DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Nell'Africa subsahariana il cristianesimo cresce più dell'Islam

I dati di una ricerca del Pew Forum on Religion and Public Life confermano che il continente nero è il meno afflitto dal secolarismo. Buone le prospettive di convivenza pacifica tra le religioni


di Luca Marcolivio

Nell'Africa subsahariana il numero dei cristiani cresce più dei musulmani. Le religioni animiste nel continente nero sono ormai minoritarie e la fede in maggiore espansione è proprio quella cristiana. Lo riporta uno studio del Pew Forum on Religion and Public Life, pubblicato lo scorso 15 aprile. La ricerca stima che i cristiani siano passati dai 7 milioni dell'anno 1900 ai 470 milioni di oggi. L'Islam, che all'inizio del XX secolo contava 11 milioni di fedeli è salito a 234 milioni, subendo però il sorpasso cristiano intorno agli anni '30.

In definitiva, rispetto a un secolo fa, i numeri si sono ampiamente rovesciati in favore delle fedi monoteistiche. Nel 1900, in piena epoca coloniale, le religioni africane tradizionali coprivano il 76% della popolazione, oggi appena il 13%. Per contro i cristiani, in poco più di un secolo, sono saliti dal 9% al 57%, mentre i musulmani sono passati dal 14% al 29%. Nell'Africa subsahariana, in definitiva, vivono un quinto dei cristiani di tutto il mondo e un settimo dei musulmani della terra.
Se da un lato, a sud del Sahara, le religioni abramitiche continuano ad essere contaminate da elementi di paganesimo animista, il dato che fa sperare è attribuibile alla concezione positiva che gli africani hanno della religione in senso lato. In altre parole, se c'è un continente dove il secolarismo non attecchisce, quel continente è proprio l'Africa. Il numero di intervistati che definisce la fede un elemento “molto importante” della propria vita, oscilla da un 69% in Botsawana a un 98% in Senegal. Inoltre le religioni – proprie ed altrui – non sono viste come un elemento di minaccia alla pace sociale. La maggior parte dei musulmani e dei cristiani riconoscono elementi di positività reciproca e sono fiduciosi nella possibilità di una pacifica convivenza. Soltanto il 28% della popolazione subsahariana considera i conflitti religiosi un “grosso problema” del proprio paese.
Per contro la grande maggioranza degli intervistati ammette di conoscere molto poco delle religioni diverse dalla propria. Circa il 43% dei cristiani considera l'Islam una religione violenta: tale percentuale tende a scendere tanto più si va a Sud, dove la presenza dell'Islam è minima o nulla. Ancora più bassa (20%) è la percentuale di musulmani che considerano il cristianesimo una religione violenta.
La maggior parte degli africani (oltre il 70% in quasi tutti i paesi) è favorevole alla libertà di culto, tuttavia – questo è il dato meno confortante – è altrettanto alto il numero persone favorevoli all'applicazione della Sharia (63%) o di una legge 'biblica' (60%), così come molti si dichiarano favorevoli a pratiche contrarie alla dignità della persona come la lapidazione. Circa il 20% degli africani è disposto a giustificare l'uso della forza contro i civili, se l'obiettivo è difendere la propria religione.
L'ultima parte del sondaggio illustra i numeri delle conversioni. In linea generale il numero di coloro che sono passati dall'Islam al Cristianesimo è pari a quello di coloro che hanno fatto il cammino inverso. Un'eccezione significativa è rappresentata dall'Uganda, dove il 4% degli intervistati dichiara la propria conversione al cristianesimo in età adulta, a fronte di un 5% che ha abbandonato la religione musulmana.

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