Tratto da Il Giornale del 4 aprile 2011
La stessa quantità di energia possiamo produrla bruciando, o un chilo di materiale nuclearmente combustibile (Uranio, Plutonio ecc.), o un milione di chili di materiale elettromagneticamente combustibile (petrolio, gas, carbone ecc.). Il fuoco nucleare di pace permette di risparmiare un milione di volte in quantità di materia da distruggere al fine di produrre la stessa quantità di energia. Colui che seppe dare all’umanità la nuova potentissima sorgente d’energia disse ai suoi ragazzi di Chicago nel 1954: «Ragazzi impegnatevi affinchè all’Hiroshima politica non segua l’Hiroshima culturale».
Dove c’è libertà non bisogna nascondere i pericoli delle catastrofi; a una condizione: che sia tutto vero e non si dimentichi nulla. Denunciarne alcune e tacere di altre è prova di malafede culturale che nasconde altri segreti. Fukushima è l'ultimo esempio di Hiroshima culturale. Vediamo perché. Quando venne annunciata la catastrofe di Fukushima non era ancora successo nulla che permettesse di prevedere conseguenze catastrofiche. Con il terremoto i sette reattori in funzione si erano spenti senza problemi. Gli altri tre erano spenti per manutenzione. L’unico errore fatto era di ingegneria civile non nucleare: il muro di difesa contro tsunami era alto cinque metri. L’onda alta oltre dieci metri aveva quindi allagato i dispositivi d'emergenza per il raffreddamento dei reattori. Il resto degli impianti era stato controllato così bene che un mese prima del terremoto il Governo aveva concesso alla Tepco (società che gestisce il complesso) l’estensione per altri dieci anni del reattore numero 1, che era già al quarantesimo anno di attività. Il giorno del terremoto seguito da tsunami i tecnici della Tepco erano sul posto per lavori di ordinaria manutenzione. Se i lavori di manutenzione fossero stati fatti con rigore c’era poco da temere. E invece i catastrofisti si sono scatenati come se fossero a conoscenza dell’incredibile serie di verifiche mai fatte. Se la Tepco - come da contratto - avesse rispettato gli impegni assunti per la manutenzione dei reattori, i catastrofisti sarebbero stati sbugiardati. E il loro obiettivo di terrore nucleare sarebbe fallito.
Passiamo adesso alle catastrofi di cui non si parla mai. Vorremmo chiedere ai catastrofisti dov’erano quando nel corso della guerra fredda sono state esplose in atmosfera 528 potentissime bombe nucleari. È incredibile che nessun catastrofista abbia mai fatto uso delle formule sviluppate su basi identiche per Chernobyl e Fukushima al fine di far sapere all’opinione pubblica mondiale che il materiale radioattivo, diffuso nell’atmosfera dalle esplosioni, avrebbe causato trecentomila morti.
Passando ai nostri giorni, vorremmo chiedere ai catastrofisti se sanno qualcosa dei milioni di morti che si sono avuti negli anni precedenti al 2010 e che si avranno ancora quest’anno, sempre a causa di fame e malattie, in quel campione di umanità che le Nazioni Unite valutano sui quattro-cinquecento milioni di persone. Questo campione di umanità vive avendo a disposizione la stessa quantità di energia pro-capite che avevano i nostri antenati nell’età della pietra. L’Energia è come l’aria e l’acqua di cui non possiamo fare a meno. Il tenore di vita di un popolo dipende dall'energia pro-capite.
I catastrofisti vogliono che l'Italia rinunci al nucleare. Ma si guardano bene dal dire che questo corrisponde per noi tutti a schiavitù energetica permanente. E a restare fuori dalla competizione tecnologica mondiale che non può essere né nel solare né nell'eolico ma in quel «fuoco nucleare» che - dopo diecimila anni di civiltà - Enrico Fermi riuscì ad accendere a Chicago il 2 dicembre 1942 e che ha permesso al Giappone - nonostante la sconfitta subita nella seconda guerra mondiale - di diventare la terza potenza economico-industriale del mondo. Nella vicina Africa e nel mondo ci sono cinque miliardi e mezzo di persone che vorrebbero avere la stessa quantità di energia pro-capite di cui gode il miliardo di privilegiati che vivono nei paesi industrializzati (noi tra questi). Né il solare né l’eolico potranno fornire le enormi quantità di energia che questi popoli vogliono. Prima o poi potrebbero scoppiare rivolte popolari al fine di evitare l’esportazione del combustibile esistente a casa loro. L’Italia senza energia nucleare crollerebbe in pochi anni a livello di terzo mondo.
Forse è ciò che vogliono i catastrofisti. Le ultime notizie da Fukushima danno in pasto al grande pubblico la falla nel pozzo di calcestruzzo del reattore numero 2 come fosse un errore di ingegneria nucleare. È un errore di ingegneria civile come quello che portò all’altezza di appena cinque metri del muro di difesa da tsunami. Le radici di questi «errori» sono le stesse: i risparmi assurdi sulle strutture che debbono contenere i reattori nucleari. Ce ne saranno molte altre di notizie tutte a conferma del fatto che Fukushima è l’ultimo esempio di Hiroshima Culturale.