di Maria Maggi La Terra ha tremato ancora con molto vigore, provocando perdite di vite umane, danni e rovine. Nel sentire e vedere ciò che è successo in Cile, a così poco tempo dal disastro di Haiti e a neanche un anno da quello dell'Aquila, ci si sente sgomenti.
Per quanto terribile possa apparire a chi lo sperimenti, il tremito della Terra è però un evento naturale, come la pioggia o il vento. Dalla sua nascita, ossia da 4,6 miliardi di anni, la Terra è stata scossa ininterrottamente da agitazioni sotterranee. Anche ora avvengono più di un milione di sismi l'anno, in media uno ogni 30 secondi. La maggior parte dei terremoti, per fortuna, è impercettibile e passerebbe inosservata se non ci fossero strumenti sofisticati a registrarli. In un anno, però, più di 3.000 sismi sono abbastanza rilevanti, di questi un centinaio producono cambiamenti significativi sulla crosta terrestre e una ventina causano alterazioni notevoli, determinando, quando colpiscono con violenza regioni densamente popolate, catastrofi immani.
Il tributo pagato dall'uomo per i sismi è esorbitante. Nei secoli tante grandi civiltà si sono sviluppate in zone sismicamente attive: intorno al bacino del Mediterraneo e lungo le coste dell'Oceano Pacifico, vicino ai monti nel Medio Oriente, in India, Cina, Giappone e nelle isole dei Caraibi. I terremoti e i fenomeni derivati - maremoti, incendi, pestilenze, carestie - provocano una media annuale di 10.000-15.000 vittime. Nel 2010, però, questo "tributo" è stato largamente superato.
L'ultimo terremoto del Cile, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, è stato di magnitudo 8,8. In termini di energia liberata, è risultato 30.000 volte più forte del terremoto che ha colpito L'Aquila lo scorso aprile e anche 1.000 volte maggiore di quello di Haiti. L'epicentro è stato localizzato 117 chilometri a nord-est della seconda città del Cile, Concepcion, a una profondità di 55 chilometri. La fortissima scossa durata più di un minuto, ha fatto crollare alcuni edifici anche della capitale Santiago, che si trova a trecento chilometri dall'epicentro. Dieci ore prima, il terremoto era stato preceduto da una scossa di magnitudine 6,9 sull'isola giapponese di Okinawa. È scattato così l'allarme tsunami praticamente nell'intero Oceano Pacifico, dal Centroamerica fino alla Polinesia. Un'onda tsunami alta oltre due metri ha raggiunto la costa cilena nelle città di Talca, Valparaiso e Coquimbo e una grande ondata si è abbattuta sull'isola di Juan Fernandez al largo di Valparaiso. L'onda anomala è poi arrivata sulle coste che si affacciano sul Pacifico fino alla Kamciatka, senza provocare gravi danni.
Il Cile non è nuovo a questi tremendi sismi. Nel 1751 la stessa città di Concepcion fu distrutta da un terremoto. Nel 1960 il terremoto di Valdivia, il più grande mai registrato con una magnitudine di 9,5 della scala Richter, devastò tutta la parte sud del Paese.
La faglia alla base dell'ultimo sisma è localizzata lungo la costa del Cile, parallela alle Ande. La parte interessata dal sisma è lunga 400 chilometri. Se una faglia così ci fosse in Italia, dal Tirreno all'Adriatico, avrebbe tagliato la penisola in due.
Come si generano i sismi? Fino agli anni Sessanta del Novecento, quando la teoria della tettonica a zolle rivoluzionò la geologia, i sismologi non avevano le idee chiare sulla loro genesi. Ogni terremoto sembrava presentarsi come un fenomeno isolato. In seguito, quando gli epicentri di numerosi terremoti furono collocati su un planisfero, prese forma gradualmente l'immagine di un pianeta in movimento, il cui strato più esterno e rigido, la litosfera, è diviso in molte zolle tettoniche; le sette più estese coinvolgono continenti e oceani. Spinte da forze che nascono all'interno della Terra, dove le rocce sono allo stato fuso, le zolle si muovono lentamente, qualche centimetro all'anno, spostandosi su uno strato più molle e plastico, detto astenosfera. Le zolle giganti si spostano entrando in collisione lungo i margini, scatenando così gli impressionanti terremoti che deformano la Terra, creando le catene montuose e anche le profonde fosse oceaniche.
I geologi hanno individuato tre diversi margini di zolla: quelli in accrescimento, quando le zolle si allontanano l'una dall'altra e materiale fuso fuoriesce dall'interno formando nuova litosfera; i margini in consunzione, in corrispondenza delle fosse oceaniche, quando una zolla scorre sotto un'altra e ne spinge giù l'orlo fino all'interno della Terra; i margini trasformi, quando gli orli di due zolle scorrono lateralmente l'uno rispetto all'altro. I margini di accrescimento si hanno per esempio al centro dell'Oceano Atlantico, dove le zolle americane si stanno allontanando da quella africana e da quella euroasiatica; il secondo tipo è quello proprio della costa cilena, dove la zolla di Nazca si insinua sotto la zolla sudamericana e che nel corso di milioni di anni ha generato le Ande; l'ultimo tipo si ha nella faglia di San Andreas dove la zolla pacifica scorre e preme contro la zolla nordamericana.
I sismi più potenti avvengono proprio nel secondo caso, nelle zone di "subduzione", evidenziate dalle profonde fosse oceaniche poste al largo di linee costiere continentali e di archi insulari, dove una zolla sprofonda sotto un'altra. Quando la parte fredda e rigida della litosfera penetra nell'astenosfera, questa sopporta enormi tensioni che la deformano e la rendono sismicamente attiva fino a grandi profondità. La Terra è viva e continua a muoversi e rinnovarsi. L'uomo non può costruire torri di Babele come se il nostro pianeta fosse una sfera di granito rigida e immutabile. Deve costruire nei luoghi più adatti, con tecniche appropriate, realizzando edifici in grado di resistere alle forze immani che la Terra sprigiona.
(©L'Osservatore Romano - 1-2 marzo 2010)