DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

IL NOTIZIARIO DELLA RADIO VATICANA. 28 marzo 2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Nella Domenica delle Palme, l’appello di Benedetto XVI per la pace a Gerusalemme. Il Papa esorta i fedeli a seguire Cristo senza temere offese e incomprensioni
  • La Biblioteca Apostolica Vaticana digitalizza i suoi preziosi manoscritti. Il progetto illustrato dal prefetto, mons. Cesare Pasini
  • Oggi in Primo Piano

  • La difficile ricostruzione di Haiti dopo il terremoto: con noi, Paolo Beccegato di Caritas Italia
  • Anno Sacerdotale: la storia di don Saju Perumayan, prete indiano da 10 anni in Italia
  • Chiesa e Società

  • Mons. Nichols: Nessuno ha fatto quanto Benedetto XVI contro gli abusi sui minori
  • Si è concluso il X Forum Internazionale dei Giovani a Rocca di Papa
  • Aborigeni australiani a ottobre in San Pietro per la Canonizzazione di Suor Mary MacKillop
  • I giovani delle Pom celebrano la XXIX Pasqua Giovanile Missionaria a Lima
  • Il seminario di Haiti riprenderà le attività alla fine della Settimana Santa
  • Repubblica Democratica del Congo: il vescovo di Bondo denuncia una grave situazione umanitaria
  • Il Premio Templeton 2010 assegnato al biologo cattolico Usa Francisco Ayala
  • Thailandia: la testimonianza dei laici nella formazione dei catecumeni
  • Indonesia: la legge anti-pornografia preoccupa i fedeli non musulmani
  • In Ecuador migliaia di minori lavoratori sostenuti dai progetti di Salesiani e Gesuiti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Vertice leader arabi in Libia: stop agli insediamenti israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme Est
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nella Domenica delle Palme, l’appello di Benedetto XVI per la pace a Gerusalemme. Il Papa esorta i fedeli a seguire Cristo senza temere offese e incomprensioni

    ◊ Pace per Gerusalemme, pace per la Terra Santa. All’Angelus, nella Domenica delle Palme, Benedetto XVI ha levato un appello per la fine delle tensioni nella Città Santa. Esortazione preceduta, nella Messa in Piazza San Pietro, da una vibrante invocazione di pace per tutta la Terra Santa. Nella XXV Giornata Mondiale della Gioventù, il Papa ha inoltre esortato i giovani a seguire Gesù, anche se ciò può comportare offese e incomprensioni. Nella sequela di Cristo, ha affermato il Pontefice dinnanzi ad oltre 50 mila pellegrini, non dobbiamo lasciarci intimidire dalle opinioni dominanti. Benedetto XVI ha guidato la processione delle palme in Piazza San Pietro a bordo della “papamobile” per essere più visibile ai fedeli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nella Domenica delle Palme, Benedetto XVI ha rivolto un accorato appello per la pace e la riconciliazione nella Città Santa di Gerusalemme. In questo momento, ha detto all’Angelus, “il nostro pensiero e il nostro cuore si dirigono in modo particolare a Gerusalemme, dove il mistero pasquale si è compiuto”:


    “Sono profondamente addolorato per i recenti contrasti e per le tensioni verificatisi ancora una volta in quella Città, che è patria spirituale di Cristiani, Ebrei e Musulmani, profezia e promessa di quell’universale riconciliazione che Dio desidera per tutta la famiglia umana. La pace è un dono che Dio affida alla responsabilità umana, affinché lo coltivi attraverso il dialogo e il rispetto dei diritti di tutti, la riconciliazione e il perdono. Preghiamo, quindi, perché i responsabili delle sorti di Gerusalemme intraprendano con coraggio la via della pace e la seguano con perseveranza!”

    Nella XXV Giornata Mondiale della Gioventù, il Papa ha quindi ricordato che, proprio 25 anni fa, Giovanni Paolo II dava inizio alle Gmg, “tracciando una sorta di pellegrinaggio giovanile attraverso l‘intero pianeta alla sequela di Gesù”:


    “25 anni or sono, il mio amato Predecessore invitò i giovani a professare la loro fede in Cristo che “ha preso su di sé la causa dell’uomo” Oggi io rinnovo questo appello alla nuova generazione, a dare testimonianza con la forza mite e luminosa della verità, perché agli uomini e alle donne del terzo millennio non manchi il modello più autentico: Gesù Cristo”.

    Un mandato che il Papa ha consegnato in particolare ai 300 delegati del Forum internazionale dei giovani, convocati dal Pontificio Consiglio per i Laici. Salutando i pellegrini di lingua italiana, Benedetto XVI ha così invitato i giovani a non temere “quando il seguire Cristo comporta incomprensioni e offese”. E li ha invitati a servire le persone “più fragili e svantaggiate” come anche i coetanei in difficoltà. Il Papa ha assicurato la sua preghiera per la Giornata mondiale dei portatori di autismo, promossa dall’Onu per il prossimo 2 aprile.


    Canti


    Prima dell’Angelus, nella Messa in una Piazza San Pietro gremita di fedeli, Benedetto XVI si era soffermato sul tema fondamentale espresso nella Domenica delle Palme: la sequela, la via di Cristo come “via giusta per l’essere uomini”. “L’essere cristiani è un cammino”, ha detto il Papa, “un andare insieme con Gesù Cristo” verso l’amore, verso Dio. Un’esortazione, ha detto, rivolta in particolare ai giovani nella XXV Giornata Mondiale della Gioventù. Nella sequela di Cristo, ha sottolineato, si compie “un’ascesa alla vera altezza dell’essere uomini”. L’uomo, ha constatato, “può scegliere una via comoda e scansare ogni fatica”, può “scendere verso il basso”, “sprofondare nella palude della menzogna e della disonestà”. Gesù invece ci indica un’altra via:

    “Gesù cammina avanti a noi, e va verso l’alto. Egli ci conduce verso ciò che è grande, puro, ci conduce verso l’aria salubre delle altezze: verso la vita secondo verità; verso il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti; verso la pazienza che sopporta e sostiene l’altro. Egli conduce verso la disponibilità per i sofferenti, per gli abbandonati; verso la fedeltà che sta dalla parte dell’altro anche quando la situazione si rende difficile”.


    Cristo, ha soggiunto, ci “conduce verso la disponibilità a recare aiuto; verso la bontà che non si lascia disarmare neppure dall’ingratitudine”. Gesù, narra il Vangelo, sale verso Gerusalemme, la città in cui si trovava il Tempio di Dio, per celebrare con Israele la Pasqua. Va verso questa festa, ha spiegato il Papa, sapendo di essere Egli stesso l’Agnello da immolare. Ma, ha aggiunto, “Gesù sa che la sua via andrà oltre: non avrà nella croce la sua fine. Sa che la sua via strapperà il velo tra questo mondo e il mondo di Dio”:


    “Sa che il suo corpo risorto sarà il nuovo sacrificio e il nuovo Tempio; che intorno a Lui, dalla schiera degli Angeli e dei Santi, si formerà la nuova Gerusalemme che è nel cielo e tuttavia è anche già sulla terra, perché nella sua passione Egli ha aperto il confine tra cielo e terra”.

    La sua via conduce “fino all’altezza di Dio stesso”. E’ questa, ha osservato il Pontefice, “la grande ascesa alla quale Egli invita tutti noi”. Gesù “rimane sempre presso di noi sulla terra ed è sempre già giunto presso Dio, Egli ci guida sulla terra e oltre la terra”. Il “camminare insieme con Gesù – ha poi affermato – è al contempo sempre un camminare nel ‘noi’ di coloro che vogliono seguire Lui”. Ci troviamo, per così dire, ha constatato, “in una cordata con Gesù Cristo, insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio”. Dobbiamo accettare di “non potercela fare da soli”. Fa parte di questa umiltà “l’entrare nel noi della Chiesa, l’aggrapparsi alla cordata”. E ha messo in guardia dalla “caparbietà e saccenteria” che potrebbe portarci a strappare la corda. “L’umile credere con la Chiesa”, ha ribadito, “è una condizione essenziale della sequela”:


    “Di questo essere nell’insieme della cordata fa parte anche il non comportarsi da padroni della Parola di Dio, il non correre dietro un’idea sbagliata di emancipazione. L’umiltà dell’«essere-con» è essenziale per l’ascesa. Fa anche parte di essa che nei Sacramenti ci lasciamo sempre di nuovo prendere per mano dal Signore; che da Lui ci lasciamo purificare e corroborare; che accettiamo la disciplina dell’ascesa, anche se siamo stanchi”.

    Dobbiamo anche dire, ha soggiunto, che dell’ascesa verso l’altezza di Gesù Cristo “fa parte la Croce” che in ultima analisi “è espressione di ciò che l’amore significa: solo chi perde se stesso, si trova”. Il Papa ha così ricordato il suo pellegrinaggio in Terra Santa, la commozione che ha provato nel trovarsi a Nazaret, Betlemme, al Sepolcro vuoto. “La fede in Gesù Cristo non è un invenzione leggendaria”, ma, ha detto, “si fonda su di una storia veramente accaduta”, una storia che possiamo “contemplare e toccare”. “Seguire le vie esteriori di Gesù – ha proseguito – deve aiutarci a camminare più gioiosamente e con una nuova certezza sulla via interiore che Egli ci ha indicato e che è Lui stesso”:


    “Quando andiamo in Terra Santa come pellegrini, vi andiamo però anche – e questo è il secondo aspetto – come messaggeri della pace, con la preghiera per la pace; con l’invito a tutti di fare in quel luogo, che porta nel nome la parola “pace”, tutto il possibile affinché esso diventi veramente un luogo di pace”.

    Così, ha aggiunto, questo pellegrinaggio è al tempo stesso “un incoraggiamento per i cristiani a rimanere nel Paese delle loro origini e ad impegnarsi intensamente in esso per la pace”. Dal Papa anche l'invito a pregare affinché "nella comunione con Cristo possiamo portare il frutto di buone opere". Diversamente da quanto sostiene "un'interpretazione sbagliata" di San Paolo che riterrebbe le opere "insignificanti per la salvezza dell'uomo", "l'agire retto" è importante. Del resto, sottolinea il Papa, i Comandamenti vanno "letti in modo nuovo e più profondo a partire da Cristo" quali "regole fondamentali del vero amore". Benedetto XVI ha concluso la sua omelia rammentando l’invocazione dei pellegrini all’ingresso della Città Santa: “Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli”. Sanno infatti che “in terra non c’è pace”:


    “Così questa acclamazione è espressione di una profonda pena e, insieme, è preghiera di speranza: Colui che viene nel nome del Signore porti sulla terra ciò che è nei cieli. La sua regalità diventi la regalità di Dio, presenza del cielo sulla terra”.


    Sulle parole del Papa di stamani e su come ci si prepara a vivere la Settimana Santa, Marina Tomarro ha raccolto alcune testimonianze di fedeli in Piazza San Pietro:

    R. – E’ un momento molto importante dell’anno: lo vivremo con amore, con sincerità, soprattutto all’interno della nostra famiglia, guardando con uno sguardo di semplicità, con occhi diversi, le persone che ci circondano.


    R. – E’ la Passione del Signore, è la nostra liberazione, la sicurezza che siamo stati salvati dalla vita di Cristo. Questa è l’importanza della Settimana Santa.


    R. – Sicuramente cercherò di viverla nel modo più sereno possibile, avvicinandomi il più possibile al Vangelo e alla Bibbia.


    R. – Pregando, comunque, per tutte le persone, soprattutto quelle che non hanno la fede e che hanno bisogno del Signore, per affrontare la vita, avere forza e coraggio per affrontare i momenti più difficili della vita.


    D. – Il Papa ci ha invitato anche a restare uniti, nonostante le difficoltà. Cosa ne pensa?


    R. – Con piccoli gesti, secondo me. Sono belle le parole, però i sentimenti del cuore, i piccoli gesti che vengono, aiutano tanto il nostro prossimo.


    R. – Penso sia fondamentale che tutti noi mettiamo da parte i rancori, che molto spesso, anche nella quotidianità, ci mettono uno contro l’altro. In questa Settimana Santa penso sia fondamentale per tutti noi cercare di mettere da parte questi problemi, tutte queste incomprensioni, che spesso ci mettono contro il prossimo per riuscire ad arrivare a quello che è il messaggio di Gesù, camminando, come ha detto il Papa, verso Gerusalemme.

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    La Biblioteca Apostolica Vaticana digitalizza i suoi preziosi manoscritti. Il progetto illustrato dal prefetto, mons. Cesare Pasini

    ◊ La Biblioteca Apostolica Vaticana ha avviato, da alcune settimane, un percorso di eccezionale importanza culturale e scientifica che mira alla digitalizzazione completa degli ottantamila manoscritti appartenenti ai suoi fondi. Il progetto tecnico innovativo, che potrà partire effettivamente quando saranno reperiti i finanziamenti necessari, è stato già ampiamente studiato, ma è entrato ora in una fase di vero e proprio collaudo. Sull’importanza storica del progetto, Fabio Colagrande ha intervistato mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana:

    R. – Un progetto ormai perfezionato, che, speriamo, dovrà iniziare presto. Quando ci saranno i fondi adeguati dovrà iniziare la sua fase operativa. Certo possiamo chiamarlo storico, perché è la prima volta in cui tutto il posseduto manoscritto della Biblioteca potrà essere fotografato e quindi conservato e poi utilizzato per le mille maniere che servono agli studiosi o che servono in biblioteca, sempre a loro servizio.


    D. – Vuole darci qualche cifra per capire la vastità di quest’operazione?


    R. – Si prevede che le pagine da fotografare, digitalizzare siano 40 milioni. Poiché le fotografie sono ad alta definizione, tutto l’insieme informatico che ne verrà, si è calcolato possa aggirarsi sui 45 petabyte. L’unità petabyte consisterebbe in 45 milioni di miliardi di byte.


    D. – La durata di massima prevista?


    R. – Dieci anni, non necessariamente in sequenza: sono tre anni, più altri tre, più quattro. Se motivi di vario genere, anche eventualmente motivi di raccolta di fondi, richiedessero di procedere a tappe, dopo i primi tre anni il lavoro avrebbe già una sua consistenza e compiutezza e potrebbe quindi essere temporaneamente interrotto per riprendere gli altri tre anni e poi gli altri quattro.


    D. – In cosa consiste questa fase di collaudo che avete già avviato?


    R. – Noi la chiamiamo "testbet", quindi collaudo, e consiste nel testare tutto in miniatura: quindi, fare le fotografie dei manoscritti, vedere come vengono raccolte in un formato particolare di conservazione, il formato “fits”, che è un formato elementare, semplice, ma di garantita durevolezza. E' quello che usa la Nasa per conservare le proprie fotografie delle missioni spaziali; controllare che il software, che deve analizzare i dati, lo faccia in maniera adeguata, così che poi sia pronta tutta la filiera, non solo a livello di progetto teorico, ma anche a livello di verifica concreta di un certo numero, pur limitato di casi.


    D. – Questa fase di collaudo è stata possibile anche grazie alla collaborazione di alcune società che vi hanno offerto il loro aiuto?


    R. – E’ stato finanziato da Autonomy, una società inglese leader del settore informatico nel mondo, per controllarne l’efficienza, visto che si lavora anche con un software di loro produzione. In più una macchina di scanner ci è stata concessa a prestito gratuito dalla Metis. Si tratta di scanner preparati, affinché permettano la scannerizzazione delle immagini, senza rovinare i manoscritti, che sono collocati in maniera adeguata.


    D. – Vuole farci qualche esempio dei vantaggi pratici che scaturiranno grazie a questa digitalizzazione dei preziosi e antichi documenti della Vaticana?


    R. – Il primo vantaggio, che rimane a fondamento, è che noi conserviamo questi materiali e li conserviamo in una definizione di fotografia altissima e quindi sicura per il futuro. Vuol dire anche che non dovrò accedere sempre, continuamente, ai manoscritti, ma come primo approccio potrò guardare queste fotografie che avrò degli 80 mila manoscritti. Questo significa anche che potrò avere accesso a queste immagini da casa mia, tramite collegamenti in rete, on-line. C’è anche la possibilità di utilizzare un particolare software proprio per indagare nelle immagini. Potrei anche imbattermi in una certa scrittura o in una certa immagine. Ebbene, c’è un software che permette la ricerca di queste immagini, all’interno dell’intero posseduto della Biblioteca, in maniera estremamente agile ed estremamente intelligente. Immaginarsi, se lavorando sulla scrittura di un tale autore, metto dentro questo testo e dico: “Mi ritrovi qualcosa di simile?” Oppure lavorando su uno stemma di una famiglia nobile, di un Papa, di un qualcosa che storicamente è rilevante, dico: “Scusa, dove lo trovi, più o meno analogo?” Quando sarà attuabile sull’intero posseduto di 80 mila manoscritti, immaginatevi quali ulteriori conoscenze e scoperte si potranno fare, che invece ora sono più faticose.

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    Oggi in Primo Piano



    La difficile ricostruzione di Haiti dopo il terremoto: con noi, Paolo Beccegato di Caritas Italia

    ◊ La violenza sessuale sulle donne è assai diffusa nelle centinaia di campi spontanei che sono sorti su tutto il territorio di Haiti dopo il terremoto del 12 gennaio scorso, che ha provocato oltre 222 mila morti. La denuncia viene da "Amnesty International", che ha visitato otto campi nel Paese. Rimane poi anche un’altra emergenza: la macchina degli aiuti funziona a pieno regime, ma gli effetti del disastro sono stati tali che non si riesce a far fronte interamente alle enormi necessità. Ce ne parla Paolo Beccegato, responsabile area internazionale di Caritas Italia, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Gli ultimi rapporti dicono che non tutte le persone sono ancora state raggiunte dalla distribuzione degli aiuti di prima necessità. Addirittura si parla di un 44 per cento di persone che non viene regolarmente rifornito di aiuti di prima necessità, soprattutto di tende, che in zone tropicali certamente sono molto importanti. Anche per quanto riguarda cibo e acqua, la distribuzione non è ancora regolare. In più resta un flusso di gente che lascia Port-au-Prince. Quindi, c’è una sorta di de-urbanizzazione, senza parlare del problema di dover trovare una collocazione a 250 mila persone, con i rischi di spostamento di fasce deboli, che il governo in questo momento sta cercando di gestire con grande difficoltà.


    D. – Proprio a proposito degli spostamenti, fonti internazionali sul posto riferiscono di violenze e stupri nei campi profughi nati spontaneamente. Che notizie ci sono?


    R. – Il fenomeno ci è noto e sappiamo che non è certamente la prima volta che questo accade in situazioni di grandissima promiscuità, di enorme confusione, di mancanza di regole. Purtroppo è un dramma nel dramma, che difficilmente viene governato, soprattutto in uno Stato che non è in grado di garantire i servizi minimi ai propri cittadini da decenni e tanto meno in questa situazione. Certamente non bisogna però dimenticare che il crollo del palazzo presidenziale, del palazzo delle telecomunicazioni, del palazzo dell’Onu nella stessa capitale non ha favorito forme di governo organizzate.


    D. – Le Caritas, compresa quella italiana, come sono impegnate in questa fase?


    R. – E’ un’emergenza umanitaria di massa, con circa 230 mila morti, 400 mila feriti. Per cui si portano effettivamente delle gocce in un mare magnum terribile di una situazione davvero apocalittica. Resta una situazione molto difficile. Noi stiamo co-gestendo 20 campi profughi, cercando di raggiungere anche con difficoltà 200 mila persone. Si parla di circa un milione e mezzo, addirittura 2 milioni di persone che hanno bisogno sostanzialmente di tutto. La ricostruzione è ancora molto lontana e quindi lo sforzo della rete Caritas è immenso: ci sono migliaia di operatori volontari. Si parla di 5 mila volontari - ed è solo una stima – 500 operatori e un team di 20 espatriati, che stanno gestendo un’operazione immensa da più di 20 milioni di euro. Ma, appunto, è una goccia in un oceano.

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    Anno Sacerdotale: la storia di don Saju Perumayan, prete indiano da 10 anni in Italia

    ◊ Una vita da ragioniere contabile e poi la consapevolezza che la vera gioia si trova solo rispondendo alla chiamata di Cristo: è questo il cammino percorso da don Saju Perumayan, sacerdote della Chiesa di San Romualdo Abate di Roma, la cui testimonianza vi proponiamo per la nostra rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale. Originario dello Stato del Kerala, in India, don Saju è entrato in seminario a 28 anni, dopo aver compreso il progetto che Dio aveva in serbo per lui. Al microfono di Isabella Piro, don Saju racconta come è nata la sua vocazione:

    R. – Sono entrato in seminario a 28 anni e prima di questa decisione, per circa quattro-cinque anni, ho lavorato come ragioniere, ma nel mio cuore avevo questo desiderio del sacerdozio. Il Signore ci fa capire, tante volte, se ci lasciamo guidare da Lui, qual è la vocazione, qual è la scelta che dobbiamo fare. Non trovando quella gioia nell’ambito del lavoro, piano piano si capisce che forse si sta sbagliando strada e che il Signore vuole per te un’altra strada. Così si prende una decisione, anche se sicuramente, per me, c’è stata molta difficoltà nel lasciare il mio lavoro, tutto, e intraprendere un’altra strada. Avevo comunque la fiducia che il Signore, se mi aveva chiamato, mi avrebbe dato la forza per andare avanti ed intraprendere questo cammino.


    D. – Qual è l’insegnamento più grande che ha ricevuto dalla vita sacerdotale?


    R. – L’amore verso il prossimo. Il Signore ci ha chiamato a manifestare il Dio invisibile e attraverso il nostro amore, gli altri possono vedere Dio. Dobbiamo vivere nella comunione e nell’amore di Dio. Perciò, la mia vita personale può costruire tante cose, ma, se non c’è la comunione tra noi, non si producono grandi frutti.


    D. – Lei è arrivato in Italia più di 10 anni fa, nel 1998. E’ stato facile integrarsi?


    R. – Ho trovato molte difficoltà all’inizio e subito, dopo 3-4 giorni, volevo ritornare in India, perché ero solo, non parlavo italiano… Ma il Signore non mi ha lasciato e ho potuto trovarLo con l’aiuto dei miei compagni, dei miei superiori e di tutte le persone che mi erano intorno.


    D. – Lei è originario dell’India, un Paese in cui spesso purtroppo si verificano violenze anticristiane. Come vive queste notizie?


    R. – Non ho paura di questo perché ti accorgi che la Chiesa è cresciuta con il martirio: attraverso il martirio e la persecuzione, la Chiesa diventa ancora più forte. La Chiesa non deve temere questo, il Signore provvede.


    D. – Come portare, secondo lei, l’annuncio del Vangelo nelle zone di crisi?


    R. – Con l’amore. L’amore è la prima arma per annunciare anche la nostra fedeltà. Noi dobbiamo essere fedeli a Cristo, fedeli alla nostra chiamata. Dobbiamo annunciare il Vangelo con l’amore e con il perdono.


    D. – Qual è il suo augurio per l’Anno Sacerdotale?


    R. – Che tutti i sacerdoti possano rimanere sempre fedeli a Cristo, come Lui è stato fedele al Padre, anche per una rinnovata Pentecoste e tante chiamate al servizio sacerdotale.

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    Chiesa e Società



    Mons. Nichols: Nessuno ha fatto quanto Benedetto XVI contro gli abusi sui minori

    ◊ “Contro gli abusi sui minori, nessuno ha fatto quanto Benedetto XVI”. Lo scrive oggi l'Osservatore Romano, che riporta un articolo dell'arcivescovo di Westminster e primate d’Inghilterra, Vincent Nichols, tratta dal sito Internet della diocesi e apparsa in versione ridotta sul “Times” del 26 marzo. “Gli abusi su minori commessi nella Chiesa cattolica e i loro occultamenti colpiscono profondamente e sono del tutto inaccettabili - afferma mons. Nichols - Gravi errori sono stati commessi in seno alla Chiesa cattolica ma ci sono stati anche malintesi”. “Nulla nel diritto canonico - scrive l’arcivescovo di Westminster - proibisce o impedisce di riferire i reati alla polizia”. La Santa Sede, attraverso la Congregazione per la Dottrina della Fede, “ha incoraggiato questo tipo di azione nelle diocesi che hanno ricevuto le prove di reati di abuso su bambini, reati che le autorità diocesane hanno il dovere di perseguire. È una responsabilità delle diocesi”. “Quando Papa Benedetto XVI era a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede – spiega il presule - introdusse importanti cambiamenti nel diritto della Chiesa: l'inclusione dei reati contro i bambini commessi attraverso Internet, l'estensione dei reati di abuso su bambini fino a includere l'abuso sessuale su tutti i minori di diciotto anni, la rinuncia caso per caso alla prescrizione e l'elaborazione di un sistema di rapida rimozione dallo stato clericale degli accusati”. “Il Papa - scrive il presule - non è un osservatore ozioso. Le sue azioni parlano quanto le sue parole”. “Dal 2002, ogni anno – aggiunge - la Chiesa cattolica in Inghilterra e nel Galles ha reso pubblico il numero esatto di accuse mosse al suo interno, il numero di quelle riferite alla polizia, le azioni intraprese e gli esiti … nessun altro organismo e nessun'altra organizzazione in questo Paese fa altrettanto. Questo non è coprire, ma una chiara e totale volontà di trasparenza”. “Negli ultimi quarant'anni – sottolinea infine mons. Nichols - meno dell'1 per cento dei sacerdoti cattolici in Inghilterra e nel Galles (lo 0,4 per cento) è stato accusato di abusi su minori”. Sulla questione è intervenuto anche il cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz. In un’intervista pubblicata oggi sul quotidiano Avvenire, il porporato ricorda che, quando scoppiò il caso negli Stati Uniti, “Giovanni Paolo II affrontò il problema con decisione facendo tutto quello che si doveva fare in collaborazione con le autorità giudiziarie civili”. “Benedetto XVI – ha concluso il cardinale Dziwisz - si muove sulla stessa linea e la sua lettera ai vescovi irlandesi rappresenta una risposta forte, coraggiosa ed efficace”. Dal canto suo, il presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, ha espresso al Santo Padre la propria vicinanza “in questo momento in cui assistiamo al moltiplicarsi di attacchi alla Sua persona”. Attacchi, si legge in un comunicato, che appaiono “come un’insipiente reazione alla linea di chiarezza e fermezza che caratterizza” il Pontificato di Benedetto XVI. “In questo momento così grave e doloroso – afferma Maria Voce – condividiamo ‘quest’ora di passione’ con il Papa, con la Chiesa tutta e con tutti coloro che sono stati feriti dalla grave piaga degli abusi”. (A cura di Roberta Rizzo)

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    Si è concluso il X Forum Internazionale dei Giovani a Rocca di Papa

    ◊ Si sono chiusi, ieri, i lavori del X Forum Internazionale dei Giovani, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici a Rocca di Papa (Roma). Filo conduttore, il messaggio di Benedetto XVI ai giovani delegati in cui si afferma che “la relazione tra l'uomo e la donna riflette l'amore divino in maniera del tutto speciale; perciò il vincolo coniugale assume una dignità immensa”. Il tema è stato affrontato in diverse conferenze, testimonianze e interventi. Nel pomeriggio di ieri, i delegati dei 93 Paesi dei cinque continenti e oltre 30 associazioni e movimenti giovanili cattolici si sono confrontati sui contenuti del Forum da trasmettere nei rispettivi Paesi e comunità di appartenenza. A colpire i delegati, l'immagine di una Chiesa viva, giovane, universale, che si interroga sui problemi degli uomini e trova nella Parola di Dio, nella preghiera, nella celebrazione dell'Eucarestia le risposte alle proprie ansie. Nella diversità di culture e di carismi, i giovani hanno scoperto di essere uniti nello Spirito Santo e nella fede. Per il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale Stanisław Ryłko, sono fondamentali le scoperte vissute dai giovani nel corso del Forum: “Dio ci ama personalmente” è la prima è la più importante. A seguire la scoperta dell’amore vero, difficile e impegnativo perchè si fonda sul dono. Poi la bellezza del matrimonio, cioé dell'amore tra uomo e donna che Cristo consacra in un Sacramento. E ancora l’amore di chi decide di servire la Chiesa nel sacerdozio o di chi sceglie la verginità per il Regno di Dio. Infine la bellezza di essere cristiani. Quindi, il cardinale Ryłko ha tratto dall'esperienza del Forum alcuni consigli utili per mantenere viva questa esperienza e li ha rivolti ai giovani delegati: fidarsi di Cristo e a lui affidare la nostra vita; educare la propria libertà intesa come capacità di impegnarsi totalmente, per tutta la vita; rimettersi in gioco ogni giorno attraverso il Sacramento della riconciliazione. Ultimo consiglio, e forse il più importante: impegnarsi nella propria comunità a costruire una rete di protezione per sé e per gli altri. (R.R.)

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    Aborigeni australiani a ottobre in San Pietro per la Canonizzazione di Suor Mary MacKillop

    ◊ La cultura e le tradizioni aborigene “coloreranno” la Canonizzazione di suor Mary Mackillop, in programma il 17 ottobre 2010 in San Pietro. A riferirlo è l’Agenzia Fides. Le comunità aborigene australiane saranno presenti a Roma e alcuni rappresentanti sono stati invitati a partecipare attivamente alla solenne cerimonia di Canonizzazione. Le Suore di San Giuseppe, l’Ordine fondato dalla Santa, stanno preparando la Liturgia della Santa Messa di Canonizzazione. La pastorale, l’istruzione, l’opera di sviluppo delle comunità aborigene costituiscono uno dei campi di apostolato in cui Suor Mary e le religiose sue seguaci si sono maggiormente impegnate. Elsie Heiss, storica rappresentante degli aborigeni australiani e cofondatrice del “Catholic Aboriginal Ministry” (organismo per la cura pastorale delle comunità), è stata chiamata dalle suore di San Giuseppe a dare il proprio contributo alla cerimonia affinchè possano esprimersi le tradizioni e la profonda spiritualità delle comunità aborigene australiane. (R.R.)

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    I giovani delle Pom celebrano la XXIX Pasqua Giovanile Missionaria a Lima

    ◊ Entusiasti nel loro impegno di risvegliare lo spirito missionario dei propri coetanei, gli appartenenti al movimento “Jovenes Sin Fronteras” preparano la XXIX Pasqua Giovanile Missionaria, che ogni anno raduna centinaia di giovani provenienti dalle diverse scuole, parrocchie, università e istituti di tutta Lima. L’Agenzia Fides riferisce che l’evento si celebrerà dal primo al 3 aprile. Dal 1981 “Jóvenes Sin Fronteras”, Movimento Missionario Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie (Pom), porta avanti questa celebrazione al fine di proporre ai giovani un’alternativa per vivere pienamente la loro Pasqua. “Osa!…Con la forza della tua gioventù semina speranza e annuncia l’amore”, è lo slogan per la XXIX Pasqua Giovanile Missionaria: vuole invitare i giovani ad assumere la sfida di annunciare Cristo nel mondo di oggi, rivelando il ruolo importante che essi svolgono nella nostra società come principali portatori di un messaggio di pace e di speranza. (R.R.)

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    Il seminario di Haiti riprenderà le attività alla fine della Settimana Santa

    ◊ Il seminario maggiore di Port-au-Prince, capitale di Haiti, distrutto dal terremoto del 12 gennaio scorso, riprenderà le attività al termine della Settimana Santa. Lo riferisce l’agenzia Zenit che riporta la dichiarazione dell'arcivescovo di Cap-Haitien e presidente della Conferenza episcopale haitiana, mons. Louis N. Kébreau: “Questo nuovo inizio rappresenta un segno di speranza per questo Paese distrutto e traumatizzato”. Dal quartier generale dell'associazione caritativa internazionale "Aiuto alla Chiesa che Soffre" (Acs) a Königstein (Germania), mons Kébreau ha spiegato che molta gente ricorre ai sacerdoti per ricevere consolazione e aiuto e che gli haitiani sono ancora in stato di shock per la perdita dei propri cari. Centinaia di migliaia di persone, inoltre, hanno perso tutto. Anche la Chiesa ha perso molti collaboratori e che tra i morti si contano anche 30 dei 260 seminaristi di Haiti. I seminaristi, provenienti da varie diocesi haitiane, e i docenti alloggeranno provvisoriamente in alcune tende da campeggio. Dopo il terremoto, Acs ha messo immediatamente a disposizione della Chiesa cattolica di Haiti 70 mila dollari, aggiungendone poi altri 100 mila per l'acquisto di medicinali, vestiti e viveri per i 230 futuri sacerdoti del seminario maggiore. Javier Legorreta, uno dei responsabili di Sezione di Acs, ha dichiarato: “Sosteniamo i seminaristi perché le diocesi non hanno risorse per aiutarli”. Aiuto alla Chiesa che Soffre sostiene la Chiesa haitiana dal 1962. Negli ultimi tre anni, gli aiuti destinati a finanziare progetti pastorali e caritativi ad Haiti hanno superato i 2 milioni di dollari. Al seminario di Haiti, per decisione di Papa Benedetto XVI, andranno anche i fondi che verranno raccolti il Giovedì Santo durante la Messa della Cena del Signore. (R.R.)

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    Repubblica Democratica del Congo: il vescovo di Bondo denuncia una grave situazione umanitaria

    ◊ Insicurezza e situazione umanitaria difficile. Sono le emergenze della diocesi di Bondo, nella Repubblica Democratica del Congo, segnalate dal vescovo, mons. Etienne Ung’Eyowun, al termine della visita in 5 delle 10 parrocchie del suo territorio pastorale. I ribelli ugandesi del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) occupano 3 delle 4 circoscrizioni, infestate anche dai bracconieri e abbandonate dalla popolazione che fugge le vessazioni delle forze dell’ordine nella regione di Bili, Roa e Mbuma. A Bondo un uragano ha distrutto abitazioni e scuole, la popolaizone soffre la fame ad Ango e c’è mancanza di farmaci nelle aree più disagiate. Il presule lancia un appello chiedendo aiuto alla Chiesa, alla nazione congolese e alla comunità internazionale: “Il popolo di Dio - dichiara mons. Ung’Eyowun - vive la fede con dignità e con la speranza di una vita migliore”. (T.C. - R.R.)

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    Il Premio Templeton 2010 assegnato al biologo cattolico Usa Francisco Ayala

    ◊ Francisco Ayala, genetista e biologo molecolare cattolico americano, è il vincitore del Premio Templeton 2010 per il progresso della ricerca nel campo dei rapporti fra scienza e religione. Il prestigioso riconoscimento viene attribuito ogni anno dall’omonima Fondazione a un'insigne personalità del mondo accademico che ha contribuito al “Progresso della ricerca e delle scoperte sulle realtà spirituali”. 76 anni, di origine spagnola, Ayala è entrato per un breve periodo in gioventù nell’Ordine domenicano e oggi insegna all’Università di California a Irvine. Conosciuto a livello internazionale per le sue posizioni in difesa dell’autonomia della scienza e della religione, e in particolare dell’evoluzionismo, è anche un convinto sostenitore del dialogo tra questi due ambiti della conoscenza umana. “Ritengo che la scienza e le credenze religiose, se intese correttamente, non possano essere in contraddizione, perché si occupano di due questioni differenti”, ha dichiarato lo scienziato dopo l’annuncio della sua nomina a Washington. Il Premio Templeton sarà consegnato il prossimo 5 maggio a Buckingham Palace dal Principe Filippo. Tra le persone insignite in passato del riconoscimento figurano Madre Teresa di Calcutta, Frère Roger e Chiara Lubich. (L.Z. - R.R.)

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    Thailandia: la testimonianza dei laici nella formazione dei catecumeni

    ◊ Ogni anno in Thailandia, durante il tempo pasquale, le parrocchie organizzano un incontro di approfondimento e preghiera per preparare i catecumeni al Battesimo. A riferirlo è l'agenzia Asianews. Il Sacramento viene impartito alla Veglia pasquale e per la formazione dei neoconvertiti si rivela sempre più importante il ruolo dei laici, che “condividono il compito di missione ed evangelizzazione”. Saranno oltre 100 i nuovi fedeli che il prossimo 3 aprile, abbracceranno la fede cattolica. Mons. Francis Xavier Vera Arpondratana, presidente della Commissione episcopale per la catechesi, conferma la carenza di catechisti in alcune parrocchie. Per questo, l’arcidiocesi di Bangkok ha deciso di rafforzare “la presenza dei laici nell’opera di evangelizzazione”, potenziando la loro formazione “perché diventino catechisti a tempo pieno”. Fra le persone che riceveranno il Battesimo il 3 aprile prossimo, vi è Lailuck Hasep, responsabile dell’area vendite in un’azienda thai. La conversione al cristianesimo è stata d’aiuto alla donna a vivere con più serenità e fiducia l’ambito lavorativo. Lailuck ha invitato anche i colleghi a seguire le classi di catechismo e 20 di loro (su un totale di 30) hanno già aderito alla proposta. (R.R.)

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    Indonesia: la legge anti-pornografia preoccupa i fedeli non musulmani

    ◊ “Se si continua così, anche il corpo nudo di Cristo in croce verrà considerato pornografia?”. È la provocatoria domanda che si pongono fedeli cattolici in Indonesia, dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato la Legge anti-pornografia (promulgata dal governo nel 2008) compatibile con l’ordinamento politico indonesiano. Secondo fonti dell’Agenzia Fides, nella società civile indonesiana fedeli musulmani moderati, fedeli cristiani e indù, gruppi per la tutela della libertà e dei diritti umani hanno fatto sentire la loro voce di dissenso verso il documento, perché si teme che questa legge, accettando una generica definizione di “pornografia”, si presti facilmente a strumentalizzazioni: le frange musulmane integraliste potranno usarla per penalizzare i non musulmani e, in definitiva, cercare di imporre costumi strettamente tradizionalisti, fino alla sharia. Minacce e insulti hanno colpito la cattolica Maria Farida, uno dei nove giudici della Corte Costituzionale (l’unica donna e l’unica cattolica della Corte) perché ha votato coraggiosamente contro questa legge, spiega a Fides un sacerdote indonesiano, aggiungendo: "Vogliamo esprimerle il nostro sostegno e la nostra preghiera". Sul testo di legge, elaborato due anni fa, i vescovi indonesiani hanno espresso subito forti perplessità. Negli ambienti cristiani si pensa che il provvedimento sia contrario al “Pancasila” (il testo dei cinque principi fondamentali dello Stato indonesiano). Ora si spera che lo Stato vigili sulle possibili strumentalizzazioni e distorsioni contro le minoranze non islamiche. (R.R.)

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    In Ecuador migliaia di minori lavoratori sostenuti dai progetti di Salesiani e Gesuiti

    ◊ Il fenomeno del lavoro minorile in Ecuador ha il volto di un milione di bambini e adolescenti lavoratori, pari al 18% della popolazione economicamente attiva. Lo riporta l'Agenzia Fides che spiega come in un Paese dove il 54% della popolazione vive nella morsa della povertà, il lavoro dei minori assume varie connotazioni: il 67% riguarda il settore agricolo, il 15% il commercio e il restante 18% il settore terziario, l’artigianato e il lavoro domestico. Una risposta importante viene dai progetti promossi da Salesiani e Gesuiti, che da lungo tempo si prendono cura di migliaia di bambini e adolescenti ecuadoregni. Dell’argomento si è discusso il 24 marzo scorso, all’Università Politecnica Salesiana di Quito, in occasione della presentazione di uno studio sui diritti dell’infanzia e sul lavoro minorile in Ecuador, realizzato da Cristiano Morsolin, esperto dell’Osservatorio sull’America Latina "Selvas", che lavora dal 2001 in progetti di cooperazione internazionale in Ecuador, Perù, Colombia e Brasile. Tra gli esempi citati dalla ricerca, l’iniziativa del gesuita statunitense padre John Halligan, che 46 anni fa ha fondato il “Centro del ragazzo lavoratore”, offrendo un’opportunità di dignità a 25 mila persone in quasi mezzo secolo. I risultati sono soddisfacenti: il 42% dei bambini entrano nel Centro senza aver completato la licenza elementare; di questi, l’85%, porta a termine le scuole elementari o medie e il 64% continua a studiare dopo aver concluso la formazione al Centro. Sulla stessa linea di lotta allo sfruttamento e di promozione dei diritti, il progetto salesiano, che ha compiuto 30 anni di storia, accompagnando la crescita di circa 8 mila bambini e adolescenti ogni anno. Nella metropoli industriale di Guayaquil il programma si rivolge ai ragazzi di strada, alla prevenzione e gestione delle tossicodipendenze; mentre nelle città come Esmeraldas predomina la problematica dei ragazzi afrodiscendenti, con un forte impegno del vescovo mons. Eugenio Arellano per l’integrazione delle pandillas, bande giovanili, nel tessuto sociale. (R.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    Vertice leader arabi in Libia: stop agli insediamenti israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme Est

    ◊ La questione mediorientale è al centro dei lavori del 22.mo Vertice della Lega Araba che si chiude oggi a Sirte in Libia. I membri dell'organismo si apprestano a chiedere nuovamente ad Israele di fermare l’allargamento degli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Il servizio di Eugenio Bonanata.

    I colloqui di pace sono ormai in fase di stallo. I Paesi Arabi hanno appoggiato la richiesta espressa dal presidente palestinese Abu Mazen, che in queste ore ha ribadito che non ci sarà alcun negoziato – neanche indiretto - senza un cambio di rotta da parte di Israele invocato anche dall’Italia. L’obiettivo però è anche quello di proporre delle alternative e di studiare un nuovo piano di pace arabo, originariamente basato sulla normalizzazione con Israele in cambio di concessioni territoriali. Dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon il richiamo ad impegnarsi ancora nel sostenere la ripresa del dialogo. Sullo sfondo il timore di una nuova escalation di violenza nella Striscia di Gaza, alimentata negli ultimi giorni dalla ricomparsa nella regione dei carri armati israeliani, dalle vittime e dai razzi lanciati dagli estremisti palestinesi. Intanto, testimoni riferiscono di diversi mezzi corazzati e ruspe entrati dallo Stato ebraico nel sud della regione con tutta probabilità per distruggere tunnel utilizzati per il traffico di armi. Il regime di Hamas prima o poi dovrà essere abbattuto, ha detto ieri il ministro delle Finanze israeliano Steinitz minacciando una nuova occupazione di Gaza. Il premier Netanyahu, mostrandosi poco fiducioso sull’esito del vertice della Lega Araba, ha ribadito che il Paese risponderà a nuovi attacchi dei palestinesi. Infine, da stasera i valichi con la Cisgiordania resteranno chiusi fino al sei aprile per la ricorrenza della Pasqua ebraica.

    Iraq
    In Iraq sei morti e decine di feriti per l’esplosione di 4 ordigni nei pressi dell’abitazione di un militante politico locale ad Ovest di Baghdad. Si tratta di un uomo – rimasto ucciso - legato alla formazione di Allawi, il quale, proprio ieri, dopo la vittoria delle elezioni, ha avviato le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo.


    Congo
    I ribelli ugandesi del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) hanno massacrato circa 300 civili in diversi raid avvenuti lo scorso mese di dicembre in alcuni villaggi del nord della Repubblica Democratica del Congo. A darne notizia, soltanto ieri, alcune fonti delle Nazioni Unite e dalla Chiesa locale. La strage sarebbe stata opera di una trentina di ribelli, che, prima di fuggire, avrebbero sequestrato anche centinaia di persone. Dei sanguinosi eventi sarebbe al corrente anche l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, che starebbe per pubblicare un rapporto dettagliato.

    Thailandia
    Accordo in Thailandia tra governo e "camice rosse" per avviare un negoziato nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi iniziata ormai più di due settimane fa. Il primo incontro fra le parti oggi a Bangkok, dove non si fermano le proteste. Stamattina i sostenitori dell’ex premier Shinawatra hanno circondato la sede dell’esecutivo per chiedere al primo ministro, Abhisit Vejjajiva, di sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni. Alcuni soldati sono rimasti feriti per il lancio di due granate. L’esercito si è ritirato dai presidi cittadini dopo l’imponente manifestazione di ieri, segnata da attacchi contro la televisione di Stato e alcuni uffici che hanno provocato almeno 8 feriti di cui 5 poliziotti.

    Cina
    In Cina oltre 150 minatori sono bloccati in una miniera di carbone nel nord del Paese, nella provincia dello Shanxi, a causa di un’inondazione. Più di 100 sono riusciti a mettersi in salvo. A riportare la notizia è l'agenzia "Nuova Cina". Le strutture del Paese sono considerate le più pericolose al mondo, nonostante, secondo cifre ufficiali, l’anno scorso si sia ridotto al 18 per cento il numero degli operai che hanno perso la vita nelle miniere.

    Libia – Ue
    Libia e Svizzera hanno revocato il blocco reciproco dei visti, che aveva coinvolto anche i cittadini degli altri Paesi Europei. Il risultato è stato raggiunto dopo settimane di trattative tra la presidenza spagnola dell’Ue, l’Italia e il Paese africano. Oggi però il ministro degli Esteri libico, Koussa, ha precisato che Tripoli vuole un arbitrato internazionale per chiarire le circostanze dell’arresto di Hannibal Gheddafi, figlio del leader libico, avvenuto a Ginevra nel 2008.

    Somalia
    Prosegue in Somalia l’offensiva delle forze regolari e delle truppe dell’Unione Africana per ristabilire la sicurezza nel Paese. La guerriglia però non si ferma. I miliziani di Al Shabaab, il braccio locale di Al Qaeda, hanno rivendicato l’attentato di ieri a Mogadiscio che ha provocato la morte di un funzionario del governo, due militari e un civile. In precedenza una donna e un agente hanno perso la vita in scontri scoppiati nei pressi dell’aeroporto della capitale.

    Italia
    Urne aperte stamattina in Italia per le regionali. 41 milioni gli elettori chiamati a rinnovare le giunte e i consigli di 13 regioni, 4 province e oltre 450 comuni. Si vota fino a stasera alle 22 e domani dalle 7 alle 15. Poi l’inizio dello spoglio. Alle ore 12 l’affluenza è stata del 9 e 7 per cento, in calo di quasi tre punti rispetto alle regionali del 2005.

    Pakistan
    Aerei americani senza pilota in azione nella regione pakistana del Waziristan del Nord, a ridosso col confine afgano. Due missili hanno centrato un paio di postazioni dei ribelli legati ad Al Qaeda provocando 4 morti e 5 feriti. L’episodio, riportato dall’esercito di Islamabad, è avvenuto ieri.

    Iran
    L’Iran è in procinto di realizzare altre due centrali per l’arricchimento dell’uranio. Ne sono convinti gli ispettori dell’Onu allarmati dalle ultime dichiarazioni del capo del programma per l’energia atomica di Teheran, Ali Akbar Salehi, che in un'intervista ha parlato del progetto di costruire gli impianti “nel cuore delle montagne”. Le dichiarazioni - secondo gli esperti - forniscono agli Stati Uniti ulteriori motivi per spingere Cina e Russia ad approvare la nuova tornata di sanzioni contro la Repubblica Islamica nel quadro della ripresa dei colloqui in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

    Corea del Sud
    Riprese le ricerche dei 46 marinai che risultano ancora dispersi in seguito all’affondamento della corvetta sud coreana avvenuto venerdì. L’inchiesta avviata da Seoul non ha chiarito fino ad ora le cause dell’esplosione che ha causato un grande squarcio nello scafo. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 87