DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La fantascienza? È cristiana!

Film come Blade Runner o Il sesto giorno prefigurano i pericoli che l'uomo può determinare quando si pone al posto di Dio

di Annarita Petrino
Nell'ambito della fantascienza cinematografica un filone privilegiato è quello dei cloni. A partire da un film leggendario come Blade Runner con Harrison Ford (regia di Ridley Scott, 1982) che ha avuto il merito di indagare l’animo umano e tutte le sue zone d’ombra. L'aspetto più analizzato è probabilmente quello relativo alla sfera affettiva. Può un clone amare, soffrire, gioire?

E se sì, basta ciò a definirlo umano? “Fantascienza!”, esclamerebbero alcuni, ma la verità è che oggi la clonazione è già una realtà, pur avendo ad oggetto soltanto animali. È di non molto tempo fa la notizia che è stata creata una vita in laboratorio, dove per vita si intende “una cellula batterica artificiale completamente controllata da un Dna sintetico”, ad opera dello statunitense Craig Venter. Dunque la fantascienza di film come Blade Runner e Il sesto giorno (di Roger Spottiswood, con Arnold Schwarzenegger) oggi non è più così lontana. Poniamoci allora queste domande: dove stiamo andando? Dove vogliamo arrivare? E ancora: quanto manca perché si provi a clonare un essere umano? Quanto è breve il passo che porta alla fecondazione artificiale di un numero X di ovuli con il solo intento di creare pezzi di ricambio per le persone in vita? Il film The Island con Ewan McGregor (regia di Michael Bay, 2005) parla appunto di un gigantesco laboratorio, una vera e propria città, dove centinaia di cloni vivono nell’illusione di vincere un viaggio su un’isola favolosa e, intanto, vengono allevati affinché forniscano pezzi di ricambio per i loro facoltosi originali. Il bello della fantascienza è proprio quello di permettere di vedere oltre l’attualità della ricerca scientifica, perché ne ha già indagato le possibili implicazioni e conseguenze, sottolineando non solo gli aspetti positivi ma anche i pericoli. Se la fantascienza non fosse considerata un sottogenere di evasione ed intrattenimento e il pubblico avesse sufficiente spirito critico per andare oltre gli effetti speciali del cinema, avremmo tra le mani un’interessante chiave di lettura della realtà.
Tornando ai film citati e al tema della clonazione, va ricordato che c'è una legge naturale, quella della Creazione, che esige di essere rispettata. La natura non è illimitata, ma pone dei limiti ben precisi anche all’evoluzione della scienza. Come in ogni cosa, infatti, è un bene essere consci dei propri limiti, perché questo permette di valorizzare le proprie potenzialità. Se, come essere umano, so che ho la facoltà di pensare, costruire, dare la vita, ma mi concentro solo sul fatto che un giorno devo morire, sto sprecando tutte le mie potenzialità in nome di un’ansia che domina la mia esistenza. Ne
Il sesto giorno Michael Drucker, l’ideatore della clonazione e, a un certo punto, clone egli stesso, afferma: “Abbiamo trovato il modo di vincere la morte. Non dovremo più perdere i nostri Mozart, i nostri Martin Luther King”. Se il mondo fosse tutto qui, potrebbe essere giustificabile la tensione dell’uomo a superare i limiti imposti dalla morte. Se l’uomo fosse solamente corpo, avrebbe interesse a mantenerlo in vita il più a lungo possibile. Ma la Creazione stessa rimanda a qualcosa di infinitamente più grande. Essa proviene da qualcosa che c’era prima e va verso qualcosa che ci sarà dopo. La Creazione è in mezzo e l’uomo con lei. La Creazione è opera di Dio, che tutto la comprende. Essa viene da Dio e va a Dio, così anche l’uomo viene da Dio e va verso Dio. Dunque, se il mondo non è tutto qui e l’uomo non è solo corpo, ma anche e soprattutto spirito, il limite della morte (solo corporale) non esiste. Anche San Francesco, nel suo Cantico delle Creature, si rivolge alla morte chiamandola “sora Nostra Morte corporale”.
Come la fantascienza ha magistralmente mostrato, con pellicole e libri davvero degni di nota, l’unico modo che l’uomo ha di vincere la morte con i suoi soli mezzi e la sua intelligenza è quello di calpestare la dignità umana, violentare la Creazione e produrre abomini. In altre parole… uccidendo Dio e prendendo il Suo posto. Ne
Il sesto giorno si parla anche di Lui, di Dio, quando Adam Gibson (Schwarzenegger), rispondendo alla suddetta affermazione di Drucker, dice: “E chi dovrà decidere chi deve vivere e chi deve morire? Tu?”. “Hai un’idea migliore? - ribatte Drucker -Dio, per esempio”, risponde Gibson. “Io ho solo preso in mano le redini dove Dio le ha lasciate”, afferma Drucker. Si tratta di una frase forte, ma che descrive esattamente la situazione dell’uomo di oggi, convinto di dover essere il solo a prendere in mano le redini della propria vita. Il relativismo culturale, lo sradicamento delle radici cristiane dell’Europa, la battaglia culturale e legale per la rimozione del Crocifisso, sono solo alcuni esempi di come l’uomo stia cercando di liberarsi di Dio. Ma, in effetti, cosa succederebbe se veramente Dio fosse cancellato dalla nostra vita? Al contrario di molte altre questioni abbiamo modo di saperlo, gettando uno sguardo al passato e un altro al futuro. Prendiamo un altro film come Apocalypto di Mel Gibson, una pellicola che descrive con dovizia di particolari (anche i più truculenti) cos’era e cosa avveniva nel mondo pagano dell'America precristiana e precolombiana. Torneremmo dunque a credere in divinità di qualche tipo? Oppure, secondo le peggiori ipotesi catastrofiche della fantascienza, finiremmo col distruggere completamente il nostro pianeta, fino a che un gruppo di sopravvissuti tornerebbero a vivere come dei selvaggi? Questa situazione potrebbe verificarsi sia in caso di disastro naturale, che di collasso tecnologico, vista la dipendenza dell’uomo moderno dalla tecnologia.
Ecco perché è pertinente parlare di fantascienza cristiana. Perché la fantascienza ha tutte le carte in regola per mettere l'uomo in guardia contro il più grande dei pericoli: perdere la propria identità, cancellando Dio e Cristo dalla propria vita. Cosa c’entra Cristo con la fantascienza? C’entra eccome, perché in Cristo è compreso anche il futuro dell’uomo e, nella Sua Passione, Egli ha compreso anche tutte quelle volte in cui la dignità dell’uomo sarebbe stata calpestata e la carne dilaniata dai sogni senza Dio dell’uomo.


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