di Luca Tanduo
ROMA, mercoledì, 24 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Il 15 febbraio il Centro Culturale Cattolico “San Benedetto” (www.cccsanbenedetto.it) in collaborazione con Alleanza Cattolica e con il Centro Culturale “La Cittadella” ha organizzato la proiezione del film su padre Jerzy Popieluszko (1947-1984) al cinema Cristallo di Cesano Boscone (MI).
Alla proiezione era presenti poco meno di 200 persone. Il film ripercorre la storia di un uomo, della sua fede ma anche della fede e della speranza di libertà di un intero popolo; e mostra la violenza del regime comunista a cui si oppose la preghiera, la forza dell'amicizia e della solidarietà del popolo polacco, senza nessuna violenza.
Popieluszko sostiene e indica la strada per vincere il male col bene, combatte il male e non chi è vittima del male, prega per allontanare l'odio da sè e dai suoi amici.
Fondamentale nell'azione del sacerdote la carità, il sostegno spirituale. Incredibile e troppo spesso dimenticato il legame fortissimo tra la fede e la rivendicazione della libertà e dei diritti dei lavoratori, segno più eloquente di ciò la partecipazione alle messe e le preghiere in fabbrica.
Sullo sfondo il ruolo e la figura di Giovanni Paolo II e la storia del sindacato di Solidarnosc.
La proiezione di spezzoni di filmati originali delle visite in Polonia di Giovanni Paolo II e delle manifestazioni sindacali rendono ancora più bello il senso della verità dei fatti raccontati.
Nel film vengono raccontate tutte le fasi della vita di Popielusko: l’infanzia, il servizio militare e l’ordinazione sacerdote nel 1972.
Popieluszko nel giugno 1980 viene assegnato come sacerdote residente alla parrocchia di san Stanislao Kostka, sul cui territorio si trova la grande acciaieria “Huta Warszawa”.
Quando un gruppo di operai impegnati in duri scioperi nelle acciaierie di Varsavia chiese alla Chiesa locale un sacerdote per poter seguire la Messa anche dentro l’“assedio” dell’occupazione, Popieluszko viene inviato il 28 agosto dal primate di Polonia, il cardinal Stefan Wyszynski, dagli operai della Huta in sciopero e diventa così il cappellano di Solidarnosc.
Il film evidenzia il suo rapporto con gli operai, la vita delle loro famiglie e la cura spirituale e materiale di ognuno da parte di padre Popieluszko.
Il passo successivo fu la saldatura con le proteste che si sviluppavano a Danzica, il cui leader era un elettricista di nome Lech Walesa. Da lì nacque Solidarnosc, con le sue vittorie, le sconfitte, gli arresti, la repressione molto ben evidenziata nel film dalle scene delle varie forme di controllo e delle cariche della polizia.
Oltre al lavoro parrocchiale, don Jerzy svolgeva il suo ministero tra gli operai organizzando conferenze, incontri di preghiera, assistendo ammalati, poveri, perseguitati.
Dopo l’introduzione della legge marziale nel 1981, è uno degli organizzatori del Comitato di Aiuto ai Perseguitati e alle loro famiglie, che coordina i comitati locali e nel gennaio 1982 assiste al processo contro gli operai della Huta. Insieme al parroco della chiesa di san Stanislao Kostka organizza ogni mese una Messa per la patria, che raccoglie migliaia di persone: operai, intellettuali, artisti e anche persone lontane dalla fede.
Nelle sue omelie chiede il ripristino delle libertà civili e di Solidarnosc. Poiché “ci è stata tolta la libertà di parola, ascoltiamo la voce del nostro cuore e della nostra coscienza”, diceva, invitando i polacchi "a vivere nella verità dei figli di Dio, non nella menzogna imposta dal regime".
A conclusione delle Messe per la patria chiedeva ai fedeli di pregare "per coloro che sono venuti qui per dovere professionale", mettendo in imbarazzo gli spioni dell'Sb, il servizio di sicurezza.
Svolge un’ampia opera di sostegno materiale e spirituale e si mantiene in stretto contatto con gli intellettuali dell’opposizione e con le strutture clandestine di Solidarnosc.
Le autorità temono la sua influenza e si fanno sempre più frequenti le proteste alla Curia di Varsavia in cui lo si accusa di attività anti-statale. Durante le Messe per la Patria la chiesa viene spesso circondata da un cordone di automezzi della polizia e fanno la loro comparsa dei gruppi di provocatori.
Il 14 dicembre 1982 ignoti gettano nella sua stanza un mattone con una carica esplosiva. Da quel momento gli operai della Huta Warszawa decidono di garantirgli una scorta giorno e notte.
Nel settembre 1983 padre Popielusko organizza per la prima volta un pellegrinaggio di operai a Czestochowa, divenuto una tradizione che resiste ancora.
Il 12 dicembre 1983 è convocato per un interrogatorio durante il quale viene fermato come indagato per “aver abusato della libertà di coscienza e di confessione, sia durante gli uffici religiosi, che nelle sue omelie”.
Il Primate Glemp gli propone di andare a studiare a Roma, ma lui rifiuta. Il 1 maggio 1984 celebra la Messa per gli operai, durante la quale parla della dignità del lavoro e al termine della funzione la polizia chiude le strade attorno alla chiesa e attacca la folla degli operai con gli idranti.
Nello stesso periodo i mass media conducono una feroce campagna denigratoria contro di lui, definito dal portavoce del governo: “un fanatico politico”.
Padre Popielusko venne sottoposto a continua sorveglianza e arrestato 2 volte nel 1983 e nella prima metà del 1984, venendo interrogato 13 volte. Padre Jerzy non fu né il primo né l'ultimo, ma era considerato tra i più pericolosi.
"Senza per questo aver mai oltrepassato le sue competenze di sacerdote - sottolinea mons. Kazimierz Nycz, Arcivescovo di Varsavia - o aver ridotto la Chiesa e il suo messaggio a strumento di lotta politica. Il suo era davvero il vangelo dell'amore, incentrato sulla salvaguardia della dignità umana. Infondeva coraggio ai fedeli, non sobillava rivoluzioni".
Il film rende bene anche il pensiero e la fede di padre Popieliuszko facendo sentire pezzi delle sue omelie come quella del 19 ottobre, durante la recita serale del Rosario in una chiesa di Bydgoszcz: “Chiediamo di essere liberi dalla paura, dal terrore, ma soprattutto dal desiderio di vendetta. Dobbiamo vincere il male con il bene e mantenere intatta la nostra dignità di uomini, per questo non possiamo fare uso della violenza”.
Mentre rientra a Varsavia viene rapito da tre ufficiali. Il suo autista, Waldemar Chrostowski, riesce a fuggire e racconta l’accaduto: immediatamente a Varsavia cominciano le veglie di preghiera in un clima di grande apprensione.
La notte del 19 ottobre, gli maciullarono la bocca dopo avergli fracassato il cranio a colpi di manganello: un delitto compiuto con ferocia bestiale. E dopo averlo massacrato di botte, lo gettarono nelle acque gelide della Vistola.
Il 30 ottobre il suo corpo viene ritrovato nel lago di Wloclawek. Padre Popieluszko muore così all’eta’ di 37 anni. Il film si conclude con spezzoni di filmati dell’annuncio della sua morte, del funerale e della visita alla sua tomba di Papa Giovanni Paolo II.
Eroe della libertà e testimone della fede, padre Popieluszko ci appare come "l'autentico profeta dell'Europa, quella che afferma la vita attraverso la morte", ha detto Giovanni Paolo II. Un vero peccato che questo film non sia presente nelle grandi sale.