Vi propongo per la meditazione del Santo Triduo che si apre con i riti vespertini della Cena del Signore, il canto che segna con la sua inconfondibile melodia e il suo testo biblico il significato profondo dei giorni che la Chiesa si appresta a rivivere.
Mi riferisco all'Antifona Christus factus est. Ne ho parlato spesso in questo periodo. Qui trovate il post dell'anno scorso con un paio di video-gregoriani e lo spartito.
San Paolo scrive ai Filippesi (2,8-11), delineando in modo poetico il mistero della morte e della risurrezione del Signore:
Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome.
L'abbassamento, lo svuotamento, non è solo preludio o anticipo dell'innalzamento glorioso. Ne è causa. Perchè il Figlio si è volontariamente sottomesso alla morte, è stato glorificato sopra ogni essere e creatura nei cieli, sulla terra e sotto terra. L'obbedienza ha vinto la prima disobbedienza. Il peccato di Adamo è stato sciolto nel sangue di Cristo. E la liberazione (redenzione e riconciliazione) interessa tutti, come tutti sono colpiti dalle conseguenze del peccato originale.
Chi viene unito a Cristo nel Battesimo della sua morte, lo sarà anche nella sua Risurrezione per mezzo dell'effusione dello Spirito Santo.
Ascoltiamo ora un paio di esecuzioni di questa antifona, che viene ripetuta spesso nelle liturgie del Triduo Pasquale. La prima versione è il testo gregoriano cantato da un coro femminile. La seconda è una polifonia semplice, spagnola, interpretata dal coro della celeberrima Confraternita del "Santísimo Cristo del Espíritu Santo" di Zamora:
Christus factus est pro nobis obediens usque ad mortem,
mortem autem crucis.
V. Propter quod et Deus exaltavit illum
et dedit illi nomen, quod est super omne nomen.
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