatti non moltiplica quanto gli avevano portato gli apostoli. Gesù prende proprio quei pani e quei pesci e da quelli trae il cibo per tutti. Questa è l'esperienza della Chiesa, di ciascuno di noi. Nella debolezza appare una sorgente di vita. Laddove siamo incapaci di perdonare sgorga il perdono; laddove siamo impossibilitati ad obbedire nasce l'obbedienza. E' questa la missione della Chiesa, mostrare al mondo l'opera di Dio, la vittoria di Gesù sulla morte. Mostrare il Cielo che ha preso dimora in una carne debolissima e peccatrice, segno di speranza per tutti. Così avanzeranno dodici ceste, le dodici tribù di Israele, immagine della Chiesa nuovo israele. Il miracolo d'amore sovrabbondante arricchisce e colma la stessa comunità; essa vive del dare la vita. E' paradossale ma è il compimento della Parola di Gesù: "Chi perde la sua vita la ritroverà". I discepoli d'ogni generazione sperimentano di poter vivere, ed essere sazi e felici, solamente offrendo la propria vita al potere di Gesù che la moltiplica e ne fa nutrimento per tutti.




7 gennaio

Mt 4,12-17.23-25
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.



IL COMMENTO



Un Popolo, le tenebre, la luce, ed una città. Cafarnao, "Villaggio del conforto, della consolazione" (Is. 8,23). E' qui che si rifugia Gesù, intravvedendo nella consegna del cugino Giovanni, la profezia del destino verso cui anche lui si avviava. L'arresto di Giovanni accende così la missione di Gesù. Esattamente come accade nella storia della Chiesa, il martirio degli apostoli costituisce il dissodamento della terra, il loro sangue è seme di nuovi cristiani («Sanguis martyrum, semen christianorum») scrivevea Tertulliano. Chi annuncia la Verità ne prepara l'avvento ed il compimento. Cafarnao diviene il rifugio di Gesù, e così, attraverso un evento apparentemente negativo, Dio traccia il cammino al suo Figlio: nelle pieghe di una storia che s'annuncia ostile e malvagia il Padre svela le orme della sua volontà. Già fu così per Giuseppe venduto dai fratelli e disceso in Egitto "prima di loro per conservarli in vita e per salvare in loro la vita di molta gente" (cfr. Gen. 45, 5-7) ; ed è così che Dio conduce anche noi attraverso eventi che ci feriscono, ci angosciano, ci umiliano. E' proprio nei fatti dolorosi e tristi che Dio ci mostra la sua volontà, la sua salvezza, il suo stesso volto. Gesù si rifugia a Cafarnao ed è, ancora una volta, una discesa al profondo della storia e della carne del Popolo, di ogni uomo. Cafarnao è in Galilea, regione estrema e borderline, compromessa con i traffici dei pagani, lontana dall'autorità del Tempio, forse una zona considerata ormai perduta. La Galilea immersa nelle tenebre. E Gesù, rifugiandovisi, vi entra per illuminarle. L'angoscia per la sorte di Giovanni, la coscienza della propria missione che si rivelerà cruenta, le tentazioni che sperimentato nel deserto, antipasto dell'assoluta solitudine dell'abisso del rifiuto, dell'odio, del male: Gesù ha cominciato la discesa nell'oscurità del sepolcro. Rifugiandosi a Cafarnao, che lo rifiuterà senza sconti, s'imbatte nel mistero dell'iniquità, nella verga dell'aguzzino, nel giogo caricato sulle spalle (cfr. Is. 8,3). Il Vangelo è annunziato solo da chi ha nella carne la stessa sorte di coloro ai quali è inviato. A Cafarnao Dio si getta nella mischia, condivide le tenebre e il dolore, si incarna. E' questa la vera inculturazione del Vangelo: scendere nella vita e nella stessa carne dei poveri, degli ultimi, di chi giace nelle tenebre dell'inganno e della menzogna, di quanti sono obbligati a trascinare un giogo pesantissimo di peccati e di morte, stretti nelle catene di un aguzzino senza scrupoli. A Gesù preme l'uomo, il suo cuore, la sua vita intima, laddove scende la lama del male e comincia a sanguinare e a sporcare tutto, rapporti, lavoro, anche i momenti di gioia. E' questa la cultura nella quale desidera incarnarsi, la terra da coltivare (da cui deriva la parola cultura). E' alla terra violata, piena di spine e pietre, secca ed arida che Gesù scende e vi porta la luce e la vita. Nelle tenebre di Cafarnao dove Gesù ha preso dimora è brillata la speranza. Sì, la casa della consolazione ha ospitato il Consolatore. Cafarnao, la nostra vita, la nostra storia, il buio che ci angoscia. Cafarnao è il luogo dove anche oggi Gesù si rifugia per trovarvi dimora. La Galilea delle Genti, le nostre città, i nostri quartieri, e poi le scuole, i posti di lavoro, le piazze, i bar, le discoteche, i pub, i marciapiedi, questo mondo accecato dal male e soggiogato dall'aguzzino è il luogo di Gesù. Oggi la Buona Notizia è la luce che rischiara le tenebre del mondo. Oggi è Pasqua, perchè ovunque appare la luce, giunge la sua vittoria sugli inferi e la morte. Oggi è il perdono dei peccati, oggi può ricominciare la nostra vita. Oggi possiamo convertirci perchè è giunto a noi il Regno dei Cieli. E' questa la follia di una notizia che non può lasciarci indifferenti. Non siamo noi a dover cercare nel buio il Regno dei Cieli, un'isola di felicità e di tregua tra le tenaglie della vita; sono il Regno, la pace, il perdono, la gioia che vengono a cercarci. La follia dell'amore di Dio è che proprio questa nostra esistenza che ci pesa, ci assedia, con il lavoro, i colleghi, i figli, la moglie, il marito, la malattia, la precarietà economica, tutto di noi è oggi il luogo dove il Signore viene a rifugiarsi. Quello che per noi è da fuggire è per Lui un rifugio. Quella casa che vorremmo chiudere e da cui vorremmo traslocare è la dimora che Gesù ha sognato da sempre. La nostra vita, noi, così come oggi siamo. Giunge oggi a noi la salvezza, la guarigione profonda da ogni sorta di malattie, quelle che ci han spento il cuore e paralizzato l'anima. Così la nostra stessa vita abitata da Lui, salvata e perdonata, diviene annuncio per ogni umo. Così Cafarnao, e la Galilea, i bordi della storia e della religione, divengono il centro di irradiazione del Vangelo. Le tenebre che hanno visto la luce divengono luce per le tenebre del mondo. Così la nostra vita illuminata viene inviata con il Signore nelle tenebre che s allungano sino agli estremi confini della terra, per annunciare la Buona Notizia dell'amore di Dio che ha compiuto in noi meraviglie. La nostra vita in Cristo è la Buona Notizia, per noi e per ogni uomo.