Nel libro «L'amante» di Marguerite Duras la protagonista, una ragazza francese di sedici anni che vive in Indocina, diventa l'amante di un giovane ricco cinese ed ha con lui una sconvolgente esperienza erotica. Ma non sa di essere innamorata. Perché lui è cinese. Solo quando sarà sulla nave che la riporta in patria, ascoltando Chopin, avrà una irrefrenabile crisi di pianto e capirà che l'amava. E nei due anni successivi invecchierà rapidamente perché solo allora la sua mente, il suo cuore e il suo corpo scopriranno di aver perduto qualcosa che non troveranno mai più.
Ho riportato questo episodio per mostrare che l'amore, da uragano di sensazioni e di sentimenti, deve farsi logos, concetto, parola. Finché non so di amare e finché non dico «ti amo», non amo pienamente. E finché non mi identifico con l'altro, non faccio mie la sua vita, la sua storia, le sue sensazioni e i suoi sogni, sono ancora nell'anticamera dell’amore. E perché l'amore sia completo devo anche saper distinguere il mio dal suo desiderio, il mio dal suo sentimento. Non posso attribuirgli lemie emozioni e pensare che lui desideri ciò che desidero io. Gli devo chiedere cosa pensa, cosa desidera, cosa vuole. Devo accettare fino in fondo la sua liberta. E lui la mia. L'amore è il miracoloso incontro di due volontà libere. Ed è per questo che è una continua scoperta dell'altro, ed ogni incontro ci appare dono e grazia, e sempre nuovo.
Quanti errori, quanta sofferenza sorgono fra mogli e mariti o fra amanti quando ciascuno pretende di sapere che cosa vuole l'altro e così gli impone i suoi desideri. Quante persone credono che basti l'amore per capire ed essere capiti. Che siano sufficienti gli sguardi, i gesti, gli abbracci, le carezze, i silenzi, le allusioni. Per cui quando nella coppia si crea un evento nuovo come la nascita di un bambino esplode il dramma. Ricordo una donna che urlava: «Quando non capisci che cosa ti sta capitando, perché piangi sempre, perché sei come una pazza isterica, come fai a spiegarlo al tuo compagno? Eppure la risposta è semplice: "con la parola". Dicendogli che stai male, chiedendogli aiuto».
Ah, il dono divino della parola! Studiando come un grande amore appassionato può durare anche molti anni, ho scoperto che gli serve la parola, al punto che il mio ultimo libro l'ho chiamato «Il dialogo degli amanti». La grande passione dura nel conoscere profondamente noi stessi e il nostro amato. Rispettandone la libertà e dicendoci la verità.
Ho riportato questo episodio per mostrare che l'amore, da uragano di sensazioni e di sentimenti, deve farsi logos, concetto, parola. Finché non so di amare e finché non dico «ti amo», non amo pienamente. E finché non mi identifico con l'altro, non faccio mie la sua vita, la sua storia, le sue sensazioni e i suoi sogni, sono ancora nell'anticamera dell’amore. E perché l'amore sia completo devo anche saper distinguere il mio dal suo desiderio, il mio dal suo sentimento. Non posso attribuirgli lemie emozioni e pensare che lui desideri ciò che desidero io. Gli devo chiedere cosa pensa, cosa desidera, cosa vuole. Devo accettare fino in fondo la sua liberta. E lui la mia. L'amore è il miracoloso incontro di due volontà libere. Ed è per questo che è una continua scoperta dell'altro, ed ogni incontro ci appare dono e grazia, e sempre nuovo.
Quanti errori, quanta sofferenza sorgono fra mogli e mariti o fra amanti quando ciascuno pretende di sapere che cosa vuole l'altro e così gli impone i suoi desideri. Quante persone credono che basti l'amore per capire ed essere capiti. Che siano sufficienti gli sguardi, i gesti, gli abbracci, le carezze, i silenzi, le allusioni. Per cui quando nella coppia si crea un evento nuovo come la nascita di un bambino esplode il dramma. Ricordo una donna che urlava: «Quando non capisci che cosa ti sta capitando, perché piangi sempre, perché sei come una pazza isterica, come fai a spiegarlo al tuo compagno? Eppure la risposta è semplice: "con la parola". Dicendogli che stai male, chiedendogli aiuto».
Ah, il dono divino della parola! Studiando come un grande amore appassionato può durare anche molti anni, ho scoperto che gli serve la parola, al punto che il mio ultimo libro l'ho chiamato «Il dialogo degli amanti». La grande passione dura nel conoscere profondamente noi stessi e il nostro amato. Rispettandone la libertà e dicendoci la verità.
«Corriere della Sera» del 19 aprile 2010