DISCERNERE

Uno sguardo profetico sugli eventi

La «depressione» da Facebook che colpisce gli adolescenti. Secondo una ricerca americana, i ragazzi soffrono il confronto sul popolare social network


MILANO - «Tu, quanti "amici" hai?»: la domanda ormai è di uso corrente nell'era di Facebook. Specie tra compagni di scuola, adolescenti che, del popolare social, network sono i più accaniti fruitori. Ma il gioco può diventare pericoloso, e la realtà virtuale che si sovrappone a quella reale, può scatenare sinistri meccanismi depressivi tra i più giovani. Lo rivela uno studio statunitense condotto dalla prestigiosa American Academy of Pediatrics. I ragazzi con difficoltà comportamentali e un basso livello di autostima, quelli che tendono a isolarsi insomma, rischiano di accentuare ancor più tali debolezze nel mondo del social network: vedere il più bello della classe con molti più amici dei tuoi o che «posta» sempre commenti positivi sarebbe molto più «pericoloso» dello star seduti da soli in un bar affollato o altre situazioni simili. Perché non ci sarebbe modo di osservare le espressioni facciali o il linguaggio del corpo, all'interno di quel contesto. Senza considerare il fatto che, essendo aperte ai commenti di chiunque, il bullismo, oltre che tra i banchi, si può riversare anche sulle pagine di Facebook: è noto il caso di una quindicenne del Massachusetts, suicidatasi dopo che era stata ampiamente sbeffeggiata sul suo profilo.

IL PARERE - «Questo è un caso estremo - commenta lo psichiatra Claudio Mencacci- ma è vero che queste dinamiche possono scatenare nei ragazzi più vulnerabili, comportamenti autolesivi. Facebook è una realtà-vetrina dove uno immette soltanto elementi di positività. E sicuramente il confronto induce l'adolescente ad assolutizzare tutto e quindi a cadere in depressione, perchè non ha ancora gli strumenti per discernere il vero dall'illusorio». Per Mencacci quindi, il network più che social, a volte può essere «anti-social, perchè una realtà mondata dalla negatività del vivere, non è una realtà corretta». I genitori che notano nei propri figli un principio di depressione «devono stare con loro - conclude Mencacci- anche nei frangenti in cui si immergono nelle comunità del web. E insegnare ai ragazzi che la vita non é solo lo scintillio di una pagina di Facebook»

Matteo Cruccu
28 marzo 2011


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