DI M ICHELA C ORICELLI
S ono tornati in piazza. Per difendere la vita; per esigere l’abrogazione della nuova legge dell’aborto; per ricordare al premier José Luis Rodriguez Zapatero che « in democrazia, si ascolta la popolazione » . Una frase che domenica è stata ripetuta in un centinaio di città in tutto il paese iberico, insieme allo slogan: « Spagna, sì alla vita » .
Le manifestazioni hanno dimostrato ancora una volta che il Paese è spaccato in due sulla nuova legislazione: una buona parte dell’opinione pubblica rifiuta la norma recentemente approvata dal Senato, che entrerà in vigore il 5 luglio. Nonostante il freddo, decine di cortei si sono snodati in tutta la Spagna: il più affollato è stato quello di Madrid. Secondo gli organizzatori, i partecipanti sono stati circa 600.000. Una folla color rosso, come era già accaduto lo scorso ottobre: bandiere, capellini, magliette con grossi cuori, per reclamare « alternative all’aborto » e per denunciare « le morti che genererà la nuova legge » .
A convocare la nuova sfida antiabortista sono state 270 associazioni, fra cui Diritto di Vivere, Fatti Sentire ( Hazte Oir) e Medici per la Vita. Ma le vere protagoniste della « Marcia Internazionale per la Vita 2010» sono state migliaia di famiglie che hanno attraversato il centro di Madrid – fra piazza Cibeles e Puerta del Sol – dietro ad un enorme striscione che invita- va il premier socialista ad ascoltare gli spagnoli. Uno degli aspetti che brucia di più – nel frettoloso processo con cui è stata presentata e approvata la nuova legislazione – è l’assenza di un referendum, reclamato dalle organizzazioni pro- life. Diversi sondaggi, negli ultimi mesi, hanno rivelato che gran parte degli spagnoli ( secondo alcune inchieste la maggioranza) sono apertamente contrari al nuovo testo. Lo conferma anche il milione di firme raccolte negli ultimi mesi contro la norma.
In Spagna l’aborto fu parzialmente depenalizzato nel 1985. Finora era permesso solo in tre casi: violenza sessuale, malformazione del feto e rischio fisico e psicologico per la madre. La nuova legge liberalizza completamente l’interruzione volontaria della gravidanza nelle prime 14 settimane di gestazione e permette anche alle minorenni di 16 e 17 anni di abortire ( senza l’autorizzazione dei genitori).
Se per gli organizzatori della manifestazione di domenica la legge spagnola è ormai « una delle più radicali del mondo » e aumenterà il già alto numero di aborti annuali ( per ora oltre 115.000), per i socialisti è addirittura una « vittoria storica » . Lo ha detto Lola Sisternas, del Psoe: la norma assicura alla donna la « libertà di decidere » del proprio corpo, « senza la paura di andare in prigione » . Un argomento falso, denunciano le associazioni pro- life: nessuna spagnola è mai andata in carcere per avere abortito. Non è questo ciò che vogliono le famiglie scese in piazza domenica: al contrario, quello che reclamano è la difesa della madre e del suo futuro bambino. Eppure, per Zapatero « solo l’ipocrisia o il tentativo di trasformare determinate convinzioni religiose in norme civiche universali permetterebbe di negare » la necessità della nuova legge.
Manifestazioni in tutto il Paese Nella capitale in migliaia hanno sfilato per denunciare le «morti generate» dalla nuova legge
© Copyright Avvenire 9 marzo 2010