Teheran (AsiaNews) – Mentre tutto il mondo si mobilita contro la lapidazione di Sakineh, la donna 43enne accusata di adulterio e omicidio del marito, nel Paese la polizia continua ad arrestare e minacciare giornalisti e avvocati difensori dei diritti umani; decine di professori universitari vengono licenziati e gli studenti riformisti vengono picchiati.
Il motivo è semplice: nell’Islam “non vi è posto per democrazia, libertà e diritti umani”. È quanto afferma Mesbah Yazdi, religioso dei Talebani sciiti, in un discorso riportato dal sito iraniano roozonline.com.
Parlando a gruppi paramilitari, soldati e seguaci, egli ha sottolineato che l’Iran “non è un luogo in cui indietreggiare per motivi culturali contro coloro che promuovono la corruzione”. E in un velato accenno al caso di Sakineh e a tanti altri, ha aggiunto: “persone deviate dal punto di vista morale o sessuale, o promotori di ogni altro tipo di corruzione devono essere soppressi”.
Mesbah Yadzi è membro dell’Associazione dei maestri del Centro teologico di Qom (Jame Modaresin Hoze Elmie Qom) e grande sostenitore di Ahmadinejad. “Quando un presidente riceve la conferma del supremo leader – ha detto – obbedire a lui è obbedire a Dio”.
Una simile visione fondamentalista spiega quanto succede in Iran, dove nei giorni scorsi a Shiraz, decine di studenti - seguaci dell’ayatollah riformista Dastgheib, contrario alla rielezione di Ahmadinejad – sono stai picchiati nella moschea di Qoba.
Gli attivisti democratici sono preoccupati anche del licenziamento di 40 professori dell’università di Teheran, avvenuto da marzo ad oggi. Gli attivisti condannano l’allontanamento dei professori come una “pulizia politica” delle facoltà all’origine del movimento dell’Onda verde, critica dei risultati elettorali dell’anno scorso. Il ministro della Scienza, Kamran Daneshjoo ha dichiarato che le università non tollereranno professori che non sono “in sintonia con il regime della Repubblica islamica”.
Il leader religioso sciita ha anche accusato di essere “nemici di Dio” [mohareb] tutti coloro che si oppongono alla Repubblica islamica dell’Iran e alla presidenza di Mahmoud Ahmadinejad. Ne hanno fatto subito le spese l’attivista per i diritti umani Shiva Nazar Ahari (v. foto), editore sito web “Comitato per i diritti umani dei reporter”. Shiva, arrestata il 14 luglio del 2009, a oltre un mese dalla rielezione di Ahmadinejad, è stata liberata su cauzione il 23 settembre dello stesso anno. È stata arrestata di nuovo il 20 dicembre scorso e accusata di essere “mohareb”, un’accusa molto grave. Il suo processo era atteso in questi giorni.
Un’altra personalità che è stata accusata di essere “mohareb” è Badrolssadat Mofidi, segretario generale dell’associazione dei giornalisti iraniani, condannato di recente a sei anni di prigione e al divieto di fare attività giornalistica per cinque anni.