DI M ARCO R ONCALLI
Su iniziativa dell’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, in occasione dell’Anno Sacerdotale e della recente visita di Benedetto XVI a Brescia e Concesio – la terra natale di Paolo VI – è stata rieditata l’antologia degli scritti sul sacerdozio dell’arcivescovo Montini curata da padre Leonardo Sapienza nel 2001 e da tempo esaurita. Il volume intitolato Cari Sacerdoti (387 pagine, s.i.p., con una presentazione del cardinale Dario Castrillón Hoyos) è stato donato da Benedetto XVI ai sacerdoti capitolini, nell’incontro di alcuni giorni fa.
L’opera si apre con uno dei testi montiniani più sinificativi sul tema (un identikit del perfetto sacerdote, o meglio, un inno alla dignità del prete): la lettera-prefazione datata 23 agosto 1954 che il pro-segretario di Stato Montini – poco prima della sua nomina a Milano – riservò al volume del suo collaboratore monsignor Pierre Veuillot Notre Sacerdoce. Documents pontificaux de Pie x à nos jours , pubblicato quell’anno in due tomi dalle Editions Fleurus. Nella lettera emerge nitida la triplice prospettiva montiniana circa l’identità del prete: religiosa-teologica, morale-ascetica, sociale. Pagine in cui il sacerdote è considerato «un essere umano che spende la sua vita nel dare culto a Dio, cercare Dio, inebriarsi di Dio, studiare Dio, parlare a Dio, parlare di Dio, servire Dio», mentre del sacerdozio si parla anche come di «un servizio sociale» essendo il prete necessariamente «per gli altri». E qui altri termini sgorgano a non finire nella definizione del prete: «Apostolo, missionario, padre, pastore, maestro, fratello, servo e vittima» cui tocca la più difficile impresa, «quella di formare gli altri, di dare loro un modo di pensare, di pregare, di agire, di sentire».
A chiudere la raccolta è la preghiera di Paolo VI per l’ordinazione di duecento presbìteri e diaconi nella cattedrale di Bogotà, in Colombia, nell’agosto 1968. Rese grazie al Signore per il mistero «compiuto, mediante il ministero delle nostre mani e delle nostre parole, per virtù dello Spirito Santo», così continua, orante, Papa Montini: «Tuoi sono, o Signore, questi nuovi servitori del Tuo disegno di soprannaturale amore; e Nostri sono, perché a Noi associati nella grande opera di evangelizzazione [...], come Nostri figli prediletti, anzi come fratelli della Nostra dignità e della nostra funzione, come operai valorosi e solidali nell’edificazione della Tua Chiesa [...] come consolatori e amici del Popolo di Dio...». Definizione più volte ripresa da Montini nella caratterizzazione della spiritualità sacerdotale, laddove i presbiteri sono ora «rappresentanti di Dio presso il Popolo», ora «rappresentanti del Popolo presso Dio». Nell’antologia, che non segue un ordine cronologico ma lega gli scritti attorno a nodi tematici (la vocazione, il Seminario, la natura del sacerdozio...), oppure secondo altri criteri (le lettere del Giovedì Santo, i testi che compongono preghiere...), sono in ogni caso i richiami alle responsabilità primarie del prete a costituire i leit-motiv. E si trovano negli incontri con il clero e nei ritiri spirituali, da Milano aVarese, da Seregno a Brivio, nei messaggi per le giornate del Seminario o di aggiornamento pastorale, nelle omelie in duomo o nelle chiese ambrosiane, nei discorsi all’Università Cattolica, nei saluti per i Paolini a Roma o per i Gesuiti a Gallarate... Offrendo occasioni continue per illustrare – fra il 1954 e il 1963 – il ruolo dei presbìteri «ministri della santificazione» o «maestri imitatori di Cristo» (che tuttavia devono – per fedeltà – rimanere discepoli).
Queste pagine,segnate da rigore teologico e ansia pastorale, lasciano infine affiorare anche riflessioni più generali tutte da rileggere: ad esempio quelle in cui il futuro Paolo VI parla con i suoi preti del Vaticano II. E a tal proposito non è superfluo ricordare anche le osservazioni sullo stile presbiterale, secondo coordinate già presenti in nuce e poi confluite nell’insegnamento conciliare: con il sacerdote, alter Christus, mediatore tra Dio e gli uomini, al centro della carità pastorale.
© Copyright Avvenire 3 marzo 2010