Il Giornale, 18 settembre 2010
Il presunto piano per uccidere il Papa significa quello che si sospettava, ma che troppi cercavano di ignorare: l’islam radicale vuole colpire al cuore la nostra civiltà, puntando sui suoi emblemi. Gli arresti dei sei algerini arrivano dopo settimane di tensione e di segnali trascurati. L’islamismo violento parla attraverso fatti, più che con le parole: mirare al Papa vuol dire essere determinati a cancellare i pilastri dell’Occidente. Il pastore Terry Jones è un stolto che voleva bruciare il Corano. E dall’altra parte sono arrivati gli incidenti nel Kashmir con 15 morti e le chiese assaltate, e adesso ecco il progetto - almeno così sembra - di uccidere Ratzinger. L’islam più fondamentalista non vuole parlare, vuole solo comandare, colonizzando l’Europa, e gli Stati Uniti, vuole l’annientamento di Israele. È un’invasione potenziale e reale che sottovalutiamo troppo spesso. I posteri si ricorderebbero di noi non per la nostra tolleranza, ma per la nostra colpevole arrendevolezza.
Basta pensare alla storia della moschea di Ground Zero. Quello è un santuario del nostro mondo con la sua libertà oltraggiosa per altre culture: là ci si concentra e si ripensa alle vittime di un assassinio di massa compiuto in nome del fascismo islamista, come lo chiamò adeguatamente George Bush. Se ci siete stati, sapete che ci si sente come in una chiesa, o in una sinagoga. E proprio questo è il punto. Là si colpì un simbolo dell'America giudaico cristiana. Là una Moschea rovescerebbe i significati, costruirebbe un centro di presenza islamica proprio un luogo che, per antonomasia, non lo è.
E' un classico della storia dell'Islam: attaccare un territorio, o meglio ancora un santuario, e tradurlo in luogo di culto o comunque di presenza. Per l'Islam, ci dice la storia, è fondamentale costruire una moschea a Ground Zero, santuario della cultura americana.
Guardiamo ai molti precedenti: nel 630 il Profeta Maometto porta 10mila soldati alla conquista della Mecca e trasforma il suo centro più importante, la Ka'aba, nella moschea Masjid Al Haram. William J. Federer ha compilato un'inquietante lista sul sito Stand Up America. La conquista islamica subito inizia l'attività di sostituzione dei santuari: in Siria la famosa tomba di Giobbe viene trasformata con una guerra dal califfo Umar in Moschea nel 634. A Hevron la tomba dei patriarchi Abramo Isacco e Giacobbe, costruito da re Erode, viene trasformata a forza nel 1118 in Moschea dal Saladino; non si contano le sinagoghe trasformate in Moschee da Omar a Gerusalemme ed è madornale l'importanza simbolica della gigantesca costruzione della Cupola della Roccia ordinata nel 691 sulle più importanti vestigia dell'ebraismo, ovvero dove sorgeva il Tempio di Erode. A Damasco, in Pakistan (dove si adorava il sole), a Cordoba (la chiesa visigota di San Vincenzo), e poi a Palermo dove la Chiesa di Santa Maria dell'Assunzione divenne la Grande Moschea del Bal'harm, e ancora a Delhi e in tutta l'India a varie riprese, e sul Golan dove l'antica sinagoga di Katzrin diventò moschea, in Grecia a Salonicco nel 1378 dove il monastero cattolico di Aghia Sophia cadde nelle mani dei turchi e fu distrutto e sostituto.
E, saltando un lungo periodo, nel 1923, i Turchi espulsero i Greci e trasformarono le chiese ortodosse in moschee; più oltre, i bosniaci insieme ai loro alleati tedeschi durante la seconda guerra mondiale trasformarono il museo di Zagabria in Moschea. Per non parlare delle innumerevoli sinagoghe trasformate in moschee nei paesi arabi negli anni 50 quando gli ebrei furono cacciati. In Algeria quando i francesi si ritirarono nel 1962, la Cattedrale di San Filippo fu trasformata nella Moschea di Ketchaoua. Nel '74 i Turchi trasformarono le chiese greco ortodosse, e nell'81 i Mussulmani immigrati in Olanda hanno trasformato la storica chiesa di sant'Ignazio nella Mochea di Fatih e una Sinagoga all'Aya nella Moschea di Aqsa.
Un particolare importante: la moschea che si vuole costruire a Ground Zero non è progettata nella ben definita forma di Moschea i cui particolari architettonici sono codificati: si tratterebbe di un rabat, come Maometto chiamava un'area costruita nel cuore dei territori via via conquistati, in cui incontrarsi, rifocillarsi, prepararsi. Sarebbe di profondo significato, scrive Amir Taheri, grande esperto di cultura islamica, per l'Islam non solo moderato, ma anche per quello che crede nella occupazione religiosa del mondo degli infedeli, nella ghazva come spesso viene chiamata la conquista. Inoltre il norme "Cordoba House" prescelto per la futura costruzione non ricorda solo la convivenza a Cordova delle tre religioni monoteiste, ma anche il fatto che ebrei e cristiani vi vivessero in condizione di dhimmi, ovvero di sottoposti ai cittadini islamici.
Insomma, l'Islam guadagnerebbe negli Stati Uniti una forma di visibilità senza precedenti con la costruzione della "Cordoba House": sarebbe come i hijab e niqab che sempre più spesso si vedono nelle nostre strade insieme alla preghiera islamista nelle strade di Parigi e di New York durante le ore di punta del traffico. Siamo nel cuore delle città occidentali, dice il messaggio, e sarà ora che ve ne accorgiate.