Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
IL COMMENTO
Non è vero che non potremo mai essere felici. Non è vero che ci sarà sempre e solo da soffrire. No. Siamo nati per una gioia piena, qui ed ora, che sarà poi misteriosamente e infinitamente colmata in Cielo. Oggi Gesù ci dice che proprio per le sue ! parole possiamo essere felici di una gioia vera e piena, che nessuno potrà mai toglierci. Eppure qualcosa in noi protesta dinnanzi a questa affermazione. Il dolore, le angosce, le pene, le malattie, l'orrore per la violenza, le cronache che ci mostrano un mondo sporcato sin dentro al divertimento, lo sport, lo svago, siamo accerchiati e le parole di Gesù stonano. Inizialmente forse le accogliamo con gratitudine ed entusiasmo, ma poi, la realtà delle nostre esistenze ci fa ripiombare nel pessimismo, in quella sottile accidia che invelenisce le nostre ore. La gioia ci sembra pura utopia. Nel mondo sembra che l'uomo sia impegnato solo per la giustizia e per fuggire ogni sofferenza. In questa società non c'è spazio per la gioia, siamo tutti adirati, costantemente. Il piacere a tutti i costi è l'unica forma di felicità, di gioia consentita. Ma anche quello, una volta raggiunto, mostra il suo sorriso satanico. Ma Gesù oggi ci parla di gioia, della sua gioia. Ecco il punto. Probabilmente non l'abbiamo mai conosciuta. Non sappiamo di che cosa si tratti, una gioia che non si è assopita neanche sul Calvario. Una gioia crocifissa. L'unica gioia piena. L'unica che non dipenda dalle circostanze, dal piacere, dal realizzare progetti ed ideali, dalle buone relazioni con gli altri, dalla propria soddisfazione. Una gioia che non ci appartiene, che ci deve essere donata ed essere da noi accolta. La gioia di Gesù per noi. Essa coincide con la volontà di Dio. Con la verità. Con ogni istante della nostra vita. E' la gioia dell'intimità con Dio in Cristo Gesù. Osservare i comandamenti è già una Grazia, è la vita nuova che si manifesta perchè si è ricevuto un cuore e uno Spirito nuovi. Compiere la volontà di Dio è amare, è una vita donata. "Devi, poi, divenire amore, guardando l’amore di Dio, che ti ha così tanto amata, non per qualche obbligo che avesse con te, ma per puro dono, spinto soltanto dal suo ineffabile amore. Non avrai altro desiderio che quello di seguire Gesù! Come inebriata dall’Amore, non farai più caso se ti troverai sola o in compagnia: non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro!". Così scriveva Santa Caterina. La gioia di Gesù ci è donata, non implica alcuno sforzo, è la gioia del suo amore, lo stesso fuoco che mosso la sua vita, la certezza dell'amore di Suo Padre. Di nostro Padre. Non vi è alcun moralismo, solo un amore infinito che brucia dal desiderio di donarsi. In ogni istante. Per questo possiamo goire d'una gioia indicibile, anche se siamo provati in ogni modo, perchè dentro il suo amore ci colma, anche se non ce ne rendiamo conto. Non sono sentimenti, è la più pura realtà. Quando camminiamo crocifissi con Cristo rimaniamo nel suo amore, il cuore è pacificato, anche se la carne e i sentimenti sono agitati. Sotto le onde, anche le più tempestose, al fondo del mare vi è una pace infinita. La gioia piena del suo amore riversato copiosamente in noi.
Meditazione del giorno:
Tertulliano (155? - 220?), teologo
Prescrizione contro gli eretici, 20-22 ; CCL I, 201s
Gesù Cristo, il Signore nostro, durante il Suo soggiorno sulla terra, manifestò chi egli fosse, ciò che era stato, quale fosse la volontà del Padre Suo di cui egli era servitore, quale comandamento prescriveva all'uomo. Tutto questo lo diceva apertamente alla folla oppure ai suoi discepoli, in disparte. Egli ne aveva prescelti dodici e li teneva sempre presso di sè: non si allontanarono mai dal fianco del Maestro: li aveva scelti, perchè fossero maestri delle genti e diffusori della dottrina divina. Uno di essi venne allontanato, ma agli altri undici, mentre stava per ritornare al Padre suo dopo la resurrezione, comandò di andare nelle varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19).
E gli Apostoli sùbito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati, messaggeri] al posto di Giuda, che era stato cacciato, titarono a sorte Mattia come loro dodicesimo compagno, secondo quanto anche era stato profetizzato, come si legge nel salmo di David. Hanno ricevuto la forza dello Spirito Santo secondo la promessa per compiere miracoli e parlare lingue nuove. Hanno reso testimonianza alla fede in Gesù Cristo dapprima in Giudea dove fondarono delle Chiese. Poi sono partiti per il mondo intero e hanno annunciato alle nazioni lo stesso insegnamento della fede.
Poi hanno fondato delle Chiese in ogni città che in seguito hanno fornito ad altre chiese la talea della fede e le sementi della dottrina. La prova della loro unità sta nel fatto che tutte sono in pace e comunione tra loro, che i loro membri si chiamano, tra loro, fratelli e che praticano reciprocamente l'ospitalità. Questa costruzione si basa sull'unico fondamento della tradizione di uno stesso mistero. Gli apostoli hanno predicato quello che Cristo ha loro rivelato e null'altro doveva essere predicato da quelle Chiese fondate direttamente dagli apostoli alle quali essi avevano parlato di viva voce o, come si attesta, tramite lettere.