DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

LETTERA APERTA (e non pubblicata) AL DIRETTORE DE IL FOGLIO.

Gentile Direttore,

temo si sia infilato in un vicolo cieco e oscuro, e vi abbia condotto anche il suo bel Foglio. Me ne dispiace, moltissimo. Ne cerco le ragioni e, le confesso, quelle che mi parrebbero plausibili mi sono indigeribili e quindi le voglio rifiutare. Penso alla cocente delusione per gli esiti della lista contro l'aborto, imputabili anche al mancato appoggio della Chiesa italiana. Fui deluso anch'io avendoci creduto ed avendola appoggiata in ogni modo. Penso ad una regia occulta di qualche vaticanista in grazia ad un cardinale e in disgrazia presso un altro. Alcune cronache spruzzate di gossip comparse in prima pagina e non firmate lo lascerebbero supporre. Penso ad una visione parziale della missione della Chiesa, che non contempla la fede, come sostenuto più volte, e conseguentemente sprovvista di quell'orizzonte celeste senza il quale tutto nella Chiesa si fa orizzontale; qualcosa di nobile, bello, glorioso, ma in nulla diverso da qualsiasi altra Istituzione umana. Tutto plausibile, ma non mi convince. Mi chiedo, e le chiedo, perchè invocare la "la decapitazione di chi mise pubblicamente, e sul Corriere della Sera, il suggello del Vaticano sulla violenta calunnia contro Boffo"? Proprio il Foglio che ha riservato i più veementi e sacrosanti strali agli sgozzatori dell'estremismo islamico. Perchè pescare nel torbido delle veline e dei gossip, per lanciare melma sulla Chiesa a suon di domande inquisitorie che sembrano trasmigrate da una pagina di Repubblica? Proprio il Foglio che, nella stagione più volgare della politica, ha censurato giustissimamente chi aveva fatto delle "dieci domande" il suo vessillo di battaglia. In tutto ciò io credo al suo amore e alla sua ammirazione per la Chiesa. E cerco di comprendere, nell'apparente aporia, la coniugazione di ateo e devoto, che penso sia molto più d'una battuta. Non mi rassegno all'idea di una devozione al nulla dorato che sono la Chiesa e il cristianesimo senza il Dio fatto carne, morto e risorto, e vivo proprio nel suo Corpo. Se così fosse tutte le ipotesi succitate avrebbero cittadinanza. Ma lei sa che la Chiesa è molto altro; lo ha scritto innumerevoli volte, eppure stavolta qualcosa è sfuggito di mano, e sta trascinando il Foglio in una bagarre che nulla ha che vedere con l'amore e l'ammirazione. Non è con i redde rationem o con le auto da fe che la Chiesa ha resistito alle intemperie e ai fumi si satana che l'hanno graffiata nel secoli. La Chiesa è oggi di fronte a Lei e al mondo perchè è stata, tra innumerevoli cadute, quello che Dio ha voluto fosse: missionaria. E' di questo che il Papa parla senza posa; è mirando all'annuncio del Vangelo che governa la Chiesa. Sottacere l'essenza fa inevitabilmente scivolare sull'apparenza. E questa inganna, sempre. Chi avrebbe scelto Davide? O Pietro? Eppure sono stati l'uno la figura più vivida del Messia, l'altro il suo Vicario. Davide e Pietro, la debolezza afferrata dallo Spirito che è il "fuoco missionario" che, come diceva Benedetto XVI nell'Udienza dedicata a San Domenico, "deve sempre buciare nella Chiesa. Esso spinge incessantemente a portare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evangelizzazione: è Cristo, infatti, il bene più prezioso che gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo hanno il diritto di conoscere e di amare! Ed è consolante vedere come anche nella Chiesa di oggi sono tanti – pastori e fedeli laici, membri di antichi ordini religiosi e di nuovi movimenti ecclesiali – che con gioia spendono la loro vita per questo ideale supremo: annunciare e testimoniare il Vangelo!". Perchè non ripartire da qui, e raccontare lo zoccolo duro della chiesa, la vita di chi spende ogni istante per l' ideale supremo. Non sarebbe questo amore alla Chiesa? Scoprirebbe cose impensabili, storie da togliere il fiato, altro che curie e addetti stampa, e veline e spifferi pettegoli. E' questo il giornalismo che ho imparato ad apprezzare sul Foglio, sin dal primo numero, e che lo ha reso unico nel panorama spesso avvilente dei media. Torni a spiccare il volo Direttore, lasci la melma a chi non conosce e non cerca altro. Racconti i fatti per carità, ma spinga il suo giornale laddove forse nessuno, per stereotipi e meschini disegni, ha il coraggio di guardare. L'aspettiamo sulla trincea della vita, e sarà devozione al vero, al bello, a quel Dio forse ancora ignoto ma che ha il volto dei suoi piccoli che annunciano il Vangelo.

Con stima

Don Antonello Iapicca