DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

Canti per i Defunti: la sequenza (francescana) del Dies irae


Questo splendido canto, consacrato dall'uso centenario della Chiesa in occasione delle messe per i defunti, fu scritto verso il 1250, con tutta probabilità dal francescano Tommaso da Celano, primo e autorevole biografo di Francesco d'Assisi.
Il testo non si trova nei Messali anteriormente alla seconda metà del XIII secolo e fa la sua comparsa proprio nei Messali dell'Ordine Francescano come "prosa de mortuis", pur anonima. Si sa che il Messale serafico e le rubriche di Aimone di Faversham (ministro generale dei Francescani), mutuati dal Messale della Curia Romana, furono poi a loro volta adottati dalla stessa Chiesa Romana, con le feste e i testi che intanto vi erano entrati. E così il Dies irae, dalla liturgia francescana transitò alla liturgia della Chiesa Latina. La diffusione rapidissima e il favore popolare di questa sequenza sono una testimonianza del fatto che essa è stata prestissimo portata in tutta Europa grazie all'itineranza francescana e all'uniformità della liturgia serafica, la quale era molto apprezzata dal popolo.

Il Dies irae presenta il pensiero e le meditazione del Giudizio universale, il secondo dei quattro novissimi, le realtà ultime: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso. Una meditazione quanto mai appropriata per i vivi che partecipano ad una commemorazione dei defunti, la quale richiama, oltre alla fede, anche la responsabilità personale nell'aldiquà per godere con i santi nell'aldilà. Il Dies irae, che ispirò capolavori altissimi come quelli di Haydn, Mozart e Verdi, cadde purtroppo sotto la scure della riforma postconciliare. Aveva resistito all'attacco di Pio V che aveva vietato tutte le sequenze, abbondantissime all'epoca, tranne 5, salvando - anzi prescrivendo in modo universale - la popolare sequenza dei defunti.
Giovanni XXIII, nel 1962 aveva reso opzionale il suo uso nelle messe quotidiane per i defunti. Nel rito moderno semplicemente non si trova più il testo di questa sequenza nei lezionari. Oggi solo quattro sono le sequenze superstiti: Pasqua (Victimae Pascalis), Pentecoste (Veni Sancte Spiritus), Corpus Domini (Lauda Sion) e B.V.M. Addolorata (Stabat Mater, anche questa di origine francescana).
Ma grazie alla flessibilità del rito romano contemporaneo, nulla in realtà vieta di cantare questa sequenza ai funerali o il giorno della commemorazione dei defunti, magari alla fine della celebrazione, per tenere un certo clima di raccoglimento e di preghiera per i propri cari trapassati: "Pie Iesu Domine dona eis requiem".

Per questo vi fornisco tutto il necessario: spartito, testo e video dei monaci di San Maurizo e Mauro in Lussemburgo per imparare questa famossisima - e ahimè accantonata - sequenza di origine francescana:




Dies Irae, dies illa
solvet saeclum in favilla
teste David cum Sybilla.

Quantus tremor est futurus,
Quando judex est venturus,
Cuncta stricte discussurus.

Tuba, mirum spargens sonum
per sepulcra regionum
coget omnes ante thronum.

Mors stupebit et natura,
cum resurget creatura,
judicanti responsura.

Liber scriptus proferetur,
in quo totum continetur,
unde mundus judicetur.

Judex ergo cum sedebit,
quidquid latet, apparebit:
nil inultum remanebit.

Quid sum miser tunc dicturus?
quem patronum rogaturus,
cum vix justus sit securus?

Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.

Recordare, Jesu pie,
quod sum causa tuae viae
ne me perdas illa die.

Quaerens me, sedisti lassus,
redemisti Crucem passus:
tantus labor non sit cassus.

Juste judex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.

Ingemisco, tamquam reus,
culpa rubet vultus meus
supplicanti parce, Deus.

Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.

Preces meae non sunt dignae,
sed tu bonus fac benigne,
ne perenni cremer igne.

Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.

Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis,
voca me cum benedictis.

Oro supplex et acclinis,
cor contritum quasi cinis:
gere curam mei finis.

Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
judicandus homo reus.

Huic ergo parce, Deus:
pie Jesu Domine,
dona eis requiem.
Amen.


Giorno dell’ira sarà quel giorno
dissolverà il mondo terreno in cenere
come annunciato da David e dalla Sibilla.

Quanto terrore verrà
quando giungerà il giudice
a giudicare severamente ogni cosa.

La tromba diffondendo un suono stupefacente
tra i sepolcri del mondo
spingerà tutti davanti al trono.

La Morte si stupirà, e anche la Natura
quando risorgerà ogni creatura
per rispondere al giudice.

Sarà portato il libro scritto
nel quale
tutto è contenuto,
dal quale si giudicherà il mondo.

E dunque quando il giudice si siederà,
ogni cosa nascosta sarà svelata,
niente rimarrà invendicato.

In quel momento che potrò dire io, misero,
chi chiamerò a difendermi,
quando a malapena il giusto potrà dirsi al sicuro?

Re di tremenda maestà,
tu che salvi per grazia chi è da salvare,
salva me, fonte di pietà.

Ricorda, o Gesù pio,
che io sono la causa della tua venuta;
non lasciare che quel giorno io sia perduto.

Cercandomi ti sedesti stanco,
mi hai redento patendo la Croce:
che tanta fatica non sia vana!

Giusto giudice di retribuzione,
concedi il dono del perdono
prima del giorno della resa dei conti.

Comincio a gemere come un colpevole,
per la colpa è rosso il mio volto;
risparmia chi ti supplica, o Dio.

Tu che perdonasti Maria di Magdala,
tu che esaudisti il buon ladrone,
anche a me hai dato speranza.

Le mie preghiere non sono degne;
ma tu, buon Dio, con benignità fa’
che io non sia arso dal fuoco eterno.

Assicurami un posto fra le pecore,
e tienimi lontano dai capri,
ponendomi alla tua destra.

Smascherati i malvagi,
condannati alle aspre fiamme,
chiamami tra i benedetti.

Prego supplice e in ginocchio,
il cuore contrito, come ridotto in cenere,
prenditi cura del mio destino.

Quel giorno sarà un giorno di lacrime,
quando risorgerà dalla cenere
il peccatore per essere giudicato.

Perdonalo, o Dio:
pio Signore Gesù,
dona a loro la pace. Amen.

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